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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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192 ALESSANDRO FERSEN<br />

In un continuo travestimento di costume l’«insieme» teatrale si salda<br />

spontaneamente alla fiamma incandescente della solidarietà festiva,<br />

fuori dal chiuso dei teatri.<br />

Oggi l’impennata statistica delle presenze alle antiche feste rurali, il<br />

proliferare di sagre e di festival, l’istituzione di feste nuove e la riesumazione<br />

di quelle antiche sono i segni di un bisogno di aggregazione<br />

e di partecipazione che il teatro non è in grado di soddisfare. Ma, non<br />

a caso, di festa, pur in modi confusi, si torna a parlare con insistenza<br />

anche in molti futuri progetti di vita teatrale.<br />

La «polis» interiore<br />

Il «campo magnetico» che s’instaura fra i partecipanti a un mnemodramma<br />

(visionario) realizza un’unità di gruppo che ha i crismi della<br />

consanguineità. È un autentico insieme teatrale che si autocrea e si alimenta<br />

di una silenziosa comunicazione interpersonale. Questo tipo di<br />

solidarietà è sconosciuto alle strutture intellettuali e sociali: ne avvertiamo<br />

talvolta la presenza tempestosa nei momenti supremi dell’eros o<br />

nelle telepatie che nascono da fortissimi legami affettivi.<br />

Come avviene nella ritualità primitiva e nella festa arcaica, il rito<br />

mnemodrammatico prolunga poi questa sua efficacia nel tempo feriale.<br />

È una solidarietà diversa dall’amicizia, più comprensiva delle fraternità<br />

che si stabiliscono nelle attività pratiche e politiche. Essa fa<br />

perno su se stessa, non è finalizzata a obiettivi esterni, che la rendono<br />

fatalmente unilaterale. Il misterioso «campo magnetico», che insorge<br />

fra i partecipanti, si stabilisce a un livello quasi viscerale. Sembra che<br />

esso instauri un particolare tipo di rapporto interumano: un modo di<br />

«essere nella stessa carne», per usare la formula metaforica con cui gli<br />

aborigeni australiani indicano i loro legami di parentela 10 .<br />

Per canali inattesi e impervi, il mnemodramma raggiunge così il traguardo<br />

del rito e del teatro a esso omogeneo: una comunità vera sedeva<br />

nelle cavee greche e soffriva nella carne le intensità dei suoi eroi<br />

10 La locuzione si riferisce al sistema sociale d’impostazione totemica che vige fra<br />

quelle popolazioni: per l’indigeno il suo totem è la «carne comune a tutti i membri<br />

del clan», i quali «parlano di se stessi come di una sola carne» (A. P. Elkin, op. cit.,<br />

p. 145).

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