29.05.2013 Views

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

170 ALESSANDRO FERSEN<br />

nella notte dei tempi 22 . Nella preistoria, che la nostra conoscenza riesce<br />

a decifrare, il codice rituale è ormai costituito ed è ovunque il<br />

nucleo culturale delle società umane. Esso ha i suoi custodi che ne tramandano<br />

la tradizione e ne gestiscono i precetti. Sono costoro – sciamani,<br />

iniziatori misterici, sacerdoti – gli augusti antenati dell’attore.<br />

Esperienza e sapienza sono le loro necessarie prerogative: giacché essi<br />

sono i depositari di un’eredità mito-rituale che costituisce la piattaforma<br />

esistenziale dell’intero gruppo a loro affidato.<br />

Di tali funzioni di guida rituale, che incombeva a quegli «attori»<br />

preistorici, si è persa ogni traccia: sugli antichi comportamenti è sceso<br />

un lungo letargo.<br />

L’interrogativo è questo: in assenza di un quadro culturale in cui<br />

possano inquadrarsi le sue espressioni, la matrice mito-rituale dell’attore,<br />

sepolta sotto le stratificazioni del tempo, sotto le prevaricazioni<br />

dell’intelletto, sotto le inibizioni del controllo cerebrale, può essere<br />

22 Affiora qui la problematica dei rapporti fra Rito e Mito, che ha mobilitato per<br />

lungo tempo studiosi e scuole antropologiche in difesa di tesi opposte: da Frazer e<br />

dalla Myth and Ritual School che tendono a privilegiare la componente rituale ipotizzando<br />

una priorità temporale del Rito sul Mito (che del Rito sarebbe la necessaria motivazione<br />

culturale), alla scuola morfologica-culturale di Francoforte che, ponendo a<br />

base delle proprie concezioni una primordiale «emozione» del mondo (Frobenius,<br />

Jensen), sposta indirettamente l’accento sul Mito come concezione del mondo, dal<br />

quale deriverebbero i comportamenti e i codici rituali, alla scuola sociologica francese<br />

(Durkheim, Lévy-Bruhl), che nel rapporto dialettico fra il drómenon e il legómenon (fra<br />

l’azione rituale e la narrazione mitica) individua il nucleo della vita religiosa e la base<br />

del sociale, alla scuola funzionalista di Malinowski che teorizza un complesso mito-ritocultura<br />

come funzione unitaria e omogenea della vita sociale, alla scuola storicistica italiana<br />

(De Martino, Pettazzoni, Lanternari, Brelich, di Nola, Lombardi Satriani, Cirese)<br />

che valorizza il rapporto dialettico fra il complesso rito-mito e il divenire storico. Per la<br />

scuola storicistica il complesso mito-rituale ha una funzione di reinserimento dell’uomo<br />

e del gruppo nella realtà storica dopo i momenti di crisi individuale e calendariale.<br />

L’interrogativo che emerge dal testo è lievemente laterale a questa tematica: la<br />

ritualità «selvaggia» sembra precedere ogni elaborazione mitica, ma, in realtà, si manifesta<br />

e si auto-interpreta nel quadro e nei termini di una data cultura mitica che la precede<br />

e che l’ha dunque codificata. D’altra parte, è impossibile determinare se tale codificazione<br />

non sia, a sua volta, insorta da manifestazioni rituali spontanee, «selvagge»<br />

appunto, e dunque prive di qualsiasi motivazione mitica. Al più, è possibile ipotizzare<br />

una prolungata insensibile interazione fra slanci rituali spontanei e lentissime elaborazioni<br />

culturali in chiave mitica, che ha instaurato il complesso Mito-Rito, segnando<br />

quello che in linguaggio antropologico viene chiamato il passaggio o «salto» da natura<br />

a cultura (Lévi-Strauss).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!