IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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48 ALESSANDRO FERSEN<br />
verificano fra i diversi atteggiamenti, le qualità dell’attenzione si colorano<br />
di sfumature cangianti dall’uno all’altro spettatore. Il naïf, che<br />
strumentalizza il teatro per le sue intenzioni didattiche, è un esempio<br />
già citato di osmosi inconsapevole. Quest’altro, suo simile, accorso a<br />
teatro alla ricerca di identificazioni emozionali, soggiace alla pigrizia di<br />
un’accettazione passiva, cui l’ha abituato il piccolo schermo. C’è lo<br />
spettatore bizantino che alimenta in sé velleità di impegno politico: un<br />
bizantino impegnato. O un impegnato bizantino? La sua politicità non<br />
sa svincolarsi dal retaggio di un gusto estetizzante.<br />
E c’è lo spettatore di evasione che non è più di bocca buona: ha<br />
ormai le sue esigenze, coltiva anche lui i suoi bizantinismi. Il bizantino<br />
talvolta si diverte come il gaudente, senza riserve mentali. Divertirsi<br />
– che parola astrusa! Da sola richiederebbe un trattato (che non sarebbe<br />
divertente...). Divertire (devertere) in senso etimologico significa<br />
distogliere l’attenzione da un oggetto e incanalarla verso un altro.<br />
Evadere dunque? Il frequentatore del teatro di evasione si diverte, è il<br />
suo credo. Ma divertimento postula anche Brecht per il suo spettatore:<br />
un divertimento, intendiamoci, che non sia un diversivo! Anzi acuisca<br />
l’attenzione, invece di distrarla 9 . Solo il diversivo è divertente, ribatte<br />
con coerenza filologica il gaudente. Impostazioni opposte per il «piacere»<br />
del teatro. E a suo modo non si diverte anche il naïf nelle sue<br />
angosciose immedesimazioni?<br />
Chiudiamo l’intermezzo e la rapida indagine. C’è nella nostra vita<br />
teatrale un’eterogeneità di comportamenti individuali che una patina<br />
di convenienze rituali cela accuratamente. In platea siede uno spettatore<br />
eteroclito che non sa rivolgere al palcoscenico una domanda unitaria<br />
di spettacolo.<br />
9 II divertimento a teatro è un tema su cui B. Brecht torna con particolare insistenza<br />
nel timore che la componente didattica possa appesantire lo spettacolo, e quindi, in<br />
definitiva, nuocere a se stessa: «Il teatro rimane teatro, anche se è teatro di insegnamento;<br />
e, nella misura in cui è buon teatro, è anche divertente» (Scritti teatrali, Torino,<br />
1962, p. 49); «Il teatro dell’era scientifica è in grado di trasformare la dialettica in godimento»<br />
(ivi, p. 18). Negli ultimi anni della sua vita Brecht, nel corso di un’autocritica,<br />
afferma che le sue teorizzazioni hanno conferito un’immagine erronea del suo teatro:<br />
«Se i critici guardassero al mio teatro come vi guardano gli spettatori, vedrebbero del<br />
teatro puro e semplice: un teatro – così spero, almeno – pieno di fantasia, di umorismo,<br />
di senso» (ivi, p. 219).