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ecentemente pubblicati. Passava successivamente alla raccolta Barber<strong>in</strong>i, presso<br />

la quale era segnalato nei primi anni Venti (Mostra... 1922) e ancora a metà del<br />

decennio seguente (Foratti 1936). È assai probab<strong>il</strong>e che Armando Ottaviano<br />

Qu<strong>in</strong>tavalle parlasse della tela <strong>in</strong> questione quando nel 1939 confrontava l’Adorazione<br />

dei pastori e la Sepoltura di Cristo della Galleria Nazionale di Parma (cat.<br />

42-43) a un non meglio precisato quadro appartenente a Roberto Longhi, un accostamento<br />

avanzato <strong>per</strong>altro anche da quest’ultimo e da M<strong>in</strong>a Gregori. Da quella<br />

data e f<strong>in</strong>o al furto del 27 settembre 1981 la Sacra Famiglia con San Giovann<strong>in</strong>o<br />

ha fatto parte della raccolta Longhi e della Fondazione da lui istituita.<br />

Assai più complessa è la vicenda attributiva: alla mostra del 1922 sulla pittura<br />

italiana del Sei e Settecento la tela era apparsa dapprima come Morazzone e <strong>in</strong><br />

seguito, nella seconda edizione del catalogo, come Schedoni. Se tale ascrizione veniva<br />

accettata da Mosch<strong>in</strong>i (1927) e Foratti (1936), diverso era <strong>il</strong> parere di Longhi,<br />

che f<strong>in</strong> dalla mostra del 1922 aveva giudicato l’o<strong>per</strong>a “lombarda, al seguito<br />

del Morazzone, verso i Montalti” (Longhi 1961). Lo stesso studioso pensava poi al<br />

Genoves<strong>in</strong>o, seguito da M<strong>in</strong>a Gregori (1954; 1962), che <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>cludeva <strong>il</strong> quadro<br />

nel catalogo di quel pittore, datandolo alla fase giovan<strong>il</strong>e. Ma anche tale assegnazione<br />

veniva messa <strong>in</strong> discussione, <strong>in</strong>nanzitutto da Longhi (Boschetto 1971) e poi<br />

dalla Gregori, che escludeva la Sacra Famiglia dalle successive dissertazioni sull’artista.<br />

Un orientamento radicalmente diverso veniva espresso da Chiara<br />

d’Afflitto nel <strong>volume</strong> sulla Fondazione Longhi (1980), rifiutando le precedenti<br />

ipotesi schedoniana e lombarda e prospettando <strong>in</strong>vece una possib<strong>il</strong>e esecuzione<br />

genovese: “È <strong>il</strong> Cambiaso che fornisce qui <strong>il</strong> modello <strong>per</strong> la posa scomposta dei<br />

due bamb<strong>in</strong>i e <strong>per</strong> <strong>il</strong> plasticismo <strong>in</strong>certo ma lum<strong>in</strong>oso dei loro corpi. Inoltre lo<br />

scorcio del prof<strong>il</strong>o della Verg<strong>in</strong>e sembra ispirarsi alla Madonna col cappello della<br />

Raccolta D’Avack di Roma [...] Delle geometriche e lum<strong>in</strong>escenti costruzioni del<br />

pittore ligure si nota qui ancora <strong>il</strong> ricordo nella composizione a larghe zone concentriche<br />

di colore, ma la realizzazione più morbida e l’uso meno astratto della<br />

luce sono già seicenteschi da datarsi entro i primi due decenni del secolo. Non<br />

basta tuttavia <strong>il</strong> debito col Cambiaso [...] ad <strong>in</strong>dividuare l’autore del nostro dip<strong>in</strong>to.<br />

Più che ad ogni altro egli si avvic<strong>in</strong>a all’Ansaldo, la cui nota Fuga <strong>in</strong> Egitto<br />

(Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica) ha un’<strong>in</strong>venzione sim<strong>il</strong>e nell’ampia e<br />

circolare ricaduta del manto; e così anche sono aff<strong>in</strong>i le fronde degli alberi, leggerissime<br />

e toccate di luce, e i panneggi rigonfi di pieghe. Eppure <strong>il</strong> fondo di venetismo<br />

che la realizzazione più pittorica e ricca sott<strong>in</strong>tende non consente di str<strong>in</strong>gere<br />

i rapporti con quegli esempi, e difatti <strong>il</strong> Longhi ebbe a def<strong>in</strong>ire questa tela ‘tanto<br />

bella quanto problematica’”.<br />

A parte le conclusioni le note della D’Afflitto sono <strong>in</strong> buona parte condivisib<strong>il</strong>i e<br />

si attagliano <strong>per</strong>fettamente alla fase tarda di Luigi Amidani. Il prof<strong>il</strong>o della Verg<strong>in</strong>e<br />

è <strong>in</strong>fatti pienamente amidaniano, come <strong>il</strong> volto di Giuseppe, che riprende le<br />

fisionomie del portatore di s<strong>in</strong>istra nei due Trasporti di Cristo di Parigi e Vienna<br />

(cat. 21-22), e quello di Gesù, letteralmente copiato dalla Madonna col Bamb<strong>in</strong>o<br />

recentemente apparsa da Sotheby’s (cat. 40). Al più classico re<strong>per</strong>torio del pittore<br />

appartengono anche la manica rigonfia di Maria, anticipata nella pala dell’Oratorio<br />

dei Rossi (1616) (cat. 10), e lo sfondo boscoso, confrontab<strong>il</strong>e, <strong>per</strong> la<br />

resa punt<strong>in</strong>ata del fogliame, alla giovan<strong>il</strong>e pala di Vigatto (1612) (cat. 7) e, <strong>per</strong> la<br />

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