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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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AGONIA DELLO SPETTATORE 47<br />

piccolo fissa ipnotizzato il volto dei grandi per decifrarvi il destino che<br />

governa la sua docile o riottosa obbedienza.<br />

Il cinema ci costringe a un regresso nell’infanzia. C’impone uno<br />

stato di passività anonima 7 . L’indiffenziazione è indispensabile ai prodotti<br />

di massa.<br />

Questo atteggiamento supino si trasferisce al piccolo schermo.<br />

Forse a quelle immagini miniaturizzate siamo noi che restituiamo<br />

inconsciamente la loro prima dimensione. Forse, invece, la televisione<br />

ha l’incantesimo perverso del giocattolo meccanico. Il bambino senza<br />

fiato lo guarda giocare. È un giocattolo attivo, un giocattolo che si<br />

gioca da sé, bloccando ogni partecipazione estranea. Il bambino intimidito<br />

è l’intruso che assiste a un gioco giocato da altri. (Desolante<br />

metafora dello spettatore moderno...)<br />

Costui porta a teatro le sue nuove abitudini si produce un’osmosi<br />

perniciosa fra i due comportamenti. L’attenzione teatrale ne è inquinata:<br />

s’infiltra anche in platea la passività imposta dalla dittatura tecnologica<br />

8 . Talvolta l’attenzione è ravvivata dalla curiosità per qualche<br />

«stella» dello schermo che si esibisce («è proprio lei...») sulla scena: il<br />

pettegolezzo non giova al teatro.<br />

Uno spettatore eteroclito<br />

Una tipologia di comportamenti teatrali come questa che si è venuta<br />

delineando soffre naturalmente dell’astrattezza dello schema: non<br />

siedono in platea dei manichini in serie. Combinazioni molteplici si<br />

7 Cfr. A. Mango, Verso una sociologia del teatro, Palermo, 1978, pp. 180-1: «La condizione<br />

in cui lo spettatore riceve il film, la sala buia, l’intermediazione del mezzo meccanico,<br />

l’atmosfera medianica creata dal fascio di luce che porta le immagini sullo<br />

schermo, la frammentarietà della costruzione, tutti questi motivi concorrono a fare del<br />

pubblico cinematografico un elemento passivo quanto quello teatrale è, in potenza, un<br />

elemento attivo».<br />

8 Nello studio di M. Mac Luhan sulle comunicazioni di massa (Gli strumenti del<br />

comunicare, Milano, 1968) il cinema e la televisione son definiti «mezzi freddi» di<br />

comunicazione per la completezza e organicità del loro messaggio, che provocano un<br />

atteggiamento statico nello spettatore. (Nell’ambito dei media la radio è, per Mac Luhan<br />

un «mezzo caldo», perché obbliga chi ascolta a integrare una comunicazione incompleta).

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