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dip<strong>in</strong>ti: si pensi, ad esempio, al Martirio di San Bartolomeo nelle<br />

collezioni sabaude, <strong>in</strong>ventariato nel 1631 come Cerano e quattro<br />

anni dopo come Morazzone. A questo primo scambio attributivo,<br />

forse un vero e proprio raggiro ai danni dell’acquirente, ne seguivano<br />

altri ancora, tanto da ridurre <strong>il</strong> catalogo del pittore alle<br />

poche o<strong>per</strong>e esposte al pubblico nelle chiese parmensi. Così quando<br />

Pierre Crozat giungeva <strong>in</strong> Italia nei primi anni del Settecento<br />

acquistava almeno due dip<strong>in</strong>ti dell’Amidani, la Madonna col Bamb<strong>in</strong>o<br />

e San Carlo Borromeo (cat. 16) e la Strage degli Innocenti<br />

(cat. 19) oggi all’Hermitage, ma entrambi sotto nomi diversi e<br />

certo più eclatanti, quelli del Guerc<strong>in</strong>o e del Lanfranco 114 . Particolarmente<br />

significativo è <strong>il</strong> caso della Strage degli Innocenti, ceduta<br />

nel 1711 dalla corte farnesiana <strong>in</strong> contropartita di altri dip<strong>in</strong>ti: se<br />

<strong>in</strong>fatti nel contratto con <strong>il</strong> mercante Carlo Antonio Canopi veniva<br />

chiaramente specificato <strong>il</strong> riferimento al nostro pittore, pochissimi<br />

anni dopo, nel 1714-15, la stessa tavola veniva venduta al Crozat,<br />

con la già citata ascrizione al Lanfranco. La scarsa considerazione<br />

<strong>per</strong> l’artista nei primi anni del XVIII secolo sp<strong>in</strong>geva poi i Farnese<br />

a cedere altre due o<strong>per</strong>e, una Maddalena e una Carità (cat. 54,<br />

57), ma, curiosamente, proprio quel cono d’ombra faceva sì che<br />

due suoi dip<strong>in</strong>ti, forse tre, quelli <strong>in</strong>camerati dalle cappelle di Fontevivo,<br />

entrassero <strong>in</strong> quegli stessi anni nelle raccolte ducali con<br />

l’errata attribuzione allo Schedoni 115 .<br />

114 Acquistava anche una Madonna col Bamb<strong>in</strong>o e Santa Maria Maddalena<br />

(cat. 70) riferita all’ambito dei Carracci, che <strong>per</strong>ò <strong>in</strong> una successiva vendita veniva<br />

assegnata all’Amidani.<br />

115 Un problema ancora a<strong>per</strong>to è quello della produzione grafica dell’Amidani,<br />

di cui, al momento, non si conosce alcun esemplare sicuro. La Sacra Famiglia<br />

con San Giovann<strong>in</strong>o della Galleria Nazionale di Parma (<strong>in</strong>v. n. 929), a lui attribuita<br />

da Ricci (1894, pp. 70-71), da Pelicelli (1906, p. 95; 1912, p. 57) e dalla<br />

Frisoni (1992, p. 207), sembra <strong>in</strong>fatti una tarda derivazione dal ben noto modello<br />

schedoniano <strong>in</strong> collezione Mol<strong>in</strong>ari Pradelli a Marano di Castenaso, mentre<br />

l’Assunzione della Verg<strong>in</strong>e di collezione privata riferitagli da Tanzi (1988, p. 25),<br />

senz’altro più vic<strong>in</strong>a ai consueti st<strong>il</strong>emi amidaniani, suscita comunque qualche<br />

<strong>per</strong>plessità.<br />

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