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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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24 MARICLA BOGGIO<br />

attese, pur libere rispetto al risultato, ma certo comunque di ottenere<br />

un risultato stimolante.<br />

Intorno, il buio di un luogo dentro il quale altri individui assistono<br />

ignorati e silenziosi, come dietro lo specchio dello psicanalista. Come<br />

chiamare quanto sta accadendo? Lavoro, esercizio, scavo, sollecitazione,<br />

rito... Forse l’ultima definizione si attaglia alla procedura ed al<br />

silenzio in cui si svolge l’operazione. Il giovane si concentra sul riflettore<br />

che gli sta davanti, occhio indagatore per lui, semplice fonte luminosa,<br />

finora, per me. Ne sembra abbagliato e al tempo stesso trascinato<br />

in un altrove che lo distanzia da noi, non tanto però da non avvertire<br />

da parte sua la presenza di Fersen, che lo segue non perdendolo<br />

d’occhio, pur in silenzio – ma questo genere di attenzione di solito<br />

viene avvertita da chi vi è abituato –, e quindi il giovane non ne è<br />

distolto, pare anzi sentirsene sostenuto: è una mia impressione, ma<br />

credo che essa sia adeguata alla situazione che si viene creando.<br />

Il ragazzo si concentra su qualcosa che sente dentro di sé; gli occhi<br />

paiono scrutare la sua interiorità perché hanno abbandonato la fonte<br />

di luce in faccia a lui, ma pur restando spalancati paiono vedere al di<br />

là di quanto è davanti. Il respiro del ragazzo si fa leggero, come sospeso,<br />

rarefatto; pare ascoltare suoni – o parole? – che soltanto lui è in<br />

grado di percepire, a causa di una attenzione profonda, che supera la<br />

concretezza del momento contingente e del luogo reale.<br />

Il ragazzo pare via via apprendere cose particolarmente importanti<br />

per lui, si direbbe – a mio avviso – che stia venendo messo a parte<br />

di una qualche rivelazione che lui stesso si scopre dentro, da sempre<br />

appartenutagli, ma ignorata. Non riesco a capire se ne sia turbato;<br />

forse ne è stupito, a giudicare dall’espressione del volto via via sempre<br />

più proteso verso un altrove attrattivo.<br />

Passano così alcuni secondi, forse qualche minuto, ma il tempo si<br />

dilata e insieme non sembra trascorrere, tanta è la tensione-attrazione<br />

che è venuta a crearsi. Poi la rivelazione deve essere avvenuta, perché<br />

il ragazzo fa dei piccoli cenni con il capo, ad affermare ciò che va<br />

apprendendo, e ad un tratto pare indietreggiare davanti ad un compito<br />

– forse – che gli viene indicato, o che lui stesso dentro di sé sente di<br />

dover affrontare; ha un piccolo moto reticente, una sorta di scatto<br />

all’indietro e per la prima volta sbatte gli occhi che aveva tenuto spalancati<br />

e fissi; il respiro gli si fa più contratto, direi quasi un accenno di<br />

affanno, che va crescendo: è forse un affacciarsi di quella che Fersen

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