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Prati, pascoli e paesaggio alpino - SoZooAlp

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PRATI, PASCOLI E PAESAGGIO ALPINO<br />

do sovrapporre i due ordinamenti in un unico diagramma (biplot), nel quale, per ragioni<br />

di chiarezza, i punti delle variabili sono identificati da frecce decorrenti dall’origine degli<br />

assi (Fig. 6.6). Vi sono diversi tipi di biplot. In quello di Gabriel o Euclideo (Fig 6.6 a)<br />

i punteggi di ordinamento delle variabili sono riscalati arbitrariamente, in modo da renderli<br />

sovrapponibili a quelli degli oggetti. Le distanze tra gli oggetti nel grafico, moltiplicate<br />

per il fattore di scala, forniscono così la migliore approssimazione delle distanze<br />

originali degli oggetti, da cui l’appellativo euclideo con cui è noto questo biplot. I valori<br />

originali delle variabili negli oggetti sono ricostruibili proiettando gli oggetti sulle frecce<br />

(o il loro prolungamento): un punteggio positivo su una freccia indicherà un valore<br />

atteso superiore alla media, negativo inferiore (se i dati erano centrati). Naturalmente,<br />

l’indicazione sarà tanto più affidabile quanto maggiore è la varianza rendicontata dalle<br />

componenti. L’angolo tra la componente e la freccia esprime il grado di correlazione<br />

con la variabile, mentre la lunghezza della freccia è proporzionale all’importanza della<br />

variabile, ossia alla sua varianza. Un secondo tipo di biplot è quello di Mahalanobis (Fig.<br />

6.6 b). A differenza del precedente, le coordinate degli oggetti sono modificate in modo<br />

da unificare all’unità le varianze sulle componenti e le distanze tra gli oggetti corrispondono<br />

alle distanze generalizzate di Mahalanobis originarie. Inoltre, le variabili non sono<br />

rappresentate attraverso i punteggi di ordinamento riscalati, ma con le covarianze (o le<br />

correlazioni nel caso di PCA standardizzata, come chiarito più avanti) sulle componenti.<br />

La lunghezza delle loro frecce è proporzionale alla deviazione standard della variabile e<br />

l’angolo tra una coppia di frecce è proporzionale alla correlazione tra le variabili. Un terzo<br />

tipo di biplot è quello di Rohlf (Fig. 6.6 c), in cui l’ordinamento degli oggetti secondo<br />

Gabriel è combinato con l’ordinamento delle variabili secondo Mahalanobis. Ne scaturisce<br />

un biplot particolare, dove è impedita la ricostruzione approssimata dei dati originali,<br />

ma è più obiettiva e immediata la rappresentazione delle relazioni tra oggetti e variabili.<br />

Come già ricordato, la PCA presuppone un modello di riposta lineare. Quando ciò non<br />

accade, come in presenza di gradienti ambientali più ampi di 4DS, si possono presentare<br />

i cosiddetti effetti d’arco o ferri di cavallo. Il secondo asse di ordinamento e i successivi<br />

appaiono come semplici distorsioni del primo: il secondo è una distorsione quadratica,<br />

il terzo una distorsione cubica, il quarto quartica e così via. Nell’esempio di figura 6.7, i<br />

punti, essendo equidistanziati lungo un gradiente unidimensionale, dovrebbero collocarsi<br />

su una retta parallela al primo asse di ordinamento, senza dispersione sul secondo asse.<br />

L’effetto d’arco è conseguenza del duplice vincolo dell’ortogonalità tra gli assi e del rispetto<br />

delle distanze tra gli oggetti. L’arco soddisfa, infatti, il primo vincolo nei confronti<br />

degli assi inferiori, in quanto la correlazione positiva su un lato e negativa sull’altro si<br />

compensano. Per il secondo vincolo, la distorsione rappresenta il solo modo per raffigurare<br />

fedelmente distanze determinate da relazioni non lineari tra le variabili descrittive<br />

(si veda il coenocline di figura 6.2, dove si nota come, in conseguenza della risposta<br />

unimodale, al crescere di una specie, un’altra diminuisce, un’altra si estingue e così via),<br />

dunque non rappresentabili lungo una linea. Un riflesso negativo degli effetti d’arco è il<br />

differimento di quote di variabilità significativa ad assi più alti, che pertanto devono essere<br />

considerati nonostante autovalori inferiori a quelli degli assi precedenti distorti. Per<br />

raddrizzare gli archi, eliminando le relazioni sistematiche tra gli assi, sono state proposte<br />

procedure di segmentazione o frammentazione (detrending), descritte pià avanti. Dal momento,<br />

però, che l’arco segnala la presenza di un gradiente ecologico rispetto al quale le<br />

variabili descrittive rispondono in modo non lineare, è opportuno evitare un’applicazione

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