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proprio dallo Schedoni <strong>per</strong> accelerare la conclusione della serie, è altrettanto<br />
plausib<strong>il</strong>e che Luigi, allora ventenne, fosse allievo del modenese e <strong>per</strong> tale ragione<br />
gli venisse affidata parte della commissione. Sulla base di tali considerazioni possiamo<br />
dunque proporre una datazione entro la metà degli anni Dieci, forse nei<br />
primissimi anni del decennio. Non si può concludere senza accennare al senso<br />
complessivo del ciclo, i cui soggetti alludevano ai titoli delle bas<strong>il</strong>iche romane;<br />
attorno al convento si voleva <strong>in</strong>fatti riproporre un simbolico <strong>per</strong>corso giub<strong>il</strong>are,<br />
al cui <strong>in</strong>terno la stazione con la Sacra Famiglia, recante al centro la figura della<br />
Verg<strong>in</strong>e, corrispondeva evidentemente a Santa Maria Maggiore.<br />
Bibliografia: Copia... 1731, c. 157r; Inventario... 1734, n. 151; Inventario...<br />
1734a, rotolo A, n. 4; Nota... 1767, n. 40; Anders 1799, n. 253; Paterno 1806-16,<br />
n. 253; Riscontro... 1816-21, n. 566; Arditi 1821, n. 11251; Quaranta 1848, n.<br />
334; Pr<strong>in</strong>cipe di San Giorgio 1852, n. 330E; Valery 1854, p. 94; Salazar 1870, n.<br />
83892; Novelli 1870, p. 187; Fiorelli 1873, p. 14; Ricci 1895, pp. 179-181; De R<strong>in</strong>aldis<br />
1911, p. 250; Maggiore 1922, p. 264; Bertarelli 1927, p. 265; Mosch<strong>in</strong>i<br />
1927, p. 124; De R<strong>in</strong>aldis 1928, pp. XXIV, 4; Qu<strong>in</strong>tavalle 1930, n. 381; De Simone<br />
1933, p. 700; Galetti-Camesasca 1951, I, p. 53; Qu<strong>in</strong>tavalle 1960, p. 793; Bev<strong>il</strong>acqua<br />
1979, p. 26; Strazzullo 1979, p. 63; Frisoni 1986, pp. 79-80, 83 nn. 2, 5;<br />
Bert<strong>in</strong>i 1987, p. 297; Riccom<strong>in</strong>i 1988, pp. 133-134 n. 2, 140; Còccioli Mastroviti<br />
1989, p. 613; Frisoni 1989, p. 78; ead. 1992, p. 207; Ut<strong>il</strong>i 1994, p. 77; Cecch<strong>in</strong>elli<br />
1999, pp. 71-87; ead. 1999a, pp. 88-91, 94-95; Dallasta 1999a, pp. 153-154; Dallasta-Cecch<strong>in</strong>elli<br />
1999, pp. 281-282; Lasagni 1999, I, p. 100; Crispo 2000, pp.<br />
178-181; Negro-Roio 2000, pp. 19-20, 96; Ruesch s.d., p. 162.<br />
2. Santa Croce, Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte.<br />
Olio su tela, cm 130x89.<br />
La tela proviene da una delle nove cappelle esterne del convento cappucc<strong>in</strong>o di<br />
Fontevivo, come la Sacra Famiglia esam<strong>in</strong>ata alla scheda precedente, a cui si rimanda<br />
<strong>per</strong> un resoconto più dettagliato della vicenda storica. Passata nel 1710 alle<br />
collezioni ducali, era dest<strong>in</strong>ata al Palazzo di Colorno, dove risultava ascritta allo<br />
Schedoni (Nota... 1734). Veniva poi <strong>in</strong>viata a Napoli da Carlo di Borbone, assieme<br />
a gran parte della raccolta farnesiana, trovando un’<strong>in</strong>iziale collocazione nel<br />
Palazzo Reale. Da qui nel 1767 veniva trasferita al Palazzo di Capodimonte, come<br />
risulta dall’elenco st<strong>il</strong>ato <strong>in</strong> quell’occasione, dove è segnalata senza <strong>in</strong>dicazioni<br />
d’autore: “22. Croce tenuta da Angelo e due altri che l’adorano al. p. 5 l. 3 1/2”<br />
(Nota... 1767). Durante la sua visita a Capodimonte nel 1783 Tommaso Pucc<strong>in</strong>i la<br />
notava tra le tele riferite allo Schedoni, così commentandola: “Piccolo quadretto<br />
<strong>per</strong> alto <strong>in</strong> cui due angioletti sulle nubi atorno una croce situata <strong>in</strong> mezzo. Un<br />
altro la sostiene, e dietro <strong>in</strong> un campo di luce si vedono sortire molte teste di altri<br />
angelotti. È piccola cosa, ma è graziosa assai” (Mazzi 1986). In seguito <strong>il</strong> dip<strong>in</strong>to<br />
entrava nel Real Museo Borbonico, poi Museo Nazionale, <strong>per</strong> tornare <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a<br />
Capodimonte. La Santa Croce, di nuovo attribuita allo Schedoni nella prima<br />
metà del XIX secolo (Perr<strong>in</strong>o 1830; Michel 1837; Quaranta 1848) e poi declassata<br />
a o<strong>per</strong>a di scuola (Salazar 1870; Fiorelli 1873; Monaco 1874), veniva restituita al-<br />
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