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OPERE AUTOGRAFE<br />

1. Sacra Famiglia, Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte.<br />

Olio su tela, cm 130x92.<br />

Il dip<strong>in</strong>to proviene da una delle nove cappelle <strong>in</strong>serite nel muro di rec<strong>in</strong>zione<br />

del convento cappucc<strong>in</strong>o di Fontevivo. Alla sco<strong>per</strong>ta dell’orig<strong>in</strong>aria collocazione<br />

si è giunti sulla base degli atti di soppressione del convento da parte delle autorità<br />

francesi, dove si ricordavano “Nove Quadri che si dicono tante Copie tratte dagli<br />

Orig<strong>in</strong>ali dello Schedoni, e che esistevano nelle Capelle all’<strong>in</strong>torno del Rec<strong>in</strong>to, e<br />

che rappresentano Il 1°. S. Pietro 2°. S. Gio: Batta 3°: S. Lorenzo 4°. S. Paolo<br />

5°: La Madonna con S. Giuseppe, ed <strong>il</strong> Bamb<strong>in</strong>o 6°. La SS.ma Annunziata 7°. S.<br />

Sebbastiano 8° La S. Croce 9° La Decollazione di S. Gio: Batta” (ASPr, Atti di<br />

soppressione dei conventi 1805/26). Gli orig<strong>in</strong>ali erano stati acquisiti da Francesco<br />

Farnese, come dimostra la ricevuta sottoscritta <strong>il</strong> 22 dicembre 1710 dal padre<br />

guardiano di Fontevivo, Clemente da Fiorenzuola, relativa ad alcuni quadri <strong>in</strong>viati<br />

dal duca e dest<strong>in</strong>ati a non meglio precisate cappelle (ASPr, Casa e Corte<br />

Farnesiane, b. 53). Si tratta evidentemente delle copie dest<strong>in</strong>ate a sostituire i dip<strong>in</strong>ti<br />

rimossi e questo è provato dal fatto che proprio tra <strong>il</strong> novembre e <strong>il</strong> dicembre<br />

dello stesso anno alcuni pittori fossero pagati <strong>per</strong> nove copie dallo Schedoni<br />

(ASPr, Casa e Corte Farnesiane, b. 53). Vediamo dunque come f<strong>in</strong> dagli <strong>in</strong>izi del<br />

XVIII secolo la Sacra Famiglia, come del resto le altre tele del ciclo, venisse assegnata<br />

a Bartolomeo Schedoni. Tale attribuzione era confermata nell’<strong>in</strong>ventario<br />

del Palazzo Ducale steso nel 1731 (Copia...) e <strong>in</strong> quello dell’Appartemento dei<br />

Quadri redatto nel 1734: “del Schedoni Altro quadro <strong>in</strong> cornice come sopra alto<br />

b.a 2 on. 5 largo b.a 1 on. 8. La B.V. col Bamb<strong>in</strong>o, e S. Gius.e che legge” (Inventario...<br />

1734). Nello stesso anno <strong>il</strong> dip<strong>in</strong>to figurava tra quelli <strong>in</strong>viati a Napoli, al<br />

seguito di Carlo di Borbone, e anche <strong>in</strong> questo caso si ribadiva l’autografia schedoniana:<br />

“Quadro alto braccia 2, once 5; largo braccio 1, once 8 - Schedoni: La<br />

Beata Verg<strong>in</strong>e col Bamb<strong>in</strong>o e S. Giuseppe che legge” (Inventario... 1734a). Entrava<br />

qu<strong>in</strong>di nelle collezioni borboniche e veniva depositato presso <strong>il</strong> Palazzo Reale,<br />

<strong>per</strong> f<strong>in</strong>ire poi a Capodimonte, come risulta dal catalogo st<strong>il</strong>ato nel 1767, <strong>in</strong> occasione<br />

del trasferimento: “40. La Verg<strong>in</strong>e, <strong>il</strong> Bamb<strong>in</strong>o e S. Giuseppe d’ignoto al. p.<br />

5 l. 3 1/2” (Nota... 1767). Passava <strong>in</strong> seguito al Palazzo degli Studi, poi Real Museo<br />

Borbonico e Museo Nazionale, <strong>per</strong> approdare <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, dal 1957, alla r<strong>in</strong>novata<br />

Galleria di Capodimonte. Perso ormai <strong>il</strong> tradizionale riferimento allo Schedoni,<br />

r<strong>il</strong>anciato solo da Valery (1854), si succedevano proposte <strong>in</strong> favore della scuola<br />

carraccesca (Anders 1799; Arditi 1821) e schedoniana (Quaranta 1848; Pr<strong>in</strong>cipe<br />

di San Giorgio 1852; Fiorelli 1873), f<strong>in</strong>o alla restituzione a Giulio Cesare Amidani<br />

da parte di Ricci (1895). Quest’ultima ipotesi veniva condivisa dalla quasi totalità<br />

della critica successiva (De R<strong>in</strong>aldis 1911; Maggiore 1922; Mosch<strong>in</strong>i 1927; De R<strong>in</strong>aldis<br />

1928; Qu<strong>in</strong>tavalle 1930; Galetti-Camesasca 1951; Qu<strong>in</strong>tavalle 1960) f<strong>in</strong>o ai<br />

recenti <strong>in</strong>terventi della Frisoni (1986; 1989; 1992), di Riccom<strong>in</strong>i (1988) e della<br />

Ut<strong>il</strong>i (1994). Fiorella Frisoni (1986, pp. 79-80) sottol<strong>in</strong>eava soprattutto le deriva-<br />

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