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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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<strong>IL</strong> RECUPERO DI UNA COMUNITÀ SMEMBRATA 33<br />

pongo una riflessione sul titolo dello scritto di Fersen, “Il teatro, dopo”.<br />

Ho cercato di capire, fin dalla prima lettura, perché quel “dopo”, che<br />

invita ad una previsione circa un teatro diverso da quello del tempo in<br />

cui Fersen fissò le sue riflessioni. “Dopo”, certo. Ma, forse, “oltre”. Oltre<br />

il teatro consumistico, mercificato, per cui<br />

all’adempiersi di un evento collettivo si è sostituito il mito commerciale<br />

del ‘successo’: all’instaurarsi di una totalità profonda, il totale dei biglietti<br />

venduti 4 .<br />

C’è amarezza in queste riflessioni, ma anche una sorta di rivalsa nel<br />

volersi imporre come fautore di una nuova era del teatro, mediante il<br />

ritorno ad una purezza di interpretazione che, pur creandosi al di fuori<br />

dei circuiti ufficiali dello spettacolo, prende vita e comincia a circolare<br />

attraverso i giovani interpreti, a “infettare” come una peste artaudiana<br />

la perfezione formale di un teatro di consumo, e ad insinuare nel pubblico<br />

il desiderio di una nuova forma di condivisione, dimensione perduta<br />

e necessaria perché il teatro abbia ancora la sua funzione insostituibile.<br />

4 Ibidem, ed., 1980, L’agonia dello spettatore, p. 21 (2011, p. 54).<br />

<strong>Maricla</strong> <strong>Boggio</strong>

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