Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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29.05.2013 Views

Parte III Il paesaggio vegetale alpino Il paesaggio vegetale alpino è un connubio tra ecosistemi naturali e agroecosistemi. Tra questi ultimi sono largamente dominanti o esclusivi i prati permanenti e i pascoli, frutto della trasformazione degli spazi naturali e delle costanti pratiche di stabilizzazione espletate dall’uomo per ricavare foraggio per il bestiame domestico. È presentato dapprima il sistema vegetazionale alpino nelle sue componenti naturali (cap. 7). Sono poi descritte le comunità prative e pascolive (cap. 8) e le funzioni da esse svolte nell’ambito del territorio (cap. 9). 131

Fausto Gusmeroli 7. IL PaEsaggIo NatUraLE 7.1. I dinamismi della vegetazione Pur potendo raggiungere una composizione relativamente stabile, la vegetazione appare più spesso in continua trasformazione, in risposta a quelle che sono le modificazioni dei fattori biotici e abiotici che la controllano. Le dinamiche a carico delle specie componenti sono dette fluttuazioni quando non portano ad una trasformazione stabile della fitocenosi, come nel caso della stagionalità, le modificazioni legate al ciclo periodico annuale. Sono invece indicate come successioni allorché sono permanenti e, in tal caso, le diverse associazioni che si susseguono nel tempo sono dette stadi 1 . Le cause dei dinamismi possono essere autogene o allogene. Le successioni autogene sono determinate dalla vegetazione stessa; sono pertanto naturali e conseguono a variazioni del suolo e del microclima. Le successioni allogene sono indotte da fattori esterni, sia naturali, come alluvioni, smottamenti, interramenti dei bacini, incendi, fitofagie, parassitosi etc., sia artificiali, come il taglio del bosco, il pascolo, lo sfalcio, diserbi e così via. Un’altra distinzione importante è tra successioni progressive (o normali) e successioni regressive (o degradative), secondo che si proceda verso gradi crescenti o decrescenti di complicazione strutturale, fitomassa stabile e produzione di materia organica. Mentre le successioni normali sono lente, graduali e prevedibili e avvengono senza interferenze esterne, le regressive sono caratterizzate il più delle volte da passaggi molto bruschi e non così scontati e s’innescano per cause distruttive esterne (incendi, frane, malattie, interventi antropici o altro). Più raramente sono graduali e prevedibili, come quelle che si realizzano nel bosco messo a pascolo, dove si susseguono stadi a bosco rado e a prateria. Si possono inoltre avere successioni primarie e successioni secondarie. Le une prendono avvio in substrati geologici vergini, privi di vegetazione, e procedono senza disturbo antropico in parallelo all’evoluzione del suolo. Le altre sono ricostituzioni spontanee conseguenti alla distruzione di una fitocenosi naturale o all’abbandono di una vegetazione antropogena. Anche le rispettive vegetazioni prendono il nome di primarie e secondarie. In base alla quantità d’acqua che il suolo può mantenere, le successioni possono infine essere distinte in mesarche (o climatofile), idrarche (o edafoigrofile) e xerarche o (edafoxerofile). Nelle dinamiche mesarche, che s’impostano su suoli in moderato pendio in cui l’unica risorsa idrica sono le precipitazioni, l’elemento dominante è quello 1 Il termine serie, spesso utilizzato come sinonimo di successione, riguarda più propriamente la distribuzione spaziale della vegetazione, non l’evoluzione temporale, e si riconduce dunque all’ambito disciplinare della sinfitosociologia o fitosociologia seriale. Una serie, o sigmetum, è definita da tutte le associazioni legate tra loro da rapporti dinamici di adiacenza spaziale (sia di tipo evolutivo, sia regressivo) entro una “tessella” o “unità ambientale” (land or environmental unit). La tessella (piccola tessera) è una porzione di territorio, più o meno vasta, ecologicamente omogenea e dunque che ha un solo tipo di vegetazione potenziale (si veda parte finale del paragrafo). Essa è l’unità di base del mosaico che costituisce il paesaggio vegetale. Le diverse tesselle (o serie di vegetazione) legate da rapporti catenali (contiguità spaziale) compongono il geosigmetum o geoserie, cioè l’unità di paesaggio vegetale, ambito di studio della Geosinfitosociologia o Fitosociologia catenale o Ecologia del paesaggio. A differenza quindi dei sigmeta, che hanno una relazione di dipendenza successionale, i geosigmeta sono composti da unità che per motivi climatici, edafici o geomorfologici non sono direzionate verso la medesima vegetazione potenziale. Le successioni possono essere studiate direttamente per mezzo di quadrati permanenti di superficie 1-100 m 2 in funzione del tipo di vegetazione, o indirettamente, ricostruendole a partire da osservazioni sulle diverse associazioni, di differente età, presenti in un territorio in modo frammentario o lungo specifici gradienti ecologici.ù 132

Parte III<br />

Il <strong>paesaggio</strong> vegetale <strong>alpino</strong><br />

Il <strong>paesaggio</strong> vegetale <strong>alpino</strong> è un connubio tra ecosistemi naturali e agroecosistemi.<br />

Tra questi ultimi sono largamente dominanti o esclusivi i prati permanenti<br />

e i <strong>pascoli</strong>, frutto della trasformazione degli spazi naturali e delle costanti<br />

pratiche di stabilizzazione espletate dall’uomo per ricavare foraggio<br />

per il bestiame domestico.<br />

È presentato dapprima il sistema vegetazionale <strong>alpino</strong> nelle sue componenti<br />

naturali (cap. 7).<br />

Sono poi descritte le comunità prative e <strong>pascoli</strong>ve (cap. 8) e le funzioni<br />

da esse svolte nell’ambito del territorio (cap. 9).<br />

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