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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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Fausto Gusmeroli<br />

revoli ha portato Reinhold Tüxen a proporre, in alternativa al concetto di climax, quello<br />

più generale e pragmatico di vegetazione naturale potenziale. Si tratta della vegetazione<br />

verso cui tende il processo evolutivo, naturale o secondario, indipendentemente dal fatto<br />

che sia o meno la climatogena. L’interpretazione del <strong>paesaggio</strong> di un territorio può così<br />

portare alla distinzione di tre tipi di vegetazione: la reale, che è quella che si osserva in un<br />

dato momento, presente o passato, l’originaria, che è la vegetazione antica, naturale, che<br />

si aveva prima dell’innesco di dinamiche regressive, e la potenziale, appunto, che, come<br />

già annotato nel paragrafo 3.1, può essere identica all’originale o differente.<br />

7.2. Il mosaico naturale<br />

Uno dei tratti peculiari del sistema vegetazionale naturale <strong>alpino</strong> è senza dubbio la<br />

straordinaria diversità di ecosistemi e comunità, che va a comporre un mosaico finemente<br />

articolato. Questa complessità è la risposta alla variabilità pedoclimatica inscritta<br />

nel fenomeno orografico, nei tre aspetti che lo caratterizzano: altimetria, acclività ed<br />

esposizione.<br />

All’altimetria è associata la stratificazione verticale della vegetazione, ossia il succedersi<br />

di formazioni strutturalmente semplificate lungo il gradiente altitudinale. Si tratta<br />

dell’aspetto più macroscopico ed emblematico del <strong>paesaggio</strong> naturale <strong>alpino</strong>, collegato<br />

al cambiamento climatico che accompagna la progressione altimetrica e che nel continente<br />

europeo trova riscontro nella progressione latitudinale 3 . La stratificazione si può<br />

pertanto definire tanto con riferimento all’escursione altimetrica, ossia a elementi topografici,<br />

quanto alla latitudine, ossia a elementi geografici, ciò che porta a istituire il<br />

seguente parallelismo tra fasce (altitudinali) e zone (latitudinali):<br />

Fascia Nivale = Zona Nivale<br />

Fascia Alpina = Zona Alpica e Boreale superiore<br />

Fascia Subalpina = Zona Boreale superiore<br />

Fascia Montana = Zona Boreale inferiore e Subatlantica<br />

Fascia Collinare o Submontana = Zona Medioeuropea<br />

Fascia Planiziale = Zona Illirica<br />

Per ragioni di uniformità è comodo adottare anche per la stratificazione verticale la<br />

nomenclatura geografica. Le fasce o zone illirica, medioeuropea e subatlantica (Fig. 7.1)<br />

sono caratterizzate dai boschi di latifoglie, che raggiungono circa i 1000 m di quota e<br />

vedono come espressioni di maturità rispettivamente le formazioni dell’orniello e del<br />

carpino nero, della quercia e del frassino e del faggio. La fascia boreale è dominata in<br />

gran parte dalle foreste di aghifoglie, con una parte inferiore caratterizzata dalla pecceta<br />

3 Per la temperatura dell’aria, 100 m di dislivello corrispondono a 120-200 km in direzione latitudinale e<br />

comportano una diminuzione di circa 0,6° C in primavera ed estate, poco meno nelle altre stagioni. La lunghezza<br />

del ciclo vegetativo si accorcia così di circa una settimana ogni 100 m di dislivello.<br />

Le precipitazioni crescono con l’altimetria fino a al cosiddetto optimum pluviometrico, per poi decrescere verso le<br />

vette. Con la quota aumenta sempre invece il coefficiente nivometrico, con incrementi di precipitazione nevosa pari<br />

mediamente a 25-30 cm ogni 100 m di quota. Questa variabilità in senso verticale è tuttavia largamente inferiore a<br />

quella riscontrabile da regione a regione, legata soprattutto alle correnti marine.<br />

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