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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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32 MARICLA BOGGIO<br />

Se si comprende il significato di questa conclusione, si capisce che<br />

cosa Fersen ha cercato di comunicare attraverso questo studio appassionato<br />

con cui è andato dialogando con il lettore, ponendolo davanti<br />

a lui, a tu per tu, nell’indagine sui significati che il teatro ha via via<br />

acquisito nel corso dei secoli, dimenticando a poco a poco la sua<br />

essenza e svilendosi di fronte ad altri modi esibiti di comunicazione.<br />

Ma la disperazione che sembra emergere in Fersen alla constatazione<br />

di questo fallimento si erge poi arditamente in tentativi di recupero di<br />

quella identità perduta. Il lavorio infinito nella pazienza e nell’indagine<br />

che Fersen opera attraverso il mnemodramma è quanto di più<br />

appassionato e fallimentare si possa pensare, se lo si paragona al contesto<br />

della rappresentazione dell’epoca attuale. Fallimentare perché<br />

destinato a rimanere operazione selettiva, da realizzare al chiuso e in<br />

segreto, con pochi adepti guidati amorosamente da un Maestro che<br />

sostiene la piccola comunità incoraggiandola a superare il muro delle<br />

convenzioni, fino alla rinuncia della drammaturgia d’autore, per lanciarsi<br />

nell’inquietante vuoto delle pulsioni, al fine di ritrovare un se<br />

stesso dimenticato o addirittura ignorato. Sa, il Maestro, che quel lavoro<br />

così segreto e profondo, e rischioso come un esercizio in equilibrio<br />

sul filo sopra un precipizio, non frutterà che qualche raro risultato,<br />

quasi spento se ripetuto a mo’ di spettacolo rispetto al turgore autentico<br />

della prova fra adepti; ma non si arrende, come tutti i Maestri che<br />

non fanno i conti con il successo né con le spese esorbitanti. E con il<br />

sorriso del saggio che gli invade ironicamente il volto intellettuale farà<br />

i suoi spettacoli con tanto di testo e di attori di mestiere nei Teatri Stabili<br />

o in compagnie professioniste, riconoscendo che nell’oggi il teatro,<br />

se lo si vuole fare, lo si fa così oppure non lo si fa. Spera, comunque,<br />

che per una sorta di osmosi tra lui e gli attori, o negli attori che<br />

hanno toccato di persona quella forma di possessione liberatoria che<br />

è il mnemodramma, qualcosa di puro e di intensamente comunicato si<br />

verifichi in scena. E con la pazienza che gli proviene dall’esperienza<br />

procede sorridente avvicendandosi fra gli allievi e gli interpreti.<br />

Alla luce del mnemodramma, che tanta parte del libro tiene non<br />

solo per quantità di pagine quanto per l’importanza dell’argomento<br />

che si trascina anche il discorso relativo all’antropologia ed alla matrice<br />

mitico-rituale che ne è conseguenza, sui quali si sofferma opportunamente<br />

Luigi M. Lombardi Satriani nelle pagine che precedono, mi

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