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l’Amidani da Corrado Ricci (1895), senza che la sua tesi suscitasse nell’immediato<br />

grandi consensi. Se <strong>in</strong>fatti Qu<strong>in</strong>tavalle (1930) assegnava la tela alla scuola di Annibale<br />

Carracci, Malafar<strong>in</strong>a (1976) l’attribuiva allo stesso maestro, aggregandola<br />

impropriamente alle copie degli affreschi correggeschi <strong>in</strong> San Giovanni già riferite<br />

ad Annibale e Agost<strong>in</strong>o. Tale accostamento <strong>in</strong>duceva <strong>in</strong> errore anche Raffaello<br />

Causa (1982), che <strong>in</strong>fatti la pubblicava come derivazione dal Correggio. Nel 1994<br />

Negro riproponeva <strong>in</strong>vece <strong>il</strong> nome dello Schedoni, ripreso poi dalla Cecch<strong>in</strong>elli<br />

(1999, pp. 83, 87; 1999a, pp. 88-91) e dalla Dallasta (1999a, pp. 154-155), conv<strong>in</strong>te<br />

dell’autografia schedoniana di tutte le nove tele un tempo nelle cappelle di Fontevivo.<br />

Differente la posizione di Mariella Ut<strong>il</strong>i (1994, p. 80), che ritornava all’ipotesi<br />

di Ricci, riportando l’analogo parere di Benati. La studiosa notava caratteri<br />

tipicamente amidaniani nei corposi angioletti, con le tipiche fossette ai gomiti,<br />

e particolarmente <strong>in</strong> quello a destra, la cui s<strong>in</strong>golare capigliatura svolazzante<br />

all’<strong>in</strong>dietro torna, pressochè identica, nell’angelo che regge <strong>il</strong> violone nella Santa<br />

Cec<strong>il</strong>ia di Capodimonte (cat. 23). A tali confronti potremmo aggiungere quello<br />

tra l’angioletto di s<strong>in</strong>istra e <strong>il</strong> Gesù nella tavola della Banca Popolare dell’Em<strong>il</strong>ia<br />

Romagna (cat. 11), che presenta lo stesso prof<strong>il</strong>o, pur a valori chiaroscurali<br />

<strong>in</strong>vertiti, e l’altro con <strong>il</strong> cielo nella pala di Collecchio (cat. 3), anch’esso giocato<br />

sulla successione concentrica di pesanti nuvole scure ad altre più lum<strong>in</strong>ose.<br />

Se <strong>in</strong> precedenza non avevo escluso la paternità schedoniana (Crispo 2000, pp.<br />

180-181), riconfermata tra l’altro da Negro e dalla Roio (2000, p. 96), ritengo ora<br />

che le nuove acquisizioni su Luigi Amidani avvalor<strong>in</strong>o la proposta della Ut<strong>il</strong>i, che<br />

è discutib<strong>il</strong>e solo sul piano cronologico. In effetti la Santa Croce e gli altri dip<strong>in</strong>ti<br />

di quel ciclo non vennero eseguiti entro <strong>il</strong> primo decennio del Seicento, ma agli<br />

<strong>in</strong>izi del successivo, come ho evidenziato nella scheda precedente, a cui r<strong>in</strong>vio <strong>per</strong><br />

una discussione più approfondita della questione. Sapendo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e che le nove tele<br />

dest<strong>in</strong>ate alle cappelle esterne del convento alludevano alle bas<strong>il</strong>iche romane, va<br />

da sè che la nostra si riferisse a Santa Croce <strong>in</strong> Gerusalemme, che è <strong>in</strong>fatti la città<br />

sommariamente tratteggiata <strong>in</strong> basso.<br />

Bibliografia: Nota... 1734, n. 47; Nota... 1767, n. 22; Arditi 1821, n. 11264;<br />

Perr<strong>in</strong>o 1830, p. 173; Pagano 1831, p. 67; Monumenti... 1832, II, n. 91E; Michel<br />

1837, p. 150; Quaranta 1848, n. 162; Pr<strong>in</strong>cipe di San Giorgio 1852, n. 162E; Valery<br />

1854, p. 94; Salazar 1870, n. 83888; Fiorelli 1873, p. 14; Monaco 1874, p.<br />

231; Ricci 1895, p. 181; Qu<strong>in</strong>tavalle 1930, n. 604; Malafar<strong>in</strong>a 1976, p. 130; Bev<strong>il</strong>acqua<br />

1979, p. 25; Causa 1982, pp. 102, 147; Mazzi 1986, p. 23; Bert<strong>in</strong>i 1987, p.<br />

291; Negro 1994, pp. 238, 245; Ut<strong>il</strong>i 1994, pp. 79-80; Cecch<strong>in</strong>elli 1999, pp. 71-87;<br />

ead. 1999a, pp. 88-91, 94-95; Dallasta 1999a, pp. 119, 154-155; Dallasta-Cecch<strong>in</strong>elli<br />

1999, pp. 280, 282; Crispo 2000, pp. 178-180; Negro-Roio 2000, pp. 19, 96.<br />

3. Madonna col Bamb<strong>in</strong>o e i Santi Antonio Abate e Francesco, Collecchio, San<br />

Pros<strong>per</strong>o.<br />

Olio su tela, cm 280x180.<br />

La pala era segnalata a f<strong>in</strong>e Settecento da Ireneo Affò: “Nella v<strong>il</strong>la di Collecchio<br />

vi ha un S. Francesco o<strong>per</strong>a bellissima di d. o autore [Pomponio Amidano]”.<br />

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