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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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AGONIA DELLO SPETTATORE 45<br />

Naturalmente lo spettatore allievo predilige i grandi testi del repertorio<br />

drammatico: gli Shakespeare, i Brecht, i Pirandello, grazie a lui,<br />

sono dei best-seller che sfidano le stagioni e le mode.<br />

C’è in questo comportamento del candore: un’evidente parentela<br />

lega lo spettatore allievo allo spettatore naïf. Ma l’attesa teatrale, in<br />

questo caso, è temperata dall’intenzione didattica (quando non sia poi<br />

travolta nell’immedesimazione acritica dal precipitare degli eventi).<br />

Lo spettatore politico<br />

Esiste la possibilità di un apprendimento obiettivo, di una lezione<br />

disinteressata? L’ideologo lo nega. L’attore, il regista, lo scenografo<br />

interpretano: offrono un’informazione (volere o no) deformata. Non<br />

c’è interpretazione che non sia faziosa, politica. Tanto vale allora servirsi<br />

del teatro come di uno strumento di educazione politica.<br />

Lo spettatore politico non distingue tuttavia fra spettacolo dichiaratamente<br />

politico e spettacolo che ignora la politica: il suo comportamento<br />

non muta. Egli ha una chiave di lettura valida per ogni circostanza.<br />

Nella qualità della sua attenzione, come in quella bizantina, la<br />

componente dell’attesa è svalutata. Ma egli ha in odio le decadenze<br />

raffinate; cerca invece di assimilare in ogni punto la lezione che gli è<br />

impartita dalla scena. È, nei due casi, un’attenzione critica: guidata<br />

dalla sensibilità nel bizantino, in lui dal raziocinio. Uno spettatore lucido,<br />

asettico. Non lo inquinano le facili emozioni.<br />

Bizantini e politici hanno in comune il disdegno per lo spettatore<br />

naïf: il bizantino lo considera un incolto, il politico denuncia la naïveté<br />

come un inganno culturale 5 . L’impegno, obbligatorio secondo lui,<br />

vizio» e gli attori «come predicatori eloquenti dell’onestà e della virtù» (D. Diderot,<br />

Paradosso dell’attore, Roma, 1962, p. 41) –, al «teatro a tesi» di G. Hauptmann, al teatro<br />

epico di B. Brecht, secondo il quale la scena deve avere «l’efficacia di un insegnamento»<br />

(Scritti teatrali, Torino 1962, p. 47).<br />

5 Si confronti la descrizione dello spettatore ideale del «dramma assoluto» fatta da<br />

Szondi con quella polemica che ne fornisce B. Brecht: «Entriamo in una di queste sale<br />

ed osserviamo l’effetto che essa determina sugli spettatori. Guardandoci attorno, vedremo<br />

figure pressoché immobili in uno strano atteggiamento. […] Fra di loro quasi non<br />

comunicano. Sono riuniti come tanti dormienti, ma dei dormienti che fanno sogni<br />

inquieti, […] hanno gli occhi aperti, ma non guardano, fissano; e neppure ascoltano,

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