Ancora una volta Natale - Gruppo Alpini Milano Centro
Ancora una volta Natale - Gruppo Alpini Milano Centro
Ancora una volta Natale - Gruppo Alpini Milano Centro
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Numero 73 - Anno XIII/5 - Dicembre 2012<br />
Fotocopiato in proprio da: Associazione Nazionale <strong>Alpini</strong> - Sezione di <strong>Milano</strong> - <strong>Gruppo</strong> <strong>Milano</strong> <strong>Centro</strong> “Giulio Bedeschi”<br />
Redazione: Via Vincenzo Monti 36 - 20123 <strong>Milano</strong> - tel. 02 48519720 - Responsabile: A lessandro Vincenti - Inviato gratis ai Soci.<br />
Sito web: www.alpinimilanocentro.it E-mail: alpindeldomm@alpinimilanocentro.it<br />
<strong>Ancora</strong> <strong>una</strong> <strong>volta</strong> <strong>Natale</strong><br />
Mentre scrivo questi miei auguri, che<br />
desidero con tutto il cuore fare, e non<br />
solo per rispetto della tradizione –<br />
anche quest’anno mi sono ridotto<br />
all’ultimo momento a causa dei tantissimi<br />
impegni di ogni natura – ho ancora<br />
negli occhi lo spettacolo entusiasmante<br />
del nostro Duomo, pieno come<br />
sempre di <strong>Alpini</strong> che ancora <strong>una</strong> <strong>volta</strong><br />
hanno voluto essere presenti alla Messa<br />
Prisco. L’immagine della Chiesa<br />
che le telecamere prendevano<br />
d’infilata dall’altare ai portali era<br />
<strong>una</strong> esaltazione del verde dei vessilli –<br />
ben 52 – e gagliardetti – presenti addirittura<br />
in 320 – e dei loro tricolori.<br />
E là, sullo splendido Altare, uno vicino<br />
all’altro, il Vessillo della nostra<br />
Sezione, che da più di cinquant’anni<br />
organizza e ospita questa manifestazione,<br />
ed il Labaro della Associazione,<br />
luccicante con le sue 215 medaglie<br />
d’oro. Immagini tutte, vi assicuro, che<br />
non possono non dare <strong>una</strong> stretta al<br />
cuore, e che ispirano sentimenti forse<br />
tra loro discordanti: tristezza per<br />
quello che rappresentano le 207 medaglie<br />
d’oro, per tutti i nostri veci<br />
“andati avanti” per adempiere al loro<br />
dovere, gioia per la continua presenza,<br />
dove la necessità o le disgrazie<br />
naturali chiamano, della penna nera,<br />
gioia per questo sentimento che accom<strong>una</strong><br />
tutti coloro che hanno indossato<br />
questo cappello che ciascuno di noi ha<br />
portato con orgoglio e che tiene con<br />
religiosa cura tra le cose più care,<br />
gioia che, in questi nostri primi 140<br />
anni, porta tutti noi, appena possibile,<br />
a trovarci, a riunirci, a fare festa, magari,<br />
e perché no, intonando un nostro<br />
canto o bevendo un bicchiere di vino.<br />
Ricordare i morti, aiutando i vivi.<br />
<strong>Ancora</strong> <strong>una</strong> <strong>volta</strong> tantissimi <strong>Alpini</strong> non<br />
hanno voluto mancare a questo annuale<br />
appuntamento, che ricorda i nostri<br />
veci ma che, fatto sotto le festività di<br />
<strong>Natale</strong> vuole rappresentare anche un<br />
augurio per il prossimo anno nuovo.<br />
E mi ha sinceramente commosso anche<br />
la presenza di un caro amico che,<br />
pur avendo avuto di recente, un grandissimo<br />
lutto, ha voluto, nonostante<br />
tutto, essere presente.<br />
L’atmosfera solenne della Cerimonia<br />
è stata sottolineata dai nostri canti del<br />
1916, <strong>Natale</strong> di guerra<br />
(<strong>Milano</strong>, collezione privata)<br />
Coro della Sezione, e, al termine,<br />
dalla Preghiera dell’Alpino recitata,<br />
quest’anno, dal reduce della seconda<br />
Guerra Mondiale, medaglia<br />
d’Argento, Gen. Luigi Morena.<br />
Ed è con questo spirito di fratellanza<br />
ed amicizia che desidero essere idealmente<br />
vicino a Voi, carissimi Soci<br />
del <strong>Gruppo</strong>, a tutti gli Amici, a gli<br />
Aiutanti, e fare a ciascuno di Voi ed<br />
alle vostre famiglie i miei più affettuosi<br />
e sinceri auguri di Buon <strong>Natale</strong><br />
e di un Nuovo Anno che, finalmente,<br />
ci riservi un po’ di tranquillità e di<br />
serenità.<br />
Il vostro Capogruppo,<br />
quest’anno un po’ malinconico<br />
Alpin del Domm – 1
2 – Alpin del Domm<br />
POCHI MA<br />
CERTAMENTE BUONI<br />
Negli anni passati ci siamo spesso meravigliati,<br />
e quindi lamentati, che la nostra<br />
Sezione non organizzasse qualche celebrazione<br />
per il 4 novembre, festa che ora,<br />
pudicamente, viene chiamata “delle Forze<br />
Armate e dell’Unità Nazionale” (o qualche<br />
cosa di simile) ma che per me e tanti di noi<br />
rimane la Festa, il ricordo della Vittoria<br />
della Grande Guerra.<br />
Quest’anno, pertanto, il Consiglio del<br />
<strong>Gruppo</strong>, approfittando del fatto che, come<br />
è oramai noto, ci è stata affidata la custodia<br />
e la manutenzione dei monumenti sul<br />
Monte Stella, ha deliberato di dedicare <strong>una</strong><br />
brevissima cerimonia alla ricorrenza, depositando<br />
<strong>una</strong> corona sul “nostro” monumento.<br />
Ovviamente della notizia è stata<br />
data comunicazione ai nostri Soci, sia con<br />
la pubblicazione sul nostro giornale, che<br />
con <strong>una</strong> circolare.<br />
La breve manifestazione era anche<br />
l’occasione per la prima uscita della nuova<br />
fiammante Bandiera Tricolore, acquistata<br />
dal <strong>Gruppo</strong> per la circostanza, non potendo<br />
predisporre in loco un rituale “ alzabandiera”.<br />
Ci siamo quindi ritrovati all’inizio del<br />
sentiero di Monte Stella, con la pioggia<br />
che ci ha concesso un po’ di tregua. Erano<br />
presenti le rappresentanze di tutti i Servizi:<br />
<strong>una</strong> rappresentanza del Consiglio Direttivo<br />
di <strong>Gruppo</strong> (n. 1, oltre il CG: grazie Giancarlo),<br />
<strong>una</strong> rappresentanza delle Forze<br />
Armate (n. 1: grazie Renzo), <strong>una</strong> rappresentanza<br />
della protezione Civile, in divisa<br />
(n. 1: grazie Alessandro), un rappresentante<br />
del Servizio d’Ordine (n. 1: grazie Filippo),<br />
un rappresentante dei Soci (n. 1: grazie<br />
Roberto), un rappresentante degli aiutanti<br />
(n. 1: grazie Silvio), <strong>una</strong> rappresentante<br />
degli amici (n. 1: grazie Paola).<br />
Immancabile, ovviamente, l’Alfiere per il<br />
gagliardetto (grazie Daniele).<br />
La Bandiera, affidata al Servizio d’Ordine,<br />
apriva il corteo, seguita dalla corona, nelle<br />
valide mani del burbero Tesoriere, quindi<br />
dal Gagliardetto, e a seguire tutti gli altri<br />
(in numero di 4).<br />
Arrivati al monumento, sono stati resi gli<br />
onori ai caduti con la deposizione della<br />
corona, quindi il CG ha recitato la preghiera<br />
dell’Alpino e, quindi, “sciogliete le righe”:<br />
in tutto, meno di cinque minuti.<br />
Al termine della cerimonia, il Tesoriere ha<br />
voluto bagnare, e tutti i presenti non si<br />
sono certo sottratti, il suo onomastico per<br />
San Carlo.<br />
Sono stato veramente lieto che il <strong>Gruppo</strong><br />
abbia potuto avere la sua piccola breve<br />
cerimonia a ricordo dei nostri Caduti, e<br />
sono certo di interpretare anche il pensiero<br />
di tutti coloro che erano presenti. Appuntamento<br />
quindi al 4 novembre 2013, con la<br />
speranza di essere presenti quanto meno in<br />
dieci.<br />
Il Capogruppo<br />
SANTA MESSA DI NATALE 2012<br />
PER I VOLONTARI<br />
DI PROTEZIONE CIVILE<br />
Lo scorso 1° dicembre l’Unità di Protezione<br />
Civile dell’Associazione Nazionale <strong>Alpini</strong><br />
Sezione di <strong>Milano</strong>, per la prima <strong>volta</strong> nella<br />
sua storia, ha celebrato la Santa Messa di<br />
<strong>Natale</strong> per i propri volontari.<br />
La funzione è stata celebrata presso la sede<br />
operativa di Cesano Maderno, all’interno di<br />
un tendone allestito per l’evento. Forse non<br />
sarà stato perfettamente riscaldato (quasi<br />
nessuno si è tolto il giaccone), ma la scelta<br />
di <strong>una</strong> “location” così insolita e funzionale<br />
all’occorrenza,ha contribuito non poco a<br />
creare un’atmosfera ideale per l’evento.<br />
Dopo la consueta assemblea annuale, Monsignor<br />
Angelo Bazzari e Don Luca (il cui<br />
aiuto è stato preziosissimo) hanno celebrato<br />
la S. Messa. Nel corso dell’omelia Monsignor<br />
Bazzari non solo ha evidenziato i valori<br />
della nostra protezione civile, ma ha anche,<br />
ripetutamente, sottolineato il ruolo fondamentale<br />
che essa riveste nella società attuale,<br />
facendo riferimento ai continui interventi<br />
di quest’ultimo periodo, in cui le calamità<br />
non sembrano avere mai fine. In un momento<br />
di così alto climax è stata recitata la Preghiera<br />
dell’Alpino e, in conclusione, quando<br />
emozione e commozione erano sentimenti<br />
palpabili, è stata intonata da tutti i partecipanti<br />
“Signore delle cime”. Al termine di<br />
questo momento di grande comunione di<br />
fede, ideali e stati d’animo, il Dottor Giorgio<br />
Grandesso, direttore della Protezione Civile<br />
della Provincia di <strong>Milano</strong>, ha consegnato ai<br />
volontari l’attestato di superamento<br />
dell’esame finale del corso base per volontari<br />
di protezione civile; corso che si è tenuto<br />
presso la sede del <strong>Gruppo</strong> ANA di Cinisello<br />
Balsamo e che è stato organizzato dal CCV<br />
della Provincia di <strong>Milano</strong> in collaborazione<br />
con la nostra unità di Protezione Civile.<br />
Sicuramente l’atmosfera era meno solenne<br />
rispetto a quanto si era svolto prima, ma era<br />
meraviglioso e mi ha reso pieno di orgoglio<br />
vedere l’entusiasmo e l’impegno che tutti i<br />
volontari hanno profuso nel corso di questi<br />
mesi. La serata si è conclusa con <strong>una</strong> cena,<br />
che ha coinvolto tutti gli invitati, personalità,<br />
volontari e loro familiari, in un momento<br />
di festa ed aggregazione nell’autentico spirito<br />
alpino. Auspico vivamente che questa<br />
serata venga ripetuta nei prossimi anni con<br />
l’intento di continuare a perpetuare e a far<br />
conoscere i valori della protezione civile<br />
anche attraverso queste tradizioni di convivialità.<br />
Alessandro Gandola<br />
1916: NATALE DI<br />
GUERRA A MILANO<br />
Cosa fece la città di <strong>Milano</strong> durante il Santo<br />
<strong>Natale</strong> nell’anno di guerra del 1916? Ecco il<br />
sunto della cronaca riportata sul Corriere<br />
della Sera del 25/26 dicembre.<br />
Tutta la città lavora: è tutta concorde, animosa,<br />
amorosa e cerca i modi migliori per<br />
mostrarsi memore di chi è lontano a combattere.<br />
La guerra ha dato adito a iniziative<br />
nuove, ma non ha distrutto le vecchie<br />
tradizioni. Il <strong>Natale</strong> della Stampa ha dato<br />
ai poveri non solo il necessario per il giorno<br />
di <strong>Natale</strong>, ma anche un po’ del superfluo.<br />
Cinquemila cesti con cibo sono stati<br />
distribuiti.<br />
La Società della Tazzinetta Benefica (che<br />
esiste ancor oggi – n.d.r.), ha fornito doni<br />
e pranzi natalizi ai diseredati.<br />
L’Arcivescovado ha distribuito 1500 cesti.<br />
La Fonderia Milanese dell’Acciaio ha<br />
distribuito indumenti invernali e doni ai<br />
figli degli operai richiamati.<br />
Sono poi fiorite iniziative minori, ma certo<br />
non meno importanti: primeggia l’attività<br />
dell’Ufficio del Comune di <strong>Milano</strong> dei<br />
Pacchi dono pro Combattenti che ha spedito<br />
ben ventisettemila pacchi per il fronte,<br />
con dentro cose utili che riassumono le<br />
abitudini casalinghe; fra queste anche alcuni<br />
indumenti di lana (guanti, sciarpe,<br />
passamontagna e calze) che moltissime<br />
brave signore hanno confezionato.<br />
L’Umanitaria ha donato settemila confezioni<br />
per i feriti ricoverati nei trentacinque<br />
ospedali suoi e della Sanità militare.<br />
Il Posto di Ristoro alla Stazione Centrale<br />
ha offerto cinquemila tazze di brodo caldo<br />
ai soldati di passaggio e – inoltre – ha<br />
offerto sigari, sigarette, frutta, dolci, cartoline<br />
e almanacchi.<br />
Ovunque poi pullulano espedienti per raccogliere<br />
fondi per gli orfani e le vedove di<br />
guerra: per esempio viene mostrato il proiettile<br />
austriaco da 420 mm esposto al<br />
pubblico in via Manzoni 10 al prezzo<br />
d’ingresso di 20 centesimi. Infine il Touring<br />
Club Italiano, guidato dal cavalier<br />
Mario Tedeschi e dal nobile Carlo Murani,<br />
con dieci ragazzi scelti, è partito per il<br />
fronte della Marmolada, verso le posizioni<br />
tenute dagli alpini del Capitano Arturo<br />
Andreoletti, portando lassù doni, vesti di<br />
lana, dolci e tanto, tanto conforto.<br />
Chi si aggira per la città vede i negozi<br />
splendidi e pieni di ricchi oggetti: si stupisce<br />
pensando che è pur sempre <strong>Natale</strong> di<br />
Guerra. Si deve pertanto ricordare di risparmiare.<br />
Ogni sciupìo di denaro e di<br />
robe è delitto! Se c’è chi ama profondere<br />
il suo, si ricordi che esiste un modo ottimo<br />
e santo di farlo: beneficiare!<br />
Parole dette quasi cent’anni fa e che sembrerebbero<br />
scritte per il nostro attuale tempo<br />
… di guerra … contro la crisi e gli sperperi<br />
di male amministrazione!!!<br />
Abbì
15 novembre 2012<br />
nel mio 90° compleanno<br />
tra gli amici dell’ANA<br />
Un grazie a tutti per i graditissimi Auguri<br />
che ricambio di cuore con la speranza che<br />
anche voi possiate raggiungere “in forma<br />
fisica e soprattutto intellettuale” il traguardo<br />
dei 90.<br />
Mi viene chiesto, sovente, quale sia il segreto<br />
della mia longevità. Cercherò di dare<br />
<strong>una</strong> risposta:<br />
_ sicuramente fattori ereditari, avere alle<br />
spalle <strong>una</strong> famiglia longeva,<br />
_ l’essermi dedicato all’insegnamento ed<br />
aver trascorso quindi sessant’anni della<br />
mia vita tra i giovani,<br />
_ <strong>una</strong> vita familiare tranquilla e regolare,<br />
della quale sono grato a Beppina che mi<br />
ha sempre sopportato e aiutato, soprattutto<br />
nei momenti difficili,<br />
_ ma debbo anche molto al caso, a tutta<br />
<strong>una</strong> serie di circostanze fort<strong>una</strong>te.<br />
Da giovane avrei voluto approfondire gli<br />
studi letterari per dedicarmi al giornalismo;<br />
finii con l’andare invece a Roma,<br />
con <strong>una</strong> borsa di studio dell’Opera Balilla,<br />
perché in casa quattrini per farmi studiare<br />
alle superiori ed all’università di Padova o<br />
di Trieste, non ce n’erano e non avevo<br />
alternative: m a anche l’aver scelta la Farnesina<br />
e quindi lo studio dell’Educazione<br />
Fisica si rivelò <strong>una</strong> scelta vincente.<br />
Determinante, poi, fu l’anno di nascita,<br />
1922, abbinato al diploma di Scuola Media<br />
Superiore, conseguito a Roma. Non<br />
viene quasi mai data importanza, infatti, a<br />
questo fattore che invece decide del nostro<br />
destino, mio e di molti miei coetanei.<br />
Quasi tutti gli <strong>Alpini</strong> classe 1922 vennero<br />
chiamati alle armi e mandati a combattere<br />
in Grecia e poi in Russia, comandati – per<br />
quel che riguarda gli ufficiali subalterni di<br />
complemento – da quelli nati nel 1920 e<br />
1921. Una grossa parte degli ufficiali sacrificatisi<br />
in Russia proveniva infatti dal<br />
famoso corso “ Aosta 1941”. Gli Universitari<br />
della mia classe vennero invece messi<br />
in congedo provvisorio per essere poi<br />
chiamati alle armi solo due anni dopo, nel<br />
1943, per preparare i complementi che nei<br />
piani dello Stato Maggiore avrebbero dovuto<br />
sostituire gli ufficiali delle classi precedenti<br />
caduti in combattimento. E quando<br />
si profilò, in Italia, lo sbarco alleato,<br />
fummo caricati sulle tradotte e spediti<br />
frettolosamente nelle Puglie con compiti<br />
anti-paracadutisti.<br />
Ma il tempo per impiegarci non ci fu, perché<br />
nelle Puglie ci colsero prima la caduta<br />
del Fascismo, 25 luglio 1943, poi la tragedia<br />
dell’8 settembre. Passata la buriana (i<br />
tedeschi pressati dalle avanguardie nemiche,<br />
non ebbero per fort<strong>una</strong> il tempo per<br />
occuparsi di noi che eravamo stato - tra<br />
l’altro- abbandonati del tutto privi di ordi-<br />
ni e di informazioni) ci ripresentammo, a<br />
Bari, ai comandi che cercavano di rimettere<br />
in piedi quello che era rimasto dell’Esercito<br />
e finimmo quasi tutti – anche perché <strong>una</strong><br />
gavetta di brodo in cui navigavano sette<br />
(dicesi 7) maccheroni ed <strong>una</strong> pagnotta ce la<br />
davano – con l’arruolarci nel Corpo Italiano<br />
di liberazione. Unica alternativa, disertare,<br />
con la certezza d’essere denunciati e finire<br />
in carcere a Gaeta.<br />
Con tutti gli sbandati che giravano a quei<br />
tempi e gli stranieri, anche di colore, che<br />
non ci volevano molto bene, meglio dunque<br />
l’Esercito che, un’arma, per farci rispettare,<br />
ce la dava.<br />
Il resto lo conoscete, è riportato nel mio<br />
diario, a partire dalla conquista di Monte<br />
Marrone, impresa che onora gli alpini<br />
italiani, sia perché – dopo il tragico battesimo<br />
di sangue di Montelungo – ci ha imposto<br />
al rispetto degli anglo-americani, sia<br />
perché ha fatto rialzare la testa a tutti i<br />
ragazzi del CIL (fanti, bersaglieri, paracadutisti,<br />
marinai artiglieri) i quali, da quel<br />
momento, inorgogliti e trainati dal nostro<br />
esempio, ci hanno affiancato con quella<br />
determinazione e valore che, due mesi più<br />
tardi, ha contribuito ad aprire agli alleati,<br />
sulle montagne del Molise, la catena delle<br />
Mainarde – nella vittoriosa battaglia di<br />
sfondamento della linea Gustav – la strada<br />
per Roma.<br />
Nei mesi successivi, la risalita dell’Italia,<br />
sempre all’attacco delle divisioni tedesche<br />
in ritirata, le cui retroguardie per ritardare<br />
l’avanzata degli alleati, organizzavano<br />
delle linee successive di difesa che dovevano<br />
di <strong>volta</strong> in <strong>volta</strong> neutralizzare.<br />
Ma si trattò, comunque, di <strong>una</strong> “ Guerra da<br />
Signori”, come l’avevo definita nella prima<br />
edizione del diario, <strong>una</strong> guerra fort<strong>una</strong>ta<br />
dove si moriva soltanto sui campi minati<br />
o nei combattimenti, negli attacchi alle<br />
loro postazioni, tal<strong>volta</strong> per fuoco amico,<br />
ma non anche di freddo e di fame.<br />
“Tocca a chi tocca, quando si muore”,<br />
diciamo noi alpini. E se non ci furono, sul<br />
fronte italiano, le spaventose perdite della<br />
Russia, ogni sera contavamo anche noi i<br />
nostri Caduti: molti dei miei compagni di<br />
corso uffici ali – eravamo stati inviati al<br />
fronte con il grado di Sergente AUC Comandante<br />
di squadra – sono stati nominati<br />
Sottotenenti “ alla memoria”. I più fort<strong>una</strong>ti,<br />
quelli che ce l’hanno fatta a “ tornare a<br />
baita”, sono stati invece promossi, sempre<br />
al fronte, per “ meriti speciali”.<br />
Nel 1946, il sospirato congedo, il ritorno a<br />
casa.<br />
Otto anni di insegnamento nel Friuli, tre a<br />
Udine, cinque a Sacile. Nel 1951, un richiamo,<br />
a Tarvisio, nella Julia. Poi, nel<br />
1956 il matrimonio e il trasferimento a<br />
<strong>Milano</strong>.<br />
A <strong>Milano</strong>, vent’anni di insegnamento al<br />
liceo classico “Berchet”, più trenta di docenza<br />
all’ISEF Statale della Lombardia,<br />
Università di <strong>Milano</strong>. E <strong>una</strong> intensa vita<br />
professionale che ha sicuramente concorso<br />
a mantenermi in forma e in buona salute,<br />
fino ai nostri giorni.<br />
E adesso? Solo l’anagrafe non perdona a<br />
nessuno.<br />
Più si lasciano alle spalle, meno ne rimangono<br />
davanti. Ma se la legge del tempo<br />
batte alle porte, chiunque abbia portata<br />
con orgoglio la penna nera e servita con<br />
onore – in pace come in guerra – la Patria,<br />
sa che non sarà dimenticato.<br />
Nell’attesa, speriamo lunga, brindiamoci<br />
sopra.<br />
Sergio Pivetta<br />
Alpin del Domm – 3
La pubblicazione “ Agli attesi ed a coloro che non torneranno - valore sacrificio gloria” del 25 gennaio 1953 raccoglie scritti e immagini<br />
raccolti a cura del Comitato Onoranze Caduti Dispersi Russia, la cui presidenza era composta da: Comitato Mamme dei dispersi<br />
in guerra; Alleanza Famigliare; Ass. Naz. Famiglie Caduti in guerra; Ass. Naz. <strong>Alpini</strong>; Ass. Naz. Bersaglieri; Unione Nazionale Reduci<br />
di Russia.<br />
Nell’imminenza del 70° anniversario della battaglia di Nikolajevka ed in ricordo del <strong>Natale</strong> 1942, Vi proponiamo un testo di Dino<br />
Buzzati. L’intero fascicolo sarà prossimament e visionabile sul nostro sito www.alpinimilanocentro.it<br />
4 – Alpin del Domm
Madonnina del Duomo<br />
Alta sopra la guglia traforata<br />
Sulle case tu vegli<br />
E su questa piazzuola.<br />
Qui sei la casa e sei il focolare<br />
Sei la speranza di ritornare<br />
Sei la certezza della vittoria.<br />
Oh! Chi ritorna:<br />
Poterti vedere<br />
<strong>Ancora</strong> sul Duomo<br />
Splendente nel sole,<br />
Reggendo in mano<br />
La nostra bandiera!<br />
Tra l’irta selva<br />
Di guglie sottili<br />
Si leveranno<br />
- un soffio nel cielo -<br />
Non cori d’angioli<br />
In candide stole<br />
ma il fitto volo<br />
Dell’ anime<br />
Di tutti i caduti:<br />
Quelli lontani<br />
Dispersi, caduti<br />
Sul Nipro, sul Don …<br />
Oh! Chi ritorna!<br />
Poterti vedere:<br />
Non voli d’angioli<br />
O Madonnina,<br />
Saranno i martiri<br />
A farTi corona,<br />
Quelli che portano<br />
<strong>Ancora</strong> nel mondo<br />
Il tuo Figliolo<br />
Nel nome di Roma.<br />
(dalla Canzone del Donez)<br />
Alpin del Domm – 5
Immagine di Bruno Riosa, la stessa mano che ha decorato la sala della mescita della Sede della Sezione di <strong>Milano</strong>, in via Rovani s.n.<br />
6 – Alpin del Domm
La giuria del concorso “Quel giorno da<br />
alpino che non potrò mai dimenticare”,<br />
promosso dal Comitato Organizzatore in<br />
occasione dell’Ad<strong>una</strong>ta di Bolzano, ha<br />
scelto, tra gli oltre duecento elaborati, i<br />
cinque migliori racconti sulla naja:<br />
“Gemona” di Luigino Bravin, “Mandi,<br />
mandi” di Gianfranco Dal Mas,<br />
“Strategia «umana» in Mozambico” di<br />
Marco dalla Torre, “Una storia d’alpini e<br />
di scarpe” di Alessandro Borgotallo e “9<br />
ottobre 1963 disastro del Vajont” di Renato<br />
Bogo. (da L’Alpino)<br />
Marco della Torre, socio del <strong>Gruppo</strong> <strong>Milano</strong><br />
<strong>Centro</strong>, ci ha trasmesso il suo racconto.<br />
STRAT EGI A ‘UMANA’ IN MOZAMBI CO<br />
Statale n° 6. La percorro <strong>una</strong> <strong>volta</strong> ancora,<br />
guidando il primo di <strong>una</strong> colonna di blindati<br />
usciti in pattuglia. Nulla più di un<br />
nastro d’asfalto: uno dei ‘corridoi’ che<br />
l’ONU ha affidato alla vigilanza degli alpini;<br />
strategicamente il più importante, che<br />
unisce il grande porto di Beira al confine<br />
con lo Zimbabwe.<br />
Ai lati, chilometri di savana, all’apparenza<br />
incontaminata. Mimetizzate nel colore<br />
arido della stagione secca, qua e là<br />
l’occhio attento scorge capanne isolate.<br />
Ogni tanto qualche villaggio. In realtà<br />
migliaia di profughi, all’inizio della guerra<br />
civile, si sono riversati sulle poche strade<br />
come questa, le uniche sulle quali nei primi<br />
anni continuavano a circolare mezzi<br />
commerciali. Un’emigrazione temporanea,<br />
si pensava, fino al termine della guerra.<br />
Ma la guerra non finiva: 27 tragici anni,<br />
definiti da Reagan «il maggior olocausto<br />
dopo la seconda guerra mondiale» (fino<br />
ad allora, ahimè…).<br />
L’empasse tra i governativi del FRELIMO e<br />
i ribelli della RENAMO, il disimpegno dopo<br />
il 1989 dell’URSS, il ‘grande fratello’<br />
della Repubblica Popolare del Mozambico<br />
(un sole, sormontato da <strong>una</strong> stella rossa e<br />
solcato da <strong>una</strong> zappa e un kalashnikov ne<br />
era il simbolo), la fame e <strong>una</strong> lunga siccità<br />
ne avevano fatto il paese più povero del<br />
mondo. Con fatica si<br />
giunse agli accordi di<br />
pace: Roma, 4 ottobre<br />
1992.<br />
Sono i primissimi giorni<br />
della missione: ancora<br />
non è chiaro<br />
l’atteggiamento della<br />
gente. Necess aria la<br />
tattica americana di<br />
“show the muscles”: in<br />
pattuglia siamo armati<br />
fino ai denti, i rapporti<br />
con la popolazione sono<br />
ancora nulli.<br />
Poi l’annuncio: doma-<br />
ni, domenica delle Palme, si celebra la<br />
‘Giornata mondiale della gioventù’. Il vescovo<br />
di Chimoio la festeggerà con i giovani<br />
del luogo. Se qualcuno volesse andare…<br />
La località è vicina all’accampam ento del 3°<br />
<strong>Alpini</strong> (esatto: quelli del Monte Nero!): era<br />
stato il miglior istituto agrario del Paese,<br />
retto dai salesiani. ‘Nazionalizzato’, sopravvisse<br />
stentatamente qualche anno, per poi<br />
chiudere i battenti…<br />
Una delle nostre compagni e effettua un ermetico<br />
cordone di sicurezza. Entriamo in<br />
mimetica ma senza armi: siamo più di 300.<br />
Ad accoglierci quasi mille giovani mozambicani,<br />
composti e a loro modo eleganti.<br />
Una Messa lunga, dai ritmi africani, al tempo<br />
stesso raccolta e gioiosa. I volti si distendono,<br />
si aprono i sorrisi, si stringono le mani…<br />
Un unico striscione: «4 aprile 1993, Giornata<br />
mondiale della gioventù, primo anno<br />
della gioventù mozambicana in pace». In un<br />
Paese dall’attesa di vita non superiore ai 47<br />
anni, l’enorme maggioranza della popolazione<br />
ha vissuto unicamente in condizioni di<br />
guerra…<br />
Questa gente, abituata al passaggio di non<br />
benevoli eserciti (da quello portoghese ai<br />
governativi ‘rossi’, dai ‘khmer neri’ della<br />
RENAMO, all’esercito dello Zimbabwe, entrato<br />
a di fendere il suo ‘sbocco al mare’:<br />
martedì prossimo si ritirerà, fiducioso della<br />
nostra vigilanza …) si è accorta che – sotto<br />
giubbotti antiframmentazione, elmetti e<br />
mitra – siamo ragazzi normali, cristiani che<br />
cercano di contribuire alla pace, nemici di<br />
nessuno.<br />
La chiamano ‘strategia italiana di approccio<br />
alle operazioni militari di pace’ (non è un<br />
ossimoro!). Sarà anche codi ficata, ma a noi<br />
è venuta spontanea.<br />
Una giornata che ha rappresentato <strong>una</strong> s<strong>volta</strong><br />
nella missione.<br />
Oggi, dunque, giovedì 8 aprile, sono di nuovo<br />
in strada. Dall’entusiasmo curioso dei<br />
bambini alla più composta e pacata speranza<br />
degli adulti: la gente non ha più timore, ci<br />
sorride e ci saluta, pensando a <strong>una</strong> realtà che<br />
pochi conoscono e tutti desiderano, la pace.<br />
Marco Dalla Torre<br />
Immagine tratta da www.alpinisusa.it<br />
Alpino Rocco Fendillo<br />
1939 – 2012<br />
Per parlare di Rocco dobbiamo ritornare<br />
agli anni 1960-70 quando, dopo il<br />
militare alla Brigata Cadore, congedato<br />
e tornato a casa, è entrato a far parte<br />
della famiglia alpina della Sezione di<br />
<strong>Milano</strong>.<br />
Si è impegnato nel gruppo G.S.A. adoperandosi<br />
come collaboratore e, non solo,<br />
ma anche come assiduo partecipante<br />
alle varie gare di marcia, non competitive,<br />
in Italia ed all’Estero.<br />
In pari tempo si è inserito nel gruppo<br />
della Corvée di Ponte Selva, dando valide<br />
prestazioni con tanto entusiasmo e<br />
non è mai mancato al raduno del Rancio.<br />
Rocco è diventato un punto di riferimento<br />
quando la Corvée ha realizzato a<br />
Ponte Selva un suo accantonamento<br />
presso la Casa dell’Orfano guadagnandosi<br />
il soprannome “l’ingegnere” per le<br />
sue capacità tecniche nel risolvere i vari<br />
problemi. Caro Rocco, sei stato all’ altezza<br />
di ogni necessità, grazie alla tua<br />
calma e pazienza, eliminando gli spigoli<br />
della comunità. Ci mancherai, caro Rocco;<br />
la tua prematura “andata avanti”<br />
lascia un vuoto nella nostra/tua compagnia<br />
alpina ma, con il tuo insegnamento,<br />
sarai sempre con noi.<br />
Avrai modo di incontrare nel paradiso<br />
di Cantore gli amici della Corvée che ti<br />
hanno preceduto: porta a loro un nostro<br />
caro saluto, che non li dimentichiamo.<br />
A te un abbraccio da tutti gli <strong>Alpini</strong>.<br />
Ciao, Giancarlo<br />
Alpin del Domm – 7
NATALE 1942<br />
Un <strong>Natale</strong> di Guerra<br />
Sono ricordi di <strong>una</strong> Notte Santa di tanto<br />
tempo fa. La mente vaga in un mare di<br />
neve che era caduta per quasi tutta la settimana<br />
e aveva ricoperto di ben 70 cm prati,<br />
campi montagne e Clusone.<br />
Ero sfollato, come tanti ragazzini fort<strong>una</strong>ti,<br />
scappato da <strong>Milano</strong> per la guerra che<br />
aveva cominciato ad imperversare e, a<br />
Clusone, dove le suore di Maria Bambina<br />
avevano <strong>una</strong> Villa che si chiamava Villa<br />
Gaia, continuavamo le scuole incominciate<br />
ad Ottobre nella scuola delle monache<br />
di Via Balilla a <strong>Milano</strong>.<br />
Noi ragazzi cittadini, avevamo impattato<br />
<strong>una</strong> realtà completamente diversa nelle<br />
abitudini e nei riti, avevano imparato a<br />
convivere con un dialetto ostico e gutturale,<br />
per il quale la finestra si chiamava “ ol<br />
balcù” e la forchetta “ el pirù”.<br />
La gente del posto giocava a bocce la domenica<br />
pomeriggio sotto le pergole di uva<br />
americana assieme al scior preost in uno<br />
smoccolare continuo, tra i pota e gli ota<br />
che intercalavano le discussioni, le giocate<br />
a carte e le acces e giocate a “ morra” …<br />
La neve come ho già detto era per noi<br />
bambini un gioco meraviglioso e aveva<br />
anche creato un’atmosfera tutta particolare,<br />
cui non eravamo abituati in città. Ma<br />
era venuta giù talmente abbondante, che ci<br />
sembrava quasi impossibile, e per noi costituiva<br />
solo l’essenza del divertimento, ci<br />
manteneva allegri e sfrenati, ovattando<br />
tutti i rumori e creando un ambiente surreale.<br />
Papà era partito richiamato con gli <strong>Alpini</strong><br />
per la Francia e la mamma ci veniva a<br />
trovare con i nonni tutti i fine settimana.<br />
Avevamo scritto le nostre letterine a Gesù<br />
Bambino e le avevamo portate nella cappella<br />
del Seminario di Clusone, dove un<br />
Monsignore che si chiamava Mons. Marco<br />
Farina e doveva poi diventare Vescovo di<br />
Bergamo, Alpino pure lui, ci aiutava a<br />
ricordarci dei nostri cari lontani e ci sosteneva<br />
nei giochi e negli studi che ogni giorno<br />
frequentavamo alla scuola.<br />
<strong>Natale</strong> stava arrivando, preceduto da tutti<br />
gli elementi specifi ci e nella cornice la più<br />
aderente a quella che letture e favole ci<br />
avevano insegnato a pensarlo.<br />
La sera della vigilia di <strong>Natale</strong> smise di<br />
nevicare e quindi ci fu tutto un susseguirsi<br />
di preparativi per andare alla Messa di<br />
mezzanotte. Era tutto molto suggestivo,<br />
dal pensiero di uscire di notte, alla novità<br />
di <strong>una</strong> Messa cel ebrat a ad ore impensate e<br />
soprattutto il fatto di vivere questa atmosfera<br />
assiem e ai paesani, ai contadini e ai<br />
loro riti e alle loro abitudini, tutto nuovo e<br />
incredibile per noi bambini.<br />
Così, con i nonni, la zia e la mamma, nella<br />
8 – Alpin del Domm<br />
notte, indossati gli scarponi con i chiodi,<br />
nella migliore tradizione contadina come si<br />
usava allora, infilati i nostri cappotti, uscimmo<br />
in <strong>una</strong> notte di freddo allucinante, ma<br />
con un cielo di stelle come quello raffigurato<br />
nelle carte del presepe.<br />
In <strong>una</strong> sentiero-trincea, i passi facevano<br />
scricchiolare la neve sotto ai piedi e, dalle<br />
siepi, si staccava, cadendo sui nostri cappotti,<br />
mentre dalle bocche uscivano nuvole di<br />
vapore, nel silenzio del breve tragitto.<br />
Raggiungemmo la chiesa maggiore del Seminario,<br />
dove in uno sfarzo di luci di incensi<br />
e di paramenti i sacerdoti e i seminaristi,<br />
concelebrarono la S. Messa.<br />
Noi ammessi alla celebrazione, la seguivamo<br />
in <strong>una</strong> stanza a part e dell’altare e<br />
all’offertorio, ci fu qualcosa che mi lasciò di<br />
stucco, incantato.<br />
La tradizione vol eva che assieme al pane ed<br />
al vino, venisse aperta la porta centrale della<br />
navata della chiesa e <strong>una</strong> piccola folcloristica<br />
processione, formata dalle famiglie contadine,<br />
portasse all’altare il frutto del lavoro<br />
dei campi e alcuni capi di bestiame.<br />
Così oltre alle donne e i loro figli che portavano<br />
pani, dolci, olio,verdura, frutta, sacchi<br />
di farina, alcuni pastori portavano al collo<br />
gli ultimi nati delle loro stalle, in <strong>una</strong> atmosfera<br />
surreale e magi ca che realizzava<br />
il <strong>Natale</strong> del Signore, così come favole e<br />
letture ce lo avevano sempre raffigurato.<br />
Ricordo che per noi ragazzi fu solo uno<br />
spettacolo, ma per i nostri genitori presenti<br />
fu un momento di intensa commozione.<br />
Forse ricordavano Natali tras corsi con i<br />
loro nonni e con i loro genitori, in tempi<br />
che già allora erano evoluti e che di lì a<br />
qualche anno, avrebbero cominciato a<br />
trascorrere veloci anche per noi.<br />
Il loro pensiero si vedeva rivolto a chi non<br />
c’era, a chi lontano stava passando quella<br />
Notte Santa in tutt’altre situazioni di angoscia<br />
e di pericolo.<br />
Tante di quelle mamme e spose avevano<br />
figli e mariti in guerra in paesi che a fatica<br />
pronunciavano e che pochi sapevano dove<br />
foss ero. Il pericolo era che orm ai la grande<br />
tragedia accom<strong>una</strong>va indigeni e sfollati,<br />
creando <strong>una</strong> grande atmosfera di solidarietà<br />
che doveva durare ancora per alcuni<br />
anni.<br />
Poi questo ricordo, mi ritornò ogni anno ,<br />
quando finita la guerra tornai a <strong>Milano</strong>. La<br />
notte di <strong>Natale</strong> anche dopo tanti anni, diventato<br />
grande e fort<strong>una</strong>tamente senza che<br />
la guerra avesse turbato oltremodo la mia<br />
famiglia, tornavo e torno a pensare a quella<br />
notte di freddo e di neve, e ora, ripenso<br />
anche,con terrore a tutti coloro che in<br />
quella notte, rintanati in trincee e allo<br />
sbando nelle contrade di mezza Europa,<br />
stavano compiendo un sacrificio incredibile<br />
per consegnarci giorni e anni più sereni,<br />
di libertà e di benessere.<br />
Silvio Anselmi<br />
BANCO ALIMENTARE<br />
Ringraziamo i Soci e gli Amici che hanno<br />
prestato il loro tempo a favore della<br />
raccolta benefica: Zammuner, Celotta,<br />
Gariboldi, De Gregorio, Vezza, Roselli,<br />
Contento, Baliana. Il “ bottino” è stato<br />
superiore a quello del 2011.<br />
ASSEMBLEA del GRUPPO<br />
Rammentiamo ai soci l’Assemblea del 3<br />
febbraio 2013. Può partecipare chi è in<br />
regola col bollino 2012. Il Capogruppo<br />
ed i Consiglieri uscenti si ripresentano.<br />
Non sono pervenute altre candidature.<br />
AUGURI DELLA REDAZIONE<br />
Invece del consueto, irriverente,<br />
Babbo <strong>Natale</strong> (non che ci mancasse<br />
un’immagine “adeguata”),<br />
quest’anno gli auguri Ve li facci amo<br />
con la cartolina in copertina, scritta<br />
sull’Adamello nell’anno 1916.<br />
Von Kugel<br />
BiPiDi<br />
(<strong>Milano</strong>, collezione privata)