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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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188 ALESSANDRO FERSEN<br />

La passione teatrale non deve velare lo sguardo e il coraggio della<br />

diagnosi impietosa: oggi il destino del teatro è affidato a quei giochi di<br />

stanco intellettualismo.<br />

Teatro inattuale<br />

L’idea di teatro che scaturisce da questa ricerca di laboratorio non<br />

appartiene al tempo presente. Qui non si indica un traguardo, ma un<br />

itinerario. Cinque secoli di teatro drammaturgico non si cancellano nel<br />

giro di una generazione. Il passo della cultura è misurato e sordo alle<br />

nostre impazienze. Quello che qui viene pronosticato è un non-teatro,<br />

se teatro è quello che oggi prospera in Occidente. Con la tradizione<br />

esso ha un punto in comune: è certamente un teatro dell’attore. Non<br />

un teatro della parola. La rinascita e la crescita non verrà dalla pagina<br />

scritta, ma dalla materia vivente del teatro, dal grande protagonista di<br />

sempre.<br />

I precedenti sono illustri. La prima rivoluzione teatrale dei tempi<br />

moderni non si è forse prodotta in palcoscenico? Sono i comici dell’arte,<br />

che, eredi di molteplici filoni culturali, hanno plasmato un<br />

modello di attore, cui si è ispirata, nei secoli successivi, la drammaturgia<br />

europea. Questa è la prima lezione che la tradizione teatrale<br />

ci propone e che non può essere elusa.<br />

Puntuale è stata l’intuizione delle avanguardie nella polemica antidrammaturgica:<br />

carente, invece, nell’approfondimento culturale della<br />

vita scenica. L’attore biomeccanico di Mejerchol’d è fermo al modello<br />

ormai liso della commedia dell’arte. Oggi occorre individuare un<br />

modello diverso: un attore reintegrato nella pienezza umana delle sue<br />

esperienze interiori e delle sue possibilità espressive, liberato dagli<br />

ibridismi culturali in cui si trova irretito.<br />

Questa ipotesi di teatro prescinde dunque dalla presenza di un<br />

quadro drammaturgico? Non c’è ritualità costituita che non si richiami<br />

a una visione mitica, di cui essa è l’attuazione «teatrale». Si può dunque<br />

pronosticare un nuovo modello drammaturgico edificato su un nuovo<br />

modello di attore: che accantoni la scrittura letteraria e abbia semmai<br />

valore: «I miti meccanici della vita moderna se li è presi il cinema. Poteva prenderseli,<br />

quei miti non conducono a niente. Essi volgono le spalle allo spirito».

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