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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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LA PATRIA MITICA 165<br />

che ha certamente il viaggio temerario di Fetonte che pretende di guidare<br />

il cocchio del Sole e precipita, sotto i dardi di Giove, nel fiume<br />

Eridano: l’inesperienza rituale si è risolta in catastrofe 14 . Viaggia invece<br />

con l’equilibrio di un’antica saggezza il carro di Elia, che, secondo le<br />

leggende chassidiche dell’Europa orientale, percorre nottetempo i<br />

cieli vegliando sul sonno degli uomini. La discesa di Orfeo all’inferno<br />

ha un singolare equivalente in un Orfeo nipponico che, sceso in inferno,<br />

ottiene il permesso di ricondurre la sposa sulla terra, ma, voltosi a<br />

guardarla, scorge uno scheletro. Fugge inseguito dagli «Otto Tuoni» e<br />

dalle orrende «Femmine dell’Inferno» 15 . L’eroe maori Hutu invece<br />

viene accontentato dalla Signora della Notte, che regna sul paese delle<br />

ombre, e può riportare in terra la principessa Pare uccisasi per lui. E<br />

l’hawajano Hiku, disceso agli inferi lungo un ceppo di vigna, recupera<br />

l’anima dell’amante Hawelu che egli riporta alla superficie racchiusa<br />

in una noce di cocco.<br />

sua opera sullo sciamanesimo, sostiene che «l’elemento specifico dello sciamanesimo<br />

non è l’incorporazione degli “spiriti” da parte dello sciamano, ma l’estasi provocata dall’ascensione<br />

al cielo o dalla discesa nell’inferno: l’incorporazione degli “spiriti” e la “possessione”<br />

da parte di spiriti sono fenomeni universalmente diffusi, ma non appartengono<br />

necessariamente allo sciamanesimo strictu sensu» (M. Eliade, op. cit., p. 434). Tuttavia<br />

la distinzione ha confini assai labili: presso i Tungusi tutta la tecnica e l’educazione sciamanica<br />

si prefigge il compito di controllare l’«incorporazione» degli spiriti da parte dello<br />

sciamano in trance. Il quale, nelle descrizioni di Shirokogorov, appare chiaramente come<br />

un invasato, per il cui tramite gli spiriti comunicano le loro volontà (cfr. S. Shirokogorov,<br />

Psychomental Complex of the Tungus, Shanghai-London, 1935). Una coesistenza dei due<br />

comportamenti va forse ravvisata nella «passione» di Penteo nelle Baccanti di Euripide. J.<br />

Kott (Mangiare dio, Milano, 1977) dimostra come lo smembramento di Penteo perpetrato<br />

dalle Baccanti in trance sia un’iterazione rituale della «passione» di Dioniso. Ma il volo<br />

di Penteo, nascosto sull’abete, ha sicuri connotati sciamanici. «Prima che si compia definitivamente<br />

il sacrificio, abbiamo il solenne gestus liturgico dell’elevazione. Il volo di<br />

Penteo verso il cielo è una levitazione estatica, simile a quelle che conosciamo dai racconti<br />

degli sciamani e dalle esperienze dei mistici cristiani» (ivi, p. 252). Così, invasamento<br />

orgiastico ed estasi sciamanica sembrano coesistere nel mondo dionisiaco.<br />

14 Fetonte è figlio di Helios ed esiste una parentela fra il Sole e Apollo, detto Febo, «il<br />

risplendente». Sui tratti sciamanici di Apollo ritorna più volte G. Colli. La facoltà di volare<br />

è un aspetto della personalità apollinea: Aristea, di cui Erodoto dice che era stato «afferrato»<br />

da Apollo, volava in forma di corvo (cfr. La sapienza cit., I, pp. 46, 325, 431).<br />

Fetonte, figlio del Sole, del quale pretende di guidare il carro, vuole cimentarsi nel volo<br />

apollineo (sciamanico) e fallisce: il suo annientamento ammonisce sui rischi della trance<br />

sciamanica, quando è affrontata senza un debito tirocinio e un’esperienza adeguata.<br />

15 Cfr. F. Bar, Les routes de l’autre monde, Paris, 1946.

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