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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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42 ALESSANDRO FERSEN<br />

parametri artistici, veri istinti avventizi, da cui prescindere gli sarebbe<br />

impossibile 2 .<br />

Appassionarsi alla «storia» presentata non si addice al pubblico elitario:<br />

l’ingenuità è una lontana fiaba infantile.<br />

Desdemona deve morire<br />

«Give me some poison, Jago;<br />

this night...»<br />

Otello 3<br />

Neanche un copione inedito riesce a coinvolgere lo spettatore<br />

bizantino nell’attesa degli eventi, neanche un testo classico ben noto<br />

annulla il senso dell’attesa nello spettatore naïf. Venendo a teatro, egli<br />

sa che Desdemona deve morire. Ma, iniziato lo spettacolo, egli... lo<br />

dimentica. Immedesimato com’è, per lui il futuro torna a nascondersi<br />

nelle sue incognite.<br />

Lo spettatore naïf sa e ignora nello stesso tempo. In qualche istante<br />

di occasionale introspezione, gli avviene anche di scoprire che sa<br />

quello che sta ignorando di sapere... Una sconcertante operazione psichica<br />

che la logica rifiuta.<br />

Ma ogni obiezione cade al confronto coi ricordi infantili della fiaba<br />

innumerevoli volte ascoltata e innumerevoli volte richiesta. Il bambino<br />

sa a memoria «come va a finire»: pure, non si stanca di ascoltarla.<br />

Ogni volta la fiaba riacquista per lui il sapore del nuovo. E guai se il<br />

narratore omette un qualche piccolo dettaglio! Il piccolo reclama<br />

imperiosamente la rettifica, perché nulla manchi al rito del racconto.<br />

L’iterazione non nuoce all’attesa, la conoscenza minuziosa non smorza<br />

il rapimento.<br />

2 Una delle tante varietà di spettatore bizantino è quella dello spettatore «mortale»<br />

di cui parla P. Brook: costui «gode persino della mancanza di ogni divertimento, di ogni<br />

intensità come è il caso dell’erudito che emerge con il sorriso sulle labbra dalle rappresentazioni<br />

di routine dei classici [e fa pesare] tutta la mole della sua autorità a favore<br />

della noia più piatta e così il teatro mortale continua imperterrito per la sua strada»<br />

(Il teatro e il suo spazio, Milano, 1968, pp. 12-3).<br />

3 «Procurami del veleno, Jago; questa notte...» (Otello, Atto Quarto, scena I).

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