Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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29.05.2013 Views

141 PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO spesso fin nel cuore della fascia boreale. I primi sono più termofili, aperti, misti e diversificati, esclusivi delle matrici carbonatiche; i secondi sono meno xerici, più puri, chiusi e poveri, specifici dei suoli acidi. Le suballeanza di Galio-Fagenion, Lonicero- Fagenion e Abieti-Fagenion s’impostano in situazioni meno ostili, ossia in condizioni di mesofilia e su suoli preferibilmente neutri, ma comunque piuttosto diversificati, ciò che rende queste formazioni piuttosto variabili e non sempre facilmente identificabili. Galio- Fagenion è compagine a carattere intermedio, confinata nella parte inferiore della fascia subatlantica. Lonicero-Fagenion è popolamento della sezione superiore, distinguibile dal precedente per una maggiore purezza e partecipazione di elementi montani erbacei e arbustivi (Adenostyles glabra, Aruncus dioicus, Gymnocarpium dryopteris, Lonicera spp., Petasites albus e altre). Abieti-Fagenion è consorzio della fascia boreale inferiore, ancor più fornito di componenti erbacee orofile, ma soprattutto arricchito nello strato arboreo di conifere (Picea excelsa e Abies alba) e latifoglie montane (Acer pseudoplatanus e Sorbus aucuparia). Dove fattori di tipo climatico (eccessiva xerotermia) o meccanico (eccessiva frequenza di movimenti franosi, colate di pietre o disturbi antropici) comportano un consistente arretramento del faggio, il Fagion sylvaticae sfuma in compagini miste di altre alleanze, tutte comunque racchiuse entro la classe di Querco-Fagetea. Il ricoprimento della chioma si fa meno continuo e la più intensa illuminazione stimola lo sviluppo dello strato erbaceo. Come nei boschi igrofili, la struttura diviene più complessa e irregolare e le specie dominanti mostrano un temperamento più pioniero, un più rapido accrescimento e una più spiccata attitudine a rigenerarsi dai ceppi, ma necessitano di maggiore luce per germinare i semi. Prescindendo dalle formazioni marginali di gole, burroni e detriti (acereti e tiglieti), si contano quattro alleanze: Orno-Ostryon, Quercion pubescenti-petraeae, Carpinion e Quercion robori-petraeae. Orno-Ostryon è il popolamento più xerotermo, presente solo nella parte meridionale delle Alpi, nei substrati carbonatici di zone acclivi e isolate di bassa quota. Di altezza modesta, ha come componenti distintive l’orniello (Fraxinus ornus) e carpino nero (Ostrya carpinifolia), che accompagnano la roverella (Quercus pubescens), il cerro (Quercus cerris), il bagolaro (Celtis australis) e altro. Numerosi sono anche gli arbusti e le erbe degli orletti e degli ambienti aperti. Molto simile nell’aspetto e nell’ecologia, seppur non così termofilo e legato alle rocce carbonatiche, è Quercion pubescenti-petraeae, consorzio che si può spingere fin nella fascia boreale. Suoi elementi guida sono la roverella, il rovere (Quercus petraea) e il loro ibridi, cui si uniscono l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), il maggiociondolo (Laburnum anagyroides), il sorbo montano (Sorbus aria) e numerosi arbusti ed erbe macroterme. Alle quercete si riconducono anche le altre due alleanze, che vedono però una presenza più sporadica di roverella. Carpinion è comunità planiziale, di bassa quota, mesofila, assente nelle aree a clima continentale, senza particolari esigenze rispetto all’acidità del suolo. Ricca di specie, annovera nello strato arboreo, oltre a rovere e frassino, il carpino bianco (Carpinus betulus) e la farnia (Quercus robur). Di essa fa parte Salvio-Fraxinetum, come ricordato il climax climatico della fascia medioeuropea. Quercion roboripetraeae è la querceta acidofila dei suoli cristallini dei climi subatlantico e insubrico, quindi come Orno-Ostryon diffusa soprattutto nel Sud della catena. Dominata dal rovere e più raramente dalla farnia, si segnala per la scarsità di specie e un sottobosco con pochi cespugli, ma con un fitto tappeto di muschi, microarbusti ed erbacee acidofile. Gran parte di queste foreste sono state trasformate in castagneti.

Fausto Gusmeroli 7.4. Le foreste di conifere Le foreste di conifere caratterizzano la fascia boreale, ad eccezione della porzione più estrema di contatto con la fascia alpica, ormai preclusa alle piante arboree. Analogamente alle formazioni di latifoglie, non possono contare su un impianto sintassonomico univoco, ostacolato ancora dalla presenza di numerose associazioni, subassociazioni, varianti e soprattutto dal fatto che la copertura arborea, contemplando specie in grado di vivere sia in matrice carbonatiche sia silicatiche, è poco informativa, mentre è il sottobosco ad esibire le entità discriminanti. Le unità fisionomiche definite dalle specie arboree, seppure utili ai fini descrittivi, non risultano pertanto mai omogenee, ma differenziano sempre sottotipi basifili e acidofili, i primi contrassegnati in genere da una prevalenza di elementi della classe Erico-Pinetea, il secondo della classe Vaccinio-Piceetea. Un primo aggruppamento, il più termofilo tra le foreste di conifere, è quello delle comunità del pino silvestre. Si tratta di compagini osservabili anche al di sotto della fascia boreale e mai oltre la fascia boreale inferiore, su matrici grossolane, aride e povere, dove le altre conifere stentano. Pinus sylvestris, infatti, è pianta eliofila, frugale, resistente al gelo e all’aridità, ma che in situazioni meno propizie soffre la concorrenza delle altre aghifoglie. I popolamenti sono sempre aperti e ricchi nel sottobosco, ma assai variabili e di difficile e controversa classificazione, distribuiti come sono in suoli e climi disparati. Nello schema qui adottato sono collegati a tre classi: Erico-Pinetea e Pino-Juniperetea le pinete dei suoli carbonatici o solo debolmente acidi; Vaccinio-Piceetea quelle, più rare, dei suoli delle rocce cristalline 6 . Erico-Pinetea comprende le due alleanze del Molinio-Pinion e dell’Erico-Pinion sylvestris, l’una formazione subatlantica dei pendii marnosi, soleggiati e instabili entro il dominio della faggeta basifila, l’altra subcontinentale, più interna ed elevata a contatto superiormente con la boscaglia a pino mugo. Molinio-Pinion è caratterizzata da un fitto tappeto di cespugli e grandi graminacee, tre le quali Calamagrostis varia e Molinia arundinacea; in Erico-Pinion sylvestris il sottobosco è invece dominato da Erica carnea, talvolta anche da Carex alba, Polygala chamaebuxus, Sesleria varia o altro. La classe Pino-Juniperetea contempla la sola alleanza dell’Ononido-Pinion 7 , meno ancorata alle matrici basiche e ad impronta più continentale, con un tappeto comparabile nell’aspetto ad Erico-Pinion sylvestris, ma contraddistinto da specie xerofile e steppiche, tra cui Artospaphylos uva-ursi, Astragalus spp., Cerastium arvense ssp. strictum, Minuartia laricifolia, Ononis spp. Oxytropis spp., Saponaria ocymoides, Teucrium montanum e altre, mutevoli con l’acidità del substrato. Anche Vaccinio-Piceetea contempla una sola alleanza, il Dicrano-Pinion, cenosi mesofila dove al pino silvestre sono talvolta associati abete rosso, betulla, faggio e querce. L’ecologia del popolamento traspare nel sottobosco, fornito specialmente di muschi ed elementi arbustivi delle lande acidofile (Calluna vulgaris, Vaccinium myrtillus e V. vitis-idaea). Molto vicina alle compagini del pino silvestre dell’alleanza dell’Erico-Pinion sylvestris è la foresta a pino mugo uncinato dell’alleanza Erico-Pinion mugo, che condivi- 6 Non sono considerate le pinete degli ambienti torbosi, ascrivibile alla classe Alnetea glutinosa, alleanza del Betulion pubescentis 7 Ononido-Pinion è collocato anche nella classe di Pulsatillo-Pinetea. 142

Fausto Gusmeroli<br />

7.4. Le foreste di conifere<br />

Le foreste di conifere caratterizzano la fascia boreale, ad eccezione della porzione<br />

più estrema di contatto con la fascia alpica, ormai preclusa alle piante arboree. Analogamente<br />

alle formazioni di latifoglie, non possono contare su un impianto sintassonomico<br />

univoco, ostacolato ancora dalla presenza di numerose associazioni, subassociazioni,<br />

varianti e soprattutto dal fatto che la copertura arborea, contemplando specie in<br />

grado di vivere sia in matrice carbonatiche sia silicatiche, è poco informativa, mentre<br />

è il sottobosco ad esibire le entità discriminanti. Le unità fisionomiche definite dalle<br />

specie arboree, seppure utili ai fini descrittivi, non risultano pertanto mai omogenee,<br />

ma differenziano sempre sottotipi basifili e acidofili, i primi contrassegnati in genere<br />

da una prevalenza di elementi della classe Erico-Pinetea, il secondo della classe<br />

Vaccinio-Piceetea.<br />

Un primo aggruppamento, il più termofilo tra le foreste di conifere, è quello delle comunità<br />

del pino silvestre. Si tratta di compagini osservabili anche al di sotto della fascia<br />

boreale e mai oltre la fascia boreale inferiore, su matrici grossolane, aride e povere, dove<br />

le altre conifere stentano. Pinus sylvestris, infatti, è pianta eliofila, frugale, resistente al<br />

gelo e all’aridità, ma che in situazioni meno propizie soffre la concorrenza delle altre<br />

aghifoglie. I popolamenti sono sempre aperti e ricchi nel sottobosco, ma assai variabili e<br />

di difficile e controversa classificazione, distribuiti come sono in suoli e climi disparati.<br />

Nello schema qui adottato sono collegati a tre classi: Erico-Pinetea e Pino-Juniperetea<br />

le pinete dei suoli carbonatici o solo debolmente acidi; Vaccinio-Piceetea quelle, più<br />

rare, dei suoli delle rocce cristalline 6 .<br />

Erico-Pinetea comprende le due alleanze del Molinio-Pinion e dell’Erico-Pinion sylvestris,<br />

l’una formazione subatlantica dei pendii marnosi, soleggiati e instabili entro il<br />

dominio della faggeta basifila, l’altra subcontinentale, più interna ed elevata a contatto<br />

superiormente con la boscaglia a pino mugo. Molinio-Pinion è caratterizzata da un fitto<br />

tappeto di cespugli e grandi graminacee, tre le quali Calamagrostis varia e Molinia arundinacea;<br />

in Erico-Pinion sylvestris il sottobosco è invece dominato da Erica carnea,<br />

talvolta anche da Carex alba, Polygala chamaebuxus, Sesleria varia o altro. La classe<br />

Pino-Juniperetea contempla la sola alleanza dell’Ononido-Pinion 7 , meno ancorata alle<br />

matrici basiche e ad impronta più continentale, con un tappeto comparabile nell’aspetto<br />

ad Erico-Pinion sylvestris, ma contraddistinto da specie xerofile e steppiche, tra cui<br />

Artospaphylos uva-ursi, Astragalus spp., Cerastium arvense ssp. strictum, Minuartia<br />

laricifolia, Ononis spp. Oxytropis spp., Saponaria ocymoides, Teucrium montanum e<br />

altre, mutevoli con l’acidità del substrato. Anche Vaccinio-Piceetea contempla una sola<br />

alleanza, il Dicrano-Pinion, cenosi mesofila dove al pino silvestre sono talvolta associati<br />

abete rosso, betulla, faggio e querce. L’ecologia del popolamento traspare nel sottobosco,<br />

fornito specialmente di muschi ed elementi arbustivi delle lande acidofile (Calluna<br />

vulgaris, Vaccinium myrtillus e V. vitis-idaea).<br />

Molto vicina alle compagini del pino silvestre dell’alleanza dell’Erico-Pinion sylvestris<br />

è la foresta a pino mugo uncinato dell’alleanza Erico-Pinion mugo, che condivi-<br />

6 Non sono considerate le pinete degli ambienti torbosi, ascrivibile alla classe Alnetea glutinosa, alleanza del<br />

Betulion pubescentis<br />

7 Ononido-Pinion è collocato anche nella classe di Pulsatillo-Pinetea.<br />

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