29.05.2013 Views

scarica il volume in formato pdf - Comitato Parmense per l'arte

scarica il volume in formato pdf - Comitato Parmense per l'arte

scarica il volume in formato pdf - Comitato Parmense per l'arte

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

36. Martirio di San Bartolomeo, Tor<strong>in</strong>o, Galleria Sabauda (<strong>in</strong>v. n. 882).<br />

Olio su tela, cm 222x145.<br />

La tela sabauda veniva descritta <strong>per</strong> la prima volta nell’Inventaro di Quadri di<br />

Pittura di S.A.S. che si ritrovano <strong>in</strong> Castello fatto hoggi <strong>il</strong> primo di settembre<br />

1631, che segnalava “Nel anticamera nova <strong>in</strong> testa del salone” <strong>il</strong> “Quadro di S.<br />

Bartolomeo figure grandi, cornice grande <strong>in</strong>tagliata e dorata, maniera come del<br />

Serrano, larg. a p. di 3, alt. a 4” (ASTo, Camerale, art. 801). Nel successivo catalogo<br />

di Antonio Della Cornia, redatto nel 1635, <strong>il</strong> “San Bartolomeo scorticato alla<br />

colonna con un angelo che gli porta la palma” era riferito al Morazzone, con la<br />

post<strong>il</strong>la “Dei migliori” (Baudi di Vesme 1897). Se poi Callery (1854) pensava ad<br />

Andrea Carlone e la Gabrielli (1971) tornava all’antica ascrizione morazzoniana,<br />

M<strong>in</strong>a Gregori (1973) vi riconosceva una prova <strong>in</strong>iziale del Genoves<strong>in</strong>o, <strong>per</strong> deviare<br />

<strong>in</strong> seguito su un “morazzonesco con <strong>in</strong>tenti aff<strong>in</strong>i ai Danedi” (Gregori 1990). Si<br />

aggiungeva poco dopo la riflessione di Giovanni Romano (1995a, p. 32), secondo<br />

cui la tela “va collegata senza più esitazioni alla cerchia di Isidoro Bianchi e più<br />

specificamente a una notevole <strong>per</strong>sonalità che sapeva guardare anche alle novità<br />

caravaggesche francesi (qualcosa di Vouet si r<strong>il</strong>eva nell’angioletto <strong>in</strong> alto); la speciale<br />

raff<strong>in</strong>atezza <strong>per</strong>sonale del pittore, pur attratto dagli estremi dell’orrido, si<br />

riconosce ancora meglio nell’unica altra o<strong>per</strong>a che gli si può a tutt’oggi attribuire:<br />

si tratta del Supplizio di Marsia dei Musei del Castello di M<strong>il</strong>ano, che ultimamente<br />

ha dato del f<strong>il</strong>o da torcere a fior di conoscitori”. Ancora Romano (1995a, p. 33 n.<br />

69) concludeva: “una fortunata ricerca potrebbe forse <strong>in</strong>dividuare <strong>il</strong> nome di<br />

questo maestro nella Consegna degli orig<strong>in</strong>ari di M<strong>il</strong>ano 1625 dell’Archivio di<br />

Stato tor<strong>in</strong>ese, dove <strong>per</strong>ò non compare Isidoro Bianchi”. Il collegamento dei due<br />

dip<strong>in</strong>ti, anticipato dallo studioso al convegno su Andrea Pozzo del 1992 (ed.<br />

1996), veniva r<strong>il</strong>evato <strong>in</strong>dipendentemente da Marco Tanzi <strong>in</strong> sede di comitato<br />

scientifico della mostra Un museo da scoprire... (1993), dove era esposto <strong>il</strong> citato<br />

Apollo e Marsia del Castello Sforzesco (cat. 38). Lo stesso Tanzi (1999b) si è<br />

recentemente espresso <strong>in</strong> favore della cerchia di Isidoro Bianchi, affermando<br />

<strong>in</strong>oltre: “giova sottol<strong>in</strong>eare ancora una volta sia l’elevata qualità sia la cronologia<br />

precoce dei dip<strong>in</strong>ti del Castello e della Galleria Sabauda che si segnalano, a questo<br />

punto, fra i prodotti più <strong>in</strong>teressanti della pittura lombarda negli anni cupi<br />

che precipitano verso la grande peste manzoniana del 1630; di un autore che si<br />

pone senza cedimenti sullo stesso piano dei maggiori pittori attivi nella M<strong>il</strong>ano di<br />

quegli anni”.<br />

La storia della tela vede dunque un susseguirsi di attribuzioni lombarde, ben<br />

lontane dal cogliere <strong>il</strong> vero artefice, ma del tutto giustificab<strong>il</strong>i alla luce del soggiorno<br />

m<strong>il</strong>anese di Luigi Amidani e della sua straord<strong>in</strong>aria capacità mimetica.<br />

Non vi possono essere dubbi <strong>in</strong>fatti sulla paternità amidaniana, come dimostrano<br />

tutte le componenti del dip<strong>in</strong>to: <strong>il</strong> volto dell’angelo è ricopiato da quello<br />

coronato nella Sacra Famiglia e Santi di Casalmaggiore (1619) (cat. 27), così<br />

come la testa sofferente di Bartolomeo corrisponde esattamente, pur nel diverso<br />

scorcio, a quella di Giuseppe nella stessa pala casalasca. Caratteristici sono poi<br />

<strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o del carnefice di s<strong>in</strong>istra con le solite orbite cieche, ma anche i dettagli<br />

anatomici e i panneggi, che trovano puntuali riscontri nelle ultime o<strong>per</strong>e di<br />

108

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!