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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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40 ALESSANDRO FERSEN<br />

piacere a sentirci in molti, a sentirci vicini. Ma ora trasgrediamo il rito<br />

e volgiamo in giro un’occhiata illecita: ci si offre uno spettacolo inatteso.<br />

Questi occhi spalancati o socchiusi, queste fronti distese o corrugate,<br />

queste bocche serrate o semiaperte, queste teste erette reclini<br />

protese, questi corpi variamente disposti e queste mani variamente<br />

atteggiate intorno ai corpi rivelano modi ben diversi di stare a teatro...<br />

Non una, ma molte attenzioni sembrano appuntarsi da questa platea<br />

sul palcoscenico. La molteplicità va allora ricondotta alla variabile tensione<br />

fra la componente dell’attesa che si nutre di impazienza e l’attenzione<br />

puntuale che si appiglia all’indugio. Varia il «tempo» teatrale: ritmi<br />

diversi scandiscono in ognuno di noi la durata dell’evento sulla scena.<br />

Non ci illuda il tepore confortevole di casuali adiacenze corporee:<br />

molti «io» presenziano allo spettacolo, che stentano a trasformarsi in un<br />

«noi» corale. Ci divide la qualità dell’attenzione: ed è in questa diversa<br />

qualità che ravviseremo la diversità dei nostri e altrui comportamenti<br />

teatrali.<br />

Bizantini e naïfs in platea<br />

Siedono gomito a gomito, eppure offrono l’esemplificazione più<br />

vistosa di due opposte qualità di attenzione teatrale.<br />

Lo spettatore naïf aderisce con tutto se stesso alla trama dello spettacolo;<br />

la sua adesione è acritica. È venuto a teatro per lasciarsi coinvolgere<br />

in una «storia». Dal levarsi del sipario ha trasferito se stesso<br />

sulla scena: un attore virtuale. Ora pende dal labbro degli attori-personaggi<br />

e mima addirittura il movimento delle labbra, ripete interiormente<br />

ogni parola pronunciata. Dopo, farà anche le sue critiche: ma<br />

saranno tutte commisurate sul metro delle possibilità di partecipazione<br />

che lo spettacolo gli ha offerto.<br />

È lo spettatore autentico: una species sempre più rara. Quasi un<br />

modello astratto. La sua disponibilità totale è ormai imbrigliata, a sua<br />

insaputa, in un reticolo di orecchiamenti culturali (i mass media), che<br />

condizionano inavvertitamente l’accettazione dello spettacolo senza<br />

margini di riserva mentale.<br />

Ma resta pur sempre uno spettatore generoso, che prodiga se stesso<br />

nell’evento teatrale e ne riceve in cambio i doni preziosi di un’esperienza<br />

intensa.

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