IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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AGONIA DELLO SPETTATORE 51<br />
Nei teatri orientali la continuità della tradizione teatrale garantisce<br />
l’omogeneità del pubblico a livelli ignoti in Occidente. Il teatro di Bali<br />
è un teatro rituale e popolare insieme; tutta la vita della comunità è<br />
permeata di spettacolo 16 . A Bali non c’è un pubblico teatrale, c’è una<br />
popolazione che vive nel teatro. In Giappone, invece, un teatro elitario<br />
come il Nô riesce a sopravvivere nei secoli a molteplici eclissi e a<br />
coagulare intorno a sé un pubblico che si riconosce nelle sue matrici<br />
rituali 17 .<br />
Da queste sparse esemplificazioni emerge l’immagine di un teatro,<br />
in cui la compattezza dei comportamenti interiori del pubblico è organicamente<br />
connaturata all’evento teatrale. Questa compattezza è<br />
salda, finché una civiltà teatrale resta ancorata alla sua matrice miticorituale.<br />
Si dissolve, quando questa matrice viene obliterata. Ma l’esigenza<br />
di quell’ideale unità sopravvive. Si configurano allora, di tempo<br />
in tempo, dei modelli teatrali che la ricompongono artificialmente. Nel<br />
teatro delle corti rinascimentali, un pubblico esclusivo si concedeva un<br />
intrattenimento che gli era esattamente congeniale. Era un teatro culto<br />
d’ispirazione edonistica, che realizzava, nell’ambito di quella società,<br />
un circuito chiuso e autosufficiente 18 .<br />
16 Sulla vita collettiva e privata a Bali, cfr. F. Marotti (Trance e dramma a Bali,<br />
Torino, 1976, p. 9): «L’intera vita della comunità è intessuta di spettacoli, danze, musica:<br />
semplici danze rituali per glorificare gli dei, danze magiche per proteggere il villaggio<br />
dalle calamità». Cerimonie e feste accompagnano la nascita e l’infanzia dei bambini<br />
di Bali: i futuri spettatori crescono così in un ambiente che li predispone a un<br />
comune comportamento a teatro. Cfr. anche F. Bowers (Theater in the East, New York,<br />
1956, p. 238): «La vita a Bali appare come un continuo fluire di ricorrenze religiose,<br />
offerte votive quotidiane, processioni al tempio e giochi sacri». «Al centro di ogni attività<br />
religiosa a Bali stanno la danza e il dramma con il loro inseparabile accompagnamento<br />
musicale» (ivi, p. 240).<br />
17 Sulle vicissitudini del teatro Nô, cfr. Zeami, Il segreto del Nô, Milano, 1970, pp. 37<br />
sgg. Dopo il periodo aureo che va dal XIII al XVI secolo, il teatro Nô scompare dalle<br />
città per rifugiarsi nei castelli nobiliari, dove diventa il divertimento preferito della casta<br />
militare. È un’eclissi che dura fino al 1868, quando, grazie a un modesto attore, questo<br />
tipo di spettacolo ritorna in auge e attira intellettuali, artisti, professionisti, che praticano<br />
il canto e la danza nelle scuole di Nô: e costituiscono quindi un pubblico perfettamente<br />
integrato allo spettacolo. Nel 1945, nuova crisi dopo la disfatta giapponese, e<br />
nuova rinascita cui contribuisce un pubblico giovanile che nel Nô riscopre i valori di<br />
una tradizione e riconosce una propria identità etnica.<br />
18 Cfr. M. Baratto (La commedia del ’500, Venezia, 1975, p. 51): «Posto questo stretto<br />
rapporto tra chi invita e chi assiste, tra organizzatore e invitati, il pubblico è in sostan-