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Contributo dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Sicilia<br />
al progetto INTERREG III B MEDOCC sul cipresso (Cupressus sempervirens L.)<br />
Fra le innumerevoli competenze che sono state assegnate alla Regione Siciliana, al momento<br />
della promulgazione del suo statuto, quella relativa alla materia forestale ha rappresentato, e<br />
rappresenta ancora oggi, indubbiamente una delle più rilevanti e importanti.<br />
L'intervento della Regione, nel settore dei boschi e delle foreste, ha la sua chiara motivazione<br />
nell'esigenza di tutelare beni che hanno un particolare valore economico: diretto, in ragione dei<br />
diversi prodotti ritraibili (legno, frutti, semi, ecc.); indiretto, in relazione alle diverse funzioni che<br />
il bosco svolge quali quelli della tutela ambientale, regimazione delle acque, limitazione<br />
dell'azione erosiva, difesa delle abitazioni e delle colture dagli effetti dannosi del vento,<br />
ricreazione della popolazione.<br />
A questi, oggi, in considerazione e nel rispetto degli impegni assunti dall’Italia a livello<br />
internazionale e comunitario, si è aggiunto il ruolo primario del bosco a livello mondiale in<br />
materia di biodiversità, cambiamenti climatici e lotta alla desertificazione.<br />
È proprio in relazione a queste funzioni che la legge regionale 6 aprile 1996 n. 16 ha definito che<br />
"la Regione promuove la valorizzazione delle risorse del settore agro-silvo-pastorale, il<br />
miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni di montagna, l'incremento della<br />
superficie boscata, della selvicoltura e delle attività connesse a questa, la prevenzione delle cause<br />
di dissesto idrogeologico, la tutela degli ambienti naturali, la ricostituzione e il miglioramento<br />
della copertura vegetale dei terreni marginali, la fruizione sociale dei boschi anche a fini<br />
ricreativi".<br />
In riferimento agli obiettivi sopra riportati, in Sicilia, a partire dagli anni ’50, sono stati realizzati<br />
diversi popolamenti forestali, la maggior parte dei quali di natura artificiale, aventi soprattutto<br />
intenti sistematori.<br />
Nel piano basale, le specie maggiormente impiegate sono state, in ordine di frequenza, il pino<br />
d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino domestico (Pinus pinea) il cipresso comune (Cupressus<br />
sempervirens), il cipresso argentato (Cupressus arizonica spp.) e il cipresso macrocarpa<br />
(Cupressus macrocarpa) sia in purezza che associati fra loro. La superficie occupata da questi<br />
boschi artificiali è di oltre 45.000 ettari con una maggiore diffusione nelle province di Palermo,<br />
Agrigento, Caltanissetta e Ragusa.<br />
In particolare l'utilizzo del cipresso si è rivelato particolarmente importante. Infatti, pur non<br />
rappresentando la specie arborea di maggior valore economico, svolge indubbiamente una<br />
notevole funzione paesaggistica e possiede un adattamento alle condizioni edafiche e climatiche
più difficili al punto da divenire una delle pochissime specie utilizzabili per il rimboschimento<br />
dei terreni marginali dell'ambiente mediterraneo in generale e siciliano in particolare.<br />
Purtroppo una grave malattia, chiamata cancro del cipresso e provocata dal fungo Seiridium<br />
cardinale, ha colpito in Sicilia, negli anni passati, questa pianta al punto da destare parecchie<br />
preoccupazioni. Attualmente tale malattia sembra in fase di stallo (meno appariscente per<br />
l’abbattimento dei cipressi morti o fortemente attaccati). Tuttavia non mancano segnalazioni di<br />
nuovi attacchi.<br />
E' partendo da queste considerazioni che il Dipartimento delle Foreste ha deciso di partecipare al<br />
progetto CypMed “Les cyprès et leur polyvalence dans la réhabilitation de l’environnement et du<br />
paysage méditerranéen”, INTERREG III B MEDOCC.<br />
Gli obiettivi specifici della Regione Sicilia che si intendono raggiungere e che saranno oggetto di<br />
futuri programmi regionali, sono:<br />
- prevenire e contrastare l'erosione e la desertificazione dei suoli con l’uso di idonee essenze<br />
arboree;<br />
- rimboschire le aree fortemente degradate con specie adatte;<br />
- valorizzare il patrimonio forestale regionale esistente.<br />
Dimostrare pertanto, come specificato dall’obiettivo generale del progetto CypMed, il valore<br />
ecologico, ambientale, economico e sociale del cipresso - geneticamente migliorato per la<br />
resistenza al cancro - per risolvere i problemi collegati con la protezione del suolo, la produzione<br />
di legno di qualità, l'aumento qualitativo e quantitativo dei prodotti protetti da frangivento,<br />
diventa un obiettivo statategicamente importante della politica forestale regionale.<br />
In coerenza con quanto esposto, gli obiettivi che il progetto CypMed ha assegnato alla Sicilia<br />
risultano essere:<br />
1. la costituzione di aree dimostrative per l'impianto di specie forestali per la protezione del<br />
suolo;<br />
2. l'inventario di aree potenziali che potrebbero essere occupate dal cipresso in Sicilia.<br />
La provincia individuata per la realizzazione della prima azione è stata quella di Ragusa. E ciò,<br />
come detto, per una discreta diffusione di cipressete su suoli superficiali ricchi di scheletro. Per la<br />
realizzazione dell'attività sperimentale è stato chiamato a collaborare con il Dipartimento delle<br />
Foreste della Regione Siciliana, il CORERAS. Questi dovrà realizzare un campo di valutazione<br />
clonale di cipresso (Cupressus sempervirens L.) presso l’azienda agricola sperimentale Don<br />
Pietro, sita in agro di Ragusa e vicina al comune di Comiso, e garantire i rilievi previsti e le<br />
attività connesse per tutta la durata del progetto CypMed.<br />
Attualmente le operazioni di impianto e la messa a dimora dei cloni di cipresso sono già<br />
avvenute. La superficie interessata è di circa 3 ettari e presenta le condizioni pedologiche tipiche<br />
dei suoli superficiali dell'area ragusana.<br />
2
Per quanto riguarda la seconda azione il Dipartimento delle Foreste della Regione Siciliana ha<br />
stipulato una convenzione con il Dipartimento di Botanica dell'Università di Catania per la<br />
effettuazione di indagini ambientali finalizzate alla individuazione di "aree tipo" idonee<br />
all’insediamento e alla diffusione di Cupressus sempervirens in Sicilia.<br />
Il programma operativo prevede, fra l'altro,<br />
1) le osservazioni in pieno campo per una determinazione di caratteri ambientali e bio-ecologici<br />
delle stazioni potenziali per impianti di cipresso e individuazione in queste delle piante<br />
specifiche e comunità vegetali da usare come bioindicatori.<br />
2) L'individuazione tra le stazioni potenziali delle aree più idonee all’impianto di una varietà<br />
multiclonale costituita da almeno 30 cloni di Cupressus sempervirens, per la riabilitazione<br />
dell’ambiente e del paesaggio mediterraneo e per la lotta contro la desertificazione.<br />
L’indagine sarà ultimata entro il giugno 2004 e sarà effettuata seguendo i protocolli della<br />
botanica ambientale e applicata opportunamente integrati da ricerche fitosociologiche.<br />
In aggiunta ai suesposti obiettivi locali, in Sicilia il Cypmed ha, altresì, compiuto ulteriori azioni<br />
con lo scopo di:<br />
- individuare i cloni di cipresso comune più adatti alle condizioni pedoclimatiche siciliane,<br />
scelti tra quelli già selezionati per la resistenza al cancro;<br />
- diffondere, negli ambienti pubblici e privati interessati dalla problematica, i risultati che si<br />
prefigge il progetto CypMed.<br />
Per questi motivi è anche pubblicata questa brochure, che intende considerare il ruolo del<br />
cipresso nel Ragusano come pianta forestale, frangivento ed ornamentale.<br />
Dott. Francesco Gendusa<br />
Responsabile dell'U.O.B., Coordinamento 2ª - P.I.C. e Desertificazione -<br />
del Dipartimento delle Foreste della Regione Siciliana<br />
3
INDAGINE SUL CIPRESSO IN PROVINCIA DI RAGUSA<br />
Angelo Cannella, Antonino La Mantia – CO.RE.R.A.S.<br />
Marcello Intini – CNR, Istituto per la Protezione delle Piante, Firenze<br />
5
Aspetti climatici<br />
La provincia di Ragusa ha un territorio di modeste dimensioni, che si estende nella parte estrema<br />
della Sicilia sud-orientale.<br />
Nonostante ciò, dal punto di vista orografico e climatico presenta una situazione fortemente<br />
differenziata, con sottozone caratterizzate da ampia variabilità.<br />
Per quanto riguarda il regime pluviometrico, la provincia di Ragusa è caratterizzata da una<br />
piovosità media annua di 520 mm circa, inferiore al 20% rispetto alla media regionale (633mm).<br />
La distribuzione mensile delle precipitazioni delle singole stazioni è tipicamente mediterranea,<br />
con una concentrazione degli eventi piovosi in autunno e inverno e una forte riduzione degli<br />
stessi nel periodo primaverile-estivo.<br />
Utilizzazione del suolo<br />
Il paesaggio della provincia di Ragusa è caratterizzato dalla presenza di appezzamenti di terreno<br />
frammentati e irregolari, specie in alcune zone, con una notevole diversificazione delle colture.<br />
Dette zone eterogenee rappresentano dei veri e propri mosaici colturali ed interessano circa il<br />
19% della superficie provinciale pari a 161.402 ettari.<br />
Nell'ambito del territorio provinciale, dal punto di vista agrario, si possono distinguere:<br />
• una zona nella quale si pratica un’agricoltura intensiva a carattere irriguo localizzata<br />
lungo la fascia costiera, nell'entroterra di nord-est (Comuni di Acate, Comiso, Vittoria,<br />
Ragusa, S. Croce Camerina e Chiaramonte Gulfi) e di sud-est (Comuni di Ispica e Scicli),<br />
oltre a limitate aree dei territori di Giarratana e Modica;<br />
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• una zona non irrigua localizzata nell'entroterra dei comuni di Scicli, Pozzallo, Santa Croce<br />
Camerina, Modica, Ragusa, Monterosso, Giarratana e buona parte dei territori di Comiso<br />
e Chiaramonte Gulfi, denominata Altopiano ibleo.<br />
La superficie agraria e forestale della provincia ammonta a 148.402 ettari; suddivisa in:<br />
Colture in serra 5.216<br />
Colture arboree irrigue 10.288<br />
Seminativi arborati non irrigui 24.850<br />
Seminativi irrigui 10.585<br />
Seminativi non irrigui 75.740<br />
Boschi 9.000<br />
Incolti 12.723<br />
A queste vanno aggiunte le superfici improduttive che ammontano a circa a 13.000 ettari.<br />
Aree boscate<br />
Le superfici boscate sono prevalentemente occupate da impianti realizzati dall'Azienda Regionale<br />
delle Foreste Demaniali, dislocate in tutto il territorio provinciale per una copertura totale di<br />
9.000 ha circa (5,5% della superficie provinciale contro il 12% della sup. regionale e il 21% della<br />
sup. nazionale). L’incidenza delle superfici boscate aumenta nelle zone montane (Modica,<br />
Ragusa, Monterosso Almo, Giarratana e Chiaramonte Gulfi). Queste opere di imboschimento,<br />
costituite quasi esclusivamente da essenze resinose, sono localizzati in aree marginali e cedute<br />
volontariamente al demanio forestale (rari sono stati i casi di espropriazione).<br />
Le essenze più diffuse appartengono alla famiglia delle Pinaceae (Pinus halepensis, il più<br />
diffuso, P. pinea e P. pinaster), delle Cupressaceae (Cupressus sempervirens, il più diffuso, C.<br />
macrocarpa e C. arizonica), delle Myrtaceae (Eucalyptus globulus, E. rostratus ed E.<br />
camaldulensis), delle Mimosaceae (alcune specie del genere Acacia), delle Fagaceae (Quercus<br />
virgiliana e Q. ilex) e delle Caesalpinaceae (Ceratonia siliqua).<br />
Secondo la ripartizione percentuale la distribuzione delle essenze presenti è la seguente:<br />
il 70 % circa costituito da Pinaceae (in particolare pino d’Aleppo),<br />
il 5 % circa da Cupressaceae (di cui il cipresso comune rappresenta circa l’80%),<br />
il 25 % circa da latifoglie.<br />
Aree protette e sottoposte a tutela<br />
In Provincia di Ragusa attualmente esistono due riserve regionali: la Riserva naturale Orientata<br />
“Pino d’Aleppo” nelle vicinanze della città di Vittoria e la Riserva Naturale Speciale Biologica<br />
“Macchia Foresta del Fiume Irminio” presso Marina di Ragusa, entrambe gestite<br />
dall'Amministrazione Provinciale di Ragusa; inoltre nel Piano dei Parchi e delle Riserve naturali<br />
della Regione Siciliana L. R. n. 1981/1986 è prevista anche l’istituzione di altre tre riserve: Isola<br />
dei Porri, Cava Randello e Pantani della Sicilia Sud-Orientale.<br />
7
Tra le aree sottoposte a regime di tutela rientrano anche quelle del demanio forestale, gestite<br />
dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali che sono classificate come segue:<br />
a) Rinsaldamenti di dune<br />
Rientrano in questo gruppo le opere forestali della zona costiera, localizzate sulle dune<br />
litoranee come in località Sampieri, S. Maria del Focallo e Randello, caratterizzate da<br />
specie xerofile e alofile quali l’acacia saligna (Acacia saligna), il ginepro coccolone<br />
(Juniperus macrocarpa), le tamerici (Tamarix gallica e T. africana), il pino d'Aleppo, il<br />
pino domestico, gli eucalipti, il mioporo (Myoporum insulare).<br />
b) Rimboschimenti del bacino del torrente Modica - Scicli.<br />
Comprendono tutti i siti boscati in prossimità del bacino del torrente Modica e quelli<br />
localizzati nelle immediate vicinanze del centro abitato di Modica. Le essenze più ricorrenti<br />
sono: gli eucalipti, il pino domestico ed il pino d'Aleppo;<br />
c) Rimboschimenti del basso bacino dell'Irminio<br />
Gli impianti del basso bacino dell'Irminio riguardano essenzialmente l'area forestale di<br />
contrada Buglia, ricadente nel comune di Ragusa. A differenza delle altre aree forestali qui<br />
sono stati effettuati limitatissimi interventi di piantumazione, poiché, già prima<br />
dell'acquisizione al patrimonio demaniale, era presente un'abbondante vegetazione<br />
caratterizzata da latifoglie mediterranee. Le specie arboree presenti più importanti sono<br />
rappresentate dal carrubo (Ceratonia siliqua), dall’olivastro (Olea europaea var. sylvestris),<br />
dal lentisco (Pistacia lentiscus), dal leccio (Quercus ilex) e dalla palma nana (Chamaerops<br />
humilis);<br />
d) Rimboschimenti del basso bacino del fiume Dirillo<br />
Lungo i versanti del basso bacino del fiume Dirillo, in prossimità del centro abitato di<br />
Acate, sono presenti alcuni impianti caratterizzati da una maggiore presenza di specie<br />
tipiche della macchia mediterranea quali l’olivastro, il lentisco, il leccio, il carrubo ed<br />
alcune conifere mediterranee;<br />
e) Rimboschimenti dell'alto bacino dell'Irminio e dell'alto Dirillo<br />
Al comprensorio dell'alto bacino dell'Irminio e dell'alto Dirillo afferiscono numerose aree<br />
forestali coperte prevalentemente da essenze resinose e ricadenti in maggior parte nella<br />
zona montana della Provincia di Ragusa. I rimboschimenti sono caratterizzati da una<br />
costante presenza di pino d'Aleppo, pino domestico, cipresso comune e pino calabrese<br />
(Pinus brutia) e da sporadiche presenze di pino nero (Pinus nigra) nelle zone più alte<br />
(Monte Lauro), e di latifoglie, quali eucalipto, leccio (Quercus ilex), roverella (Quercus<br />
virgiliana) e frassino (Fraxinus angustifolia), a quote più basse;<br />
f) Rimboschimento del bacino del fiume Tellaro.<br />
Il comprensorio del bacino del fiume Tellaro è rappresentato dall'area forestale di Cava dei<br />
Servi a Frigintini (Modica) ed è caratterizzato dalla presenza di vegetazione riparia tra cui il<br />
platano orientale (Platanus orientalis), i pioppi (Populus nigra e P. alba), i salici (Salix<br />
gussonei e S. alba). Le altre specie più comuni sono: l’olivastro, il lentisco, il carrubo e<br />
qualche conifera.<br />
8
IL CIPRESSO COMUNE<br />
L’obiettivo dell’indagine è quello di aumentare le conoscenze sulla diffusione del cipresso (Cupressus<br />
sempervirens L.) nel territorio della provincia di Ragusa. In particolare sono state rilevate le differenti<br />
tipologie d’impiego, il valore paesaggistico e la situazione dei popolamenti ragusani dal punto di vista<br />
fitosanitario.<br />
Negli impianti demaniali ricadenti in provincia di Ragusa, il cipresso comune si ritrova sempre in<br />
popolamenti misti, consociato con il pino d’Aleppo e in minor misura con il pino domestico, mentre<br />
non lo si rileva mai in purezza; in tali impianti misti la cupressacea è presente in misura del 5 - 6 %.<br />
La maggiore presenza della specie si riscontra in particolare presso il Demanio Arcibessi in<br />
territorio di Chiaramonte Gulfi, con una consistenza che raggiunge il 10 % circa.<br />
9
La prima immagine d'epoca è relativa all'impianto del primo cipresso (proprio<br />
accanto allo spigolo sinistra della facciata principale del santuario) avvenuto nel<br />
novembre 1939 in piena epoca fascista. La seconda immagine d'epoca ritrae gli<br />
operai forestali nel medesimo giorno dell'impianto (si nota una piantina di cipresso<br />
a destra del gruppo di operai).<br />
10<br />
Le foto di questa e<br />
della pagina a fronte<br />
si riferiscono all'impiantoartificiale<br />
sito in contrada<br />
"delle Grazie"- demanio<br />
forestale<br />
"Arcibessi"- nel<br />
territorio comunale<br />
di Chiaramonte<br />
Gulfi (RG).<br />
Si tratta di un<br />
rimboschimento di<br />
circa 10 ha costituito<br />
da pino<br />
d'aleppo (Pinus<br />
halepensis) e cipresso<br />
comune<br />
(Cupressus sempervirens)<br />
presente<br />
equamente al 50%<br />
circa. Tra i cipressi<br />
si riscontra la netta<br />
prevalenza della<br />
forma "stricta".<br />
Il punto oggetto<br />
delle foto è il<br />
gruppo di cipressi<br />
adiacenti il santuario<br />
di Maria<br />
S.S. delle Grazie,<br />
localmente detto<br />
anche "Maria dei<br />
Forestali" (poiché<br />
ricadente all'interno<br />
del demanio<br />
forestale) ed ubicato<br />
a nord dell'abitato<br />
di Chiaramonte<br />
Gulfi.
La foto in alto a sinistra risale alla metà degli<br />
anni 70 circa durante un momento di pausa dei<br />
lavori forestali (dietro le loro spalle sono<br />
visibili piante di cipresso var. horizontalis).<br />
Nelle altre immagini si vedono le piante di<br />
cipresso di 65 anni di età e tra esse la pianta<br />
oggetto della foto storica. In tal modo si può<br />
rilevare lo stadio di sviluppo e il grado di vigore<br />
delle piante dopo un lasso di tempo ben definito, soprattutto in considerazione del fatto che i cipressi sono<br />
stati impiantati su suoli fortemente calcarei ed in alcuni casi, evidenziati nella foto in basso a destra, proprio<br />
su lastroni di roccia in cui l'apparato radicale si è sviluppato ed è penetrato fino a fratturare la roccia.<br />
11
Negli impianti misti, assieme al cipresso comune sono stati identificati alcuni esemplari di Cupressus<br />
lusitanica. Questa specie originaria dell’america centrale è riscontrabile sul continente ma mai prima di<br />
adesso era stata segnalata in Sicilia. L’introduzione è stata forse casuale assieme alle piante di C. sempervirens<br />
utilizzate nel rimboschimento.<br />
12
Coni di Cupressus sempervirens (a sinistra) e di C. lusitanica.<br />
Negli impianti demaniali ricadenti in provincia di Ragusa, il cipresso si ritrova sempre in popolamenti misti,<br />
consociato con il pino d’Aleppo e in minor misura con il pino domestico.<br />
13
L’impiego del cipresso nell’ambito del privato assume rilevanza non indifferente sia come<br />
frangivento che a scopo ornamentale. L’utilizzo come specie ornamentale, sia nella forma stricta<br />
che in quella horizontalis, è molto diffuso soprattutto nelle aree pianeggianti, dove sono presenti<br />
colture ad alto reddito che necessitano di protezione. In tal senso va detto che proprio il territorio<br />
ragusano è uno dei più esposti a fenomeni ventosi provenienti da più direzioni.<br />
Nella realizzazione dei frangiventi è stato da sempre preferito il cipresso comune nella forma<br />
stricta in virtù della morfologia della chioma molto raccolta ed allungata, che consente di<br />
impiantare filari di alberi molto fitti posti alla distanza di 1-1,5 m riuscendo a contrastare l’azione<br />
lesiva del venti. Non mancano individui della forma horizontalis caratterizzati da una chioma<br />
espansa; talora inoltre, si mescolano anche individui di altre specie del genere Cupressus<br />
(Cupressus arizonica, C. macrocarpa, ecc.) o del genere Pinus. Nel Ragusano, in alcuni casi la<br />
composizione specifica di tali siepi si può arricchire anche di latifoglie; è il caso dell’ulivo (Olea<br />
europaea var. europaea), il quale, con la sua varietà cipressina si adatta con buoni risultati a tale<br />
impiego.<br />
Le barriere frangivento di cipresso vengono in genere poste al confine di proprietà, o nel caso di<br />
sistema frangivento intraziendale le stesse vengono sistemate ai margini dei singoli<br />
appezzamenti. Le siepi frangivento sono costituite di solito da monofilari; solo in rari casi si<br />
possono presentare più filari disposti a quinconce.<br />
14
L’impiego ornamentale del cipresso è molto diffuso tra i proprietari di casolari e di villette di<br />
campagna dove gli alberi dalla sagoma slanciata della forma stricta vengono disposti in file<br />
regolari addossate alle ringhiere ed alle recinzioni. Spesso le stesse piante accompagnano carrubi<br />
e olivastri nella costituzione di siepe e barriere, le quali, seguendo l’andamento dei muretti a<br />
secco si integrano perfettamente con il tipico paesaggio della campagna ragusana.<br />
Cipressi frangivento nelle varietà stricta e horizontalis<br />
15
Per completezza, va riferito che, nella costituzione di impianti ornamentali, il privato ricorre<br />
spesso ad essenze esotiche della stessa famiglia del cipresso (Cupressaceae) quali il cipresso di<br />
Lawson (Chamaecyparis lawsoniana), il cipresso di Leyland (x Cupressocyparis leylandi), o<br />
addirittura il cedro della California (Calocedrus decurrens), piante tutte caratterizzate da una<br />
chioma fastigiata, particolarmente elegante e ricercata, oltre al tipico accrescimento piramidale.<br />
In alto: siepe di Cupressus sempervirens, intramezzata da olivastri;<br />
sopra: siepe formata da Chamaecyparis lawsoniana.<br />
16
Alcuni impieghi del cipresso in provincia di Ragusa.<br />
17
Dal punto di vista fitosanitario lo stato di salute degli impianti di cipresso comune nel complesso<br />
può considerarsi accettabile. L’osservazione degli impianti ha messo in evidenza l’assenza di<br />
fallanze o buchi lungo i filari, la fittezza e la colorazione intensa delle chiome che denota un buon<br />
grado di attività fotosintetica.<br />
Talora tra le fitte chiome delle siepi possono apparire fronde di colore marrone e chiome discolori<br />
perché già secche o morte.<br />
18<br />
Deperimenti causati da<br />
attacchi di Seiridium cardinale
Le cause di disseccamento più ricorrenti sono senz’altro da ascrivere alla malattia fungina nota<br />
con il nome “cancro del cipresso” causata dal deuteromicete Seiridium cardinale, fungo di<br />
origine nordamericana e presente in territorio nazionale. Come da repertorio fotografico, rami e<br />
chiome secche sono visibili all’interno della maggior parte dei popolamenti ornamentali e<br />
frangivento osservati durante<br />
le visite. Generalmente le<br />
piante attaccate non raggiungono<br />
la morte in quanto le<br />
condizioni ambientali sono<br />
sfavorevoli allo sviluppo (riproduzione)<br />
del patogeno.<br />
Nel territorio regionale, la<br />
causa più comune di moria è<br />
invece rappresentata da una<br />
patologia fungina ben più<br />
diffusa del cancro: il marciume<br />
radicale da Armillaria<br />
mellea. Questo fungo, noto<br />
con il nome volgare di “Famigliola<br />
buona”, è in genere<br />
presente come saprofita su<br />
residui legnosi nei suoli<br />
occupati da vigneti e da piante<br />
da frutto (in particolare pesco,<br />
albicocco, mandorlo, arancio),<br />
ma è pronto ad approfittare<br />
del momento in cui le piante<br />
vengono a trovarsi in condizioni<br />
di debolezza quando<br />
sottoposte a stress fisici di<br />
varia natura. In questo caso il<br />
fungo riesce a mutare il suo<br />
rapporto da saprofitario in<br />
parassitario ed è in grado di<br />
invadere l’apparato radicale di<br />
piante vive causandone la<br />
morte. Il cipresso posto ai<br />
margini dei fruttiferi sopra<br />
ricordati, può soffrire i ristagni<br />
idrici dovuti alle ripetute e<br />
In alto: conidi del patogeno Seiridium cardinale, agente del cancro del<br />
cipresso. Sopra: carpofori di Armillaria mellea, agente del marciume<br />
radicale.<br />
19<br />
numerose irrigazioni, diventando<br />
pertanto molto suscettibile<br />
al marciume radicale<br />
causato dall’Armillaria mellea.
Sopra: cipresso disseccato per l’attacco<br />
di Armillaria mellea.<br />
A sinistra: il micelio del patogeno che ha<br />
invaso “a ventaglio” la zona sottostante<br />
la corteccia della pianta morta.<br />
A destra: il patogeno isolato in vitro<br />
sviluppa cordoni miceliali (rizomorfe)<br />
dicotomici caratteristici della specie.<br />
20
I CIPRESSI DI CANICARAO<br />
Accanto all’Azienda Agrituristica Torre di Canicarao, sita nel territorio di Comiso (RG), si trova<br />
un maestoso esemplare<br />
di cipresso comune<br />
var. stricta, piantato<br />
alla metà del 1800.<br />
Questa pianta, assieme<br />
ad un altro esemplare<br />
oramai morto da circa<br />
15 anni, costituiva una<br />
coppia di grandiose<br />
dimensioni che svettava<br />
a lato dell’antica<br />
torre di Canicarao.<br />
Analizzando<br />
21
Analizzando la sezione trasversale del fusto del cipresso morto, è stato possibile determinare<br />
un’età di circa 130 anni. Considerando che come detto precedentemente il soggetto è morto da<br />
una quindicina di anni, è probabile che sia stato piantato tra il 1850 ed il 1860.<br />
La valutazione dell’età attraverso il conteggio degli anelli di accrescimento legnosi è<br />
estremamente difficoltosa nel cipresso che ha accrescimento continuo se le condizioni climatiche<br />
lo permettono. Questa specie infatti può generare ogni anno anche due anelli di accrescimento;<br />
uno è il vero è proprio anello dove si riconosce il legno di chiusura invernale ed il successivo<br />
legno primaverile, un altro può essere dovuto ad una stasi dell’accrescimento diametrale in<br />
corrispondenza del periodo arido.<br />
Da un attento confronto è stato notato che queste due piante presentano notevoli analogie per età,<br />
struttura e dimensioni con i cipressi costituenti il celebre “viale di Bolgheri” (Livorno) impiantato<br />
anch’esso nella prima metà dell’800. Da indagini eseguite in collaborazione con il sig. Antonio<br />
Barrasso tra gli archivi dell’agriturismo “Torre di Canicarao”, è stato ipotizzato che i cipressi di<br />
Canicarao e quelli di Bolgheri abbiano la stessa provenienza e che quindi, possano essere<br />
considerati, per così dire parenti. È probabile infatti che questi cipressi fossero stati importati da<br />
Firenze da Giuseppe Salvatore Trigona oppure da suo figlio Vincenzo. Esistono infatti dei<br />
collegamenti ben precisi tra la famiglia Trigona, originaria proprietaria della Torre di Canicarao e<br />
la Toscana. È un dato storico che nel 1800 Giuseppe Salvatore Trigona, marchese di Canicarao e<br />
di Noto, risiedeva a Firenze. Il figlio, il marchese Vincenzo Trigona, ebbe cinque discendenti, tra<br />
cui Emilia, che nacque a Firenze il 30 maggio 1867. A partire da questa data la maggior parte dei<br />
discendenti Trigona nacque a Firenze e risiedette nella casa nobiliare di via Santo Spirito<br />
chiamata appunto “Palazzo Trigona”.<br />
22
IL LEGNO DI CIPRESSO NELLA TRADIZIONE RELIGIOSA DEL RAGUSANO<br />
Il legno del cipresso era noto nell’antichità per la sua grande resistenza; per questo motivo era<br />
adoperato per la costruzione delle navi. Secondo i riferimenti riportati in un passo della Genesi<br />
(6, 14), l’arca di Noè doveva essere costruita in legno di cipresso, che in ebraico era chiamato<br />
“gopher”. Sembra che Il tempio di Salomone fosse rivestito di gopher e di legno di cedro che era<br />
simbolo di “grandezza, forza e durata”.<br />
Albero sacro per i romani e per i greci, sul piano simbolico il cipresso è stato inoltre da sempre<br />
identificato come rappresentazione ambivalente della vita e della morte.<br />
Quindi il legno del cipresso, sia per questa sua<br />
simbologia che per il suo pregio e la sua<br />
durabilità, è stato adoperato per l’iconografia<br />
religiosa.<br />
A Scicli (Ragusa), definita “la Meravigliosa” tra<br />
le cittadine ragusane, nella chiesa di Santa<br />
Maria la Nova, situata in un quartiere tra i più<br />
antichi e integri della città, si trova una statua,<br />
probabilmente di origine bizantina, la Madonna della Pietà, fatta in legno di cipresso. Tale<br />
simulacro rappresenta l’Addolorata seduta, con il capo reclinato, i capelli sciolti e cadenti sul<br />
petto, con una veste a fiori, una camicia dorata e un mantello blu damascato.<br />
Fa parte di un gruppo scultoreo dove l’Addolorata è affiancata da Maddalena e Maria Cheofe che<br />
invece stanno in piedi. Completano il gruppo scultoreo il Cristo Deposto e una Croce di legno<br />
ricoperta da lamine d’argento.<br />
23
La statua dell’Addolorata<br />
conserva una storia ricca di<br />
misteri e che, ancor oggi, suscita<br />
interesse nei critici d’arte. Sono<br />
due le tesi che si confrontano<br />
sull’origine artistica di questo<br />
veneratissimo simulacro.<br />
Secondo alcuni infatti l’origine<br />
sarebbe bizantina. Sembra che la<br />
statua sia stata ritrovata tra le<br />
macerie della Chiesa di Santa<br />
Maria della Pietà (corrispondente<br />
all’attuale chiesa di Santa Maria<br />
La Nova) “nell’anno IV in<br />
periodo normanno” (1091).<br />
Lo storico Saverio Santiapichi<br />
ritiene invece che la scultura<br />
lignea dell’Addolorata sia una<br />
delle 14 figure che costituivano<br />
una sacra rappresentazione<br />
eseguita da Antonio Monachello<br />
di Noto nella metà del ‘500.<br />
Secondo le analisi di recenti<br />
restauri la scultura è<br />
cronologicamente divisa in due<br />
parti: il busto e la testa sarebbero<br />
riferibili ad un’epoca precedente<br />
al secolo XVI, mentre il corpo<br />
ricoperto dal mantello damascato è da riferire ad un’età successiva.<br />
Secondo la tradizione locale, sembra che il simulacro sia stato ritrovato, nell’anno 1111, da un<br />
soldato. Simulacro che la gente di Scicli continuava a venerare per usanza ma di cui se ne erano<br />
perse le tracce a causa della furia dei barbari.<br />
Il soldato si chiamava Giorgio Sommoquis e rinvenne, grazie ad una ispirazione, in un’urna di<br />
pietra il Gruppo Divino: il Cristo Morto, vicino la Madre accasciata in dolore.<br />
L’Addolorata, la Madonna della Pietà, era la protettrice di quelle verdi contrade e i fedeli non<br />
solo eressero una nuova chiesa “Santa Maria La Nova” ma decisero di fare una processione, ogni<br />
anno, “La processione della penitenza”, nel giorno della Domenica delle Palme. In questa<br />
ricorrenza i fedeli si flagellavano e si coprivano il capo di spine.<br />
Nel viso della Madonna, secondo antiche voci, ogni anno appaiono “molte oppure poche,<br />
macchie lentigginose”.<br />
Il beato taumaturgo fra’ Girolamo Terzo, nella Domenica delle Palme del 1725, mentre<br />
predicava al popolo in piazza Carmine, vide lo Spirito della Vergine scendere dal Cielo ed<br />
incorporarsi nel simulacro di Santa Maria della Pietà portato in processione.<br />
La ricerca sul gruppo scultoreo dell’Addolorata non finisce di rilevare delle verità che esaltano<br />
non solo il valore artistico dell’opera ma anche la sua alta religiosità.<br />
24
Anche la Croce lignea portata in processione con il simulacro dell’Addolorata, secondo la<br />
tradizione, sembra che sia stata fatta eseguire a Noto da S. Guglielmo Eremita e costruita con<br />
legno di cipresso. Veniva portata nella Processione della penitenza, come si legge nel “Libro<br />
manoscritto dell’Arciconfraternita dell’anno 1131”. Nel 1709 fu trasportata a Roma e fatta<br />
rivestire d’argento da famosi cesellatori con spese sostenute dal Canonico Don Antonino David:<br />
“…..Questa Croce di legno di Cipresso nell’anno 1709, in venerazione che era stata fatta<br />
costruire dal confrate S. Guglielmo fu portata in Roma dal benemerito Canonico Don Antonino<br />
David, ed a sue spese fu fatta rivestire di argento ben cesellato, facendovi congegnare, in tutti e<br />
tre i raggi, dei medaglioni di sante reliquie. Essa è quella che in ogni Domenica delle palme<br />
sdraiato il taumaturgo ed antichissimo Simulacro di Maria SS. della Pietà, assistita e confortata<br />
dalle sante sorelle Maria Cleofe e Maddalena”.<br />
Il terremoto, dell’11 gennaio 1693, che distrusse molte città della Sicilia Sud-Orientale, colpì, con<br />
ingenti danni, anche la città di Scicli. Il sisma fece “poca strage di persone, ma rovinò gli edifici<br />
ed i templi della città” secondo la descrizione dello storico arciprete di Scicli, Antonino Carioti,<br />
succeduto allo scrittore Arciprete Mirabella, perito sotto il crollo d’un arcata della Cattedrale di<br />
San Matteo. Il simulacro dell’Addolorata rimase intatto tra le rovine della Cappella in cui era<br />
custodito, così come la stupenda Croce lignea.<br />
Sempre a Scicli, nella Chiesa di S. Giuseppe, si può ammirare la bellissima statua di San<br />
Giuseppe con in braccio il Bambino. La statua è fatta con legno di cipresso e rivestita d’argento.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
AA.VV., 2000. Atti e documenti vari. Archivio dell’Agriturismo “Torre di Canicarao” (Comiso,<br />
RG).<br />
AA.VV., 2001. Studio agro-forestale della Provincia di Ragusa. Provincia Regionale di Ragusa,<br />
Assessorato Territorio e Ambiente.<br />
AA.VV., 2002. Carta forestale del demanio forestale della regione Siciliana. Azienda Foreste<br />
Demaniali della Regione Siciliana, Palermo.<br />
AA.VV., 2003. Il clima della Provincia di Ragusa. SIAS dell’Assessorato Agricoltura e Foreste<br />
della Regione Siciliana, Palermo.<br />
Goldstein M., Simonetti G., Watschinger M., 1992. Guida al riconoscimento degli alberi<br />
d’Europa. Arnoldo Mondadori Editore, Milano.<br />
Intini M., 1990. Funghi. Caratteristiche e ambienti di vita di macromiceti lignicoli delle zone<br />
temperate e tropicali. Edizioni IT-COMM – Firenze, pp. 1-234.<br />
ISTAT, 2000. 5° Censimento Generale dell’Agricoltura.<br />
Nifosì P., 1995. La chiesa di Santa Maria La Nova a Scicli. Ed. Santuario Santa Maria della Pietà,<br />
Scicli (RG).<br />
25
PROGETTO “<strong>CYPMED</strong>” - INTERREG III B MEDOCC<br />
Contributo del CO.RE.R.A.S. al CypMed:<br />
impianto e gestione di cloni selezionati di cipresso (Cupressus sempervirens L.)<br />
Giuseppe Di Miceli, Angelo Cannella, Antonino La Mantia<br />
Premessa<br />
Negli impianti forestali realizzati dalla Regione Siciliana in provincia di Ragusa, il cipresso<br />
comune (Cupressus sempervirens) si ritrova sempre in popolamenti misti con il pino d'Aleppo<br />
(Pinus halepensis) e in minor misura con il pino domestico (Pinus pinea) mentre mai si rileva in<br />
purezza; in tali impianti il cipresso è presente mediamente tra il 5 e 8% circa. Un' indagine nel<br />
territorio Ibleo ha messo in evidenza che la maggiore presenza della specie si riscontra nel<br />
demanio forestale di Arcibessi nel territorio di Chiaramonte Gulfi dove la consistenza del<br />
cipresso comune raggiunge un'incidenza del 10-12%. Sicuramente più rilevante è invece<br />
l'impiego del cipresso comune nell'ambito privato sia come frangivento che a scopo ornamentale.<br />
Soprattutto nelle aree pianeggianti, dove sono presenti colture ad alto reddito, è molto diffuso<br />
l'utilizzo della specie, sia nella forma stricta che in quella horizontalis, per proteggere le colture<br />
dai venti. Altrettanto importante è l'utilizzo del cipresso a scopo ornamentale come ad esempio<br />
nei casolari e nelle villette di campagna, dove la slanciata sagoma della forma stricta spesso<br />
accompagna i carrubi e gli olivastri integrandosi perfettamente con la presenza dei muretti a<br />
secco e contribuendo, in definitiva, a determinare il tipico paesaggio della campagna ragusana,<br />
recentemente in fase di riscoperta e rivalutazione.<br />
Nel giugno 2003 il CORERAS stipula una convenzione con il Dipartimento Regionale delle<br />
Foreste della Regione Siciliana, per l’attuazione di una delle azioni previste dal progetto<br />
“CypMed ” Interreg III B MedOcc “I cipressi e la loro multifunzionalità nel miglioramento<br />
dell'ambiente e del paesaggio mediterraneo” finanziato dall’Unione Europea.<br />
Obiettivi<br />
Dimostrare il valore economico e sociale del cipresso - materiale geneticamente migliorato per<br />
risolvere i problemi legati alla protezione del suolo, alla produzione di legno di qualità,<br />
all'accrescimento qualitativo e quantitativo delle produzioni agricole protette con fasce<br />
frangivento;<br />
Fornire agli operatori forestali cloni di cipresso selezionati per la resistenza al cancro;<br />
Fornire alle istituzioni pubbliche e private indirizzi tecnici per la protezione e la<br />
valorizzazione delle aree naturali originarie del patrimonio cipressicolo;<br />
Valutare l'impatto economico delle aree pilota dimostrative nei diversi ambienti ma anche<br />
sul paesaggio e sul turismo.<br />
Nell'ambito del progetto CypMed il ruolo del CORERAS è stato quello di realizzare un campo di<br />
valutazione clonale di cipresso comune resistente al cancro presso l'Azienda agricola<br />
26
sperimentale Don Pietro sita in agro di Ragusa e di effettuare i rilievi previsti dal protocollo<br />
sperimentale per tutta la durata del progetto.<br />
In particolare l'area di impianto è stata individuata in una zona dell’azienda che presenta una<br />
morfologia accidentata che ne impedisce l'uso agrario anche al fine di valutare le potenzialità del<br />
cipresso nel miglioramento ambientale<br />
del territorio della regione, soprattutto<br />
in aree marginali.<br />
Sono stati impiantati 50 cloni resistenti<br />
al cancro (45 già collaudati in ambienti<br />
simili a quello siciliano e 5 cloni tester comuni a tutti i<br />
partner che realizzeranno gli impianti sperimentali).<br />
L’impianto è stato realizzato nell’autunno-inverno<br />
2003/2004 adottando uno schema sperimentale a blocco randomizzato (totale 2250 piante = 50<br />
cloni x 9 ramets x 5 ripetizioni). Inoltre è stato realizzato una fascia frangivento lungo il<br />
perimetro aziendale utilizzando oltre 1750 piante.<br />
In alto: preparazione del campo sperimentale e panoramica dell’area dell’impianto.<br />
Sopra: primi impianti di cloni di cipresso resistenti al cancro.<br />
27
RILIEVO FLORISTICO DELL’AREA DI INTERVENTO<br />
La vegetazione naturale potenziale<br />
Angelo Cannella, Antonino La Mantia – CO.RE.R.A.S.<br />
Facendo riferimento alla distribuzione in fasce della vegetazione del territorio italiano ed alla<br />
"Flora", la vegetazione naturale potenziale dell'area collinare-costiera della provincia di Ragusa<br />
compresa tra m 0 - 250 s.l.m. è da inquadrare nell’ambito dell'Oleo-Ceratonion, alleanza cui<br />
viene riferita l’associazione Oleo-lentiscetum, della fascia mediterraneo-arida, caratterizzata<br />
dall'oleastro, dal carrubo, dalla palma nana, dal lentisco, etc. Tra 250-500 s.l.m. si rileva una<br />
fascia di vegetazione ascrivibile al Quercion ilicis, ed in particolare al Rhamno alaterni-<br />
Quercetum ilicis, caratterizzata dalla prevalenza di leccio, bagolaro, terebinto e orniello.<br />
L’orografia e la posizione topografica dell’area studiata, determinando valori dissimili delle<br />
vocazioni primarie, originano, invece, una serie di ambienti, dal mare verso l’entroterra, capaci di<br />
esprimere popolamenti vegetali da rapportare sia alle serie dinamiche dell'Oleo-Ceratonion che<br />
del Quercion ilicis.<br />
L’indagine conoscitiva<br />
L’area oggetto dell’impianto ricade all’interno della particella 55, estesa 17 ha circa, di cui<br />
soltanto un quinto sarà occupato dall’impianto a cipresso comune.<br />
Il progetto d’impianto è basato su di un protocollo stilato in collaborazione con l’Istituto per la<br />
Protezione delle Piante, con il quale, oltre alle caratteristiche tecniche, si prevede, in fase<br />
preliminare, un’indagine conoscitiva. Tale indagine si prefigge lo scopo di rilevare le realtà in cui<br />
è inserita l’Azienda Don Pietro, scelta come luogo d’impianto; si tratta di evidenziare:<br />
• la presenza del cipresso comune nel comprensorio ibleo e nel Ragusano;<br />
• i caratteri litologici e geomorfologici;<br />
• le peculiarità vegetazionali dell’area oggetto di studio e le principali essenze che<br />
caratterizzano questo paesaggio.<br />
Caratteri geomorfologici<br />
La particella 55 è stata scelta in virtù delle sue caratteristiche fisiografiche e l'area di impianto è<br />
stata individuata nell'ambito di una porzione che presenta una morfologia accidentata e ne<br />
impedisce l'uso agrario. L’area è caratterizzata da un’elevata presenza di roccia affiorante; questa<br />
è maggiormente visibile in foto, in corrispondenza delle aree denudate contrassegnate dal colore<br />
grigio chiaro della nuda roccia di natura calcarea. Inoltre la superficie del pendio che degrada<br />
verso la strada d’accesso, è in gran parte occupata da un esteso lastrone di roccia.<br />
28
Laddove la roccia non affiora, le condizioni di abitabilità risultano comunque fortemente<br />
compromesse, a causa del limitatissimo spessore di suolo presente; questo, infatti, è caratterizzato<br />
da una tessitura con prevalenza della frazione sabbiosa, da una scarsa capacità di campo ed<br />
evidentemente da un carenza fisiologica di elementi della fertilità.<br />
Tali caratteri geolitologici conferiscono di conseguenza un carattere di discontinuità al manto<br />
vegetale insistente sull’area oggetto dell’indagine.<br />
Carta della vegetazione<br />
29
Condizione attuale della copertura vegetale<br />
Lo stato attuale del manto vegetale è stato determinato, nell’arco dei secoli, da un intenso<br />
sfruttamento antropico, che ha comportato la denudazione del suolo, cui ha fatto seguito<br />
un’accentuata erosione laminare. Oggi sono visibili soltanto aspetti di degradazione più o meno<br />
spinta dell’iniziale vegetazione forestale; mentre le essenze arboree originarie un tempo<br />
largamente diffuse sono oggi rappresentate soltanto da pochissimi individui di ridottissime<br />
dimensioni.<br />
Dal punto di vista del paesaggio vegetale, nell’area di studio, possono essere distinte, per<br />
grosse linee, almeno tre fisionomie vegetazionali; queste vengono di seguito elencate per ordine<br />
di grandezza:<br />
1) pascolo discontinuo a stipa,<br />
2) prateria ad iparrenia,<br />
3) gariga ad arbusti pulvinati.<br />
La prima tipologia è rappresentata da un<br />
magrissimo pascolo costituito essenzialmente<br />
da Stipa capensis (stipa). Si tratta di una<br />
specie erbacee annuale che conclude il ciclo<br />
vitale al termine della primavera con la<br />
produzione del seme e conseguente<br />
disseccamento dell’individuo. Questa strategia<br />
consente di superare il periodo sfavorevole<br />
estivo e garantire la colonizzazione di vaste<br />
superfici con suolo ridotto come quello della<br />
particella 55 o comunque con caratteristiche<br />
analoghe. Alla prevalente Stipa, si<br />
accompagnano anche alcune xerofite spinose<br />
quali Scolymus hispanicus, Galactites<br />
tomentosa, Carduus marianus, ecc., o talune<br />
geofite come Asphodelus microcarpus<br />
(asfodelo), Scilla autumnalis (scilla),<br />
Sternbergia lutea (zafferanastro giallo),<br />
Colchicum autumnale (falso zafferano),<br />
Arisarum vulgare, Orchis italica ed altre<br />
Scolymus hispanicus<br />
orchidee, ecc.<br />
La prateria, riconoscibile dall’inconfondibile<br />
colore giallo, è fisionomizzata<br />
dall’Hyparrhenia hirta (iparrenia). Questa graminacea emicriptofitica riesce a colonizzare gli<br />
anfratti delle lastre di roccia calcarea affiorante. La formazione a prateria si presenta nel<br />
complesso molto omogenea, anche se al suo interno sono riconoscibili alcuni elementi<br />
tipicamente rupicoli-rocciosi come l’asteracea Phagnalon saxatile, la capparidacea Capparis<br />
spinosa ssp. rupestris e la liliacea Asphodelus microcarpus.<br />
30
In cima al pendio, la<br />
tipologia contrassegnata<br />
dal colore grigiastro scuro<br />
è rappresentata dalla<br />
gariga. Si tratta di una<br />
formazione perenne a<br />
carattere legnoso che dal<br />
punto di vista della<br />
dinamica della vegetazione,<br />
va considerata più<br />
evoluta rispetto alla<br />
prateria a carattere erbaceo<br />
perenne o alla vegetazione<br />
terofitica a ciclo annuale.<br />
Gli elementi che costituiscono<br />
tale formazione<br />
legnosa sono piccoli arbusti<br />
camefitici ad habitus<br />
pulvinato e ricchi di oli<br />
essenziali, quali: Corydothymus<br />
capitatus (timo),<br />
Micromeria fruticulosa<br />
(santoreggia), Calamintha<br />
nepeta (nepetella), Ononis<br />
ramosissima (ononide).<br />
Ciascuno di essi può<br />
prevalere sugli altri in base<br />
alle condizioni pedologiche,<br />
per cui è possibile<br />
distinguere quattro differenti<br />
aspetti:<br />
• a prevalenza di timo (facies a Corydothymus capitatus);<br />
• a prevalenza di santoreggia (facies a Micromeria fruticulosa);<br />
• a prevalenza di ononide (facies a Ononis ramosissima);<br />
• a prevalenza di asfodelo (facies a Asphodelus microcarpus).<br />
Durante l’indagine floristica, nell’area sono stati rilevati alcuni isolati individui di specie<br />
arbustive di maggior rilevanza come Chamaerops humilis (palma nana), Asparagus acutifolius<br />
(asparago), Asparagus albus (asparago bianco), Teucrium fruticans (camedrio), Prasium majus<br />
(tè siciliano), oltre a singole piante di Celtis australis (bagolaro), Pyrus pyraster (perastro), Olea<br />
europaea var. sylvestris (olivastro), Crataegus monogyna (biancospino), Pistacia terebinthus<br />
(pistacchio femmina o terebinto). Si tratta di specie legnose costituenti i resti dell’originaria<br />
copertura vegetale dell’area, ovvero una formazione a carattere forestale ben più complessa di<br />
quella attualmente presente e più ricca di specie arboree ed alto arbustive.<br />
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Panoramica dell’area di impianto Ononis ramosissima<br />
Chamaerops umilis<br />
Corydothymus capitatus<br />
Asparagus albus Calamintha nepeta<br />
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Comitato di Redazione<br />
Paolo Raddi Direttore dell’Istituto per la Protezione delle Piante (IPP)<br />
Area della Ricerca del CNR – Edificio E<br />
Via Madonna del Piano<br />
50019 Sesto Fiorentino (Firenze)<br />
Francesco Gendusa Responsabile dell'U.O.B., Coordinamento 2ª - P.I.C. e Desertificazione -<br />
del Dipartimento delle Foreste della Regione Siciliana<br />
Giuseppe Di Miceli Direttore Azienda Agraria Sperimentale Don Pietro, Comiso (Ragusa)<br />
Angelo Cannella Tecnico del CO.RE.R.A.S.<br />
Marcello Intini Primo Tecnologo del CNR, Istituto per la Protezione delle Piante, Firenze<br />
Alberto Panconesi Primo Ricercatore del CNR, Istituto per la Protezione delle Piante, Firenze<br />
Gianni Della Rocca Ricercatore CNR, Istituto per la Protezione delle Piante, Firenze<br />
Coordinatore della pubblicazione: Marcello Intini<br />
Ringraziamenti<br />
Si ringrazia per la preziosa collaborazione il Sig. Antonio Barrasso dell’Azienda Agrituristica<br />
Torre di Canicarao.<br />
Questa pubblicazione può essere consultata in Francese sul sito:<br />
http://www.cypmed.cupressus.org<br />
Cette brochure peut être visionnée on line:<br />
http://www.cypmed.cupressus.org<br />
This publication is also available in French on line at:<br />
http://www.cypmed.cupressus.org<br />
Edizioni Centro Promozione Pubblicità – Firenze (Italia)<br />
Finito di stampare nel mese di Aprile 2004<br />
ISBN 88-88228-10-1<br />
Contenuto tutelato. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta senza<br />
l’autorizzazione scritta del Comitato di Redazione.