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Tanzi 1988, p. 25; Còccioli Mastroviti 1989, p. 614; Frisoni 1989, p. 79; ead.<br />

1992, p. 207; Castello 1996, p. 48; Pellacani 1998, pp. 227-228; Fornari Schianchi<br />

1999a, p. XXVI; Lasagni 1999, I, p. 100; Riccom<strong>in</strong>i 1999a, p. 56.<br />

11. Madonna col Bamb<strong>in</strong>o, Modena, Banca Popolare dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna.<br />

Olio su tavola, cm 34x45.<br />

La piccola tavola, raffigurante l’educazione di Gesù da parte della Verg<strong>in</strong>e, è<br />

apparsa come o<strong>per</strong>a di Bartolomeo Schedoni all’asta F<strong>in</strong>arte tenuta a M<strong>il</strong>ano <strong>il</strong> 20<br />

maggio 1982 e con tale assegnazione è entrata nella raccolta della Banca Popolare<br />

dell’Em<strong>il</strong>ia Romagna. Lucia Peruzzi, nella scheda redatta <strong>per</strong> <strong>il</strong> primo catalogo<br />

della collezione (1987), sottol<strong>in</strong>eava che “la dolcezza dell’ispirazione è propria del<br />

giovane Schedoni [...] del quale si può richiamare a confronto la bella<br />

Annunciazione di Formig<strong>in</strong>e [...] analogamente ripensata <strong>in</strong> chiave di accostante<br />

naturalezza”, aggiungendo <strong>per</strong>ò: “Se alcuni dettagli rivelano un garbo non comune,<br />

ad esempio nel nastro che si <strong>in</strong>treccia ai capelli scomposti della Verg<strong>in</strong>e o nell’arguto<br />

ritaglio contro <strong>il</strong> fondo del prof<strong>il</strong>o del Bamb<strong>in</strong>o, talune <strong>in</strong>certezze nella<br />

def<strong>in</strong>izione plastica e l’esecuzione non sempre irreprensib<strong>il</strong>e <strong>in</strong> altri passaggi<br />

<strong>in</strong>ducono tuttavia a mettere <strong>in</strong> dubbio l’autografia del dip<strong>in</strong>to qui considerato”.<br />

Dunque la Peruzzi metteva <strong>in</strong> discussione l’appartenenza della tavola al corpus<br />

schedoniano, consegnandola all’ambito del modenese, ma escludeva anche l’ipotesi<br />

Amidani, non r<strong>il</strong>evando i tipici tratti del pittore parmense. Nella riedizione<br />

del <strong>volume</strong> la studiosa (1997) chiariva come la prima ascrizione allo Schedoni<br />

spettasse a Carlo Volpe e si dichiarava <strong>per</strong> la piena autografia, proponendo una<br />

datazione attorno alla metà del primo decennio.<br />

Il dip<strong>in</strong>to presenta <strong>in</strong> realtà i tipici caratteri di Luigi Amidani nel momento di<br />

maggiore adesione al lessico schedoniano: lo dimostra <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o della Verg<strong>in</strong>e con <strong>il</strong><br />

naso sott<strong>il</strong>e e le solite palpebre abbassate quasi a nascondere gli occhi, come nella<br />

Maddalena <strong>in</strong> collezione parmense (cat. 9) e nella Madonna col Bamb<strong>in</strong>o di<br />

Cremona (cat. 8). Amidaniani sono anche <strong>il</strong> volto di Gesù, quasi identico a quello<br />

dell’angelo sulla s<strong>in</strong>istra della Santa Croce di Napoli (cat. 2), e <strong>il</strong> panneggio, più<br />

rigonfio e meno scolpito di quelli tratteggiati dal modenese. Ma tipica è soprattutto<br />

la Verg<strong>in</strong>e <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiata, <strong>in</strong> una posa già segnalata da Marco Riccom<strong>in</strong>i come una<br />

soluzione peculiare del pittore (Riccom<strong>in</strong>i 1988, p. 137). Sulla base di tali considerazioni<br />

si può confermare la precoce proposta <strong>in</strong> favore dell’Amidani avanzata nel<br />

1987 da Cir<strong>il</strong>lo e Godi e datare <strong>il</strong> pezzo alla metà degli anni Dieci.<br />

Bibliografia: F<strong>in</strong>arte 1982, p. 10, n. 57; Cir<strong>il</strong>lo-Godi 1987, p. 78; Peruzzi 1987,<br />

pp. 82-83; ead. 1997, pp. 64-65.<br />

12. Santa Maria Maddalena, Oldenburg, Landesmuseum.<br />

Olio su tavola, cm 35,5x25,5.<br />

La Maddalena di Oldenburg venne acquistata nel 1804 ad Amburgo come<br />

Schedoni. Gli <strong>in</strong>ventari ottocenteschi e primonovecenteschi del museo la ricono-<br />

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