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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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166 ALESSANDRO FERSEN<br />

Accomuna queste narrazioni mitiche e fiabesche un’ostinata trasgressione<br />

delle leggi del mondo naturale: il peso di gravità si attenua,<br />

il tempo e lo spazio perdono il loro metro obiettivo. Il mito, il rito, la<br />

fiaba si reggono su questa flagrante eccezione alle regole che governano<br />

la realtà fisica.<br />

È un’eccezione verificata anche nell’ambito del laboratorio, che ha<br />

una sua conoscenza di «voli» nel tempo e nello spazio. L’inattesa levità,<br />

che solleva i corpi dal loro peso fisico nelle evoluzioni del «mnemodramma<br />

gestuale» e in alcuni momenti del mnemodramma visionario,<br />

sta forse alla radice delle esperienze oniriche di volo che conosce l’estasi<br />

sciamanica. L’analogia non è evanescente come può sembrare. Lo<br />

sciamano tunguso (il termine shaman è di origine tungusa e indica<br />

stati di agitazione psicomotoria), danzando in stato di trance, diventa<br />

singolarmente «leggero»: egli effettua grandi salti, malgrado il suo costume<br />

pesi anche trenta chilogrammi, e cammina sul corpo del paziente<br />

che ha in cura, senza che questi ne avverta il peso. Questa levità,<br />

che sfiora la levitazione, viene rapportata dagli studiosi alle sue «capacità<br />

di volo estatico» 16 .<br />

I «viaggi» magici della leggenda e della fiaba trovano, d’altra parte,<br />

un riscontro in quelle traslazioni nel tempo e nello spazio – un tempo<br />

e uno spazio oniricamente condensati – che si avverano nel mnemodramma<br />

parlato. La discesa agli inferi, come esperienza iniziatica di<br />

morte e resurrezione, ricorre nelle fasi di angoscia e recupero esistenziale<br />

che segnano l’adempiersi dell’esperienza mnemodrammatica.<br />

Perfino gli atroci smembramenti, le incredibili torture, che il novizio<br />

patisce nel suo soggiorno infernale e nei sogni premonitori della<br />

vocazione, sembrano avere una corrispondenza nelle lacerazioni psichiche<br />

che l’evento mnemodrammatico comporta. L’io affronta i<br />

mostri della violenza annidati nelle sue caverne interiori, combatte<br />

con draghi dalle teste sempre rinascenti: la fiaba crudele si adempie<br />

carnalmente in queste esperienze esistenziali. I rantoli, i mugolii, le<br />

torsioni fisiche dell’attore in trance mnemodrammatica riecheggiano<br />

nel linguaggio corporeo gli strazi iniziatici imposti dall’impietosa<br />

Mnemosyne.<br />

16 Cfr. S. Shirokogorov, op. cit., p. 332.

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