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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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18 LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI<br />

Alla fine degli anni Sessanta, Fersen mi sollecitò a partecipare ad<br />

alcuni incontri con gli allievi nella sua Scuola. Assistetti ad alcune sue<br />

lezioni, in cui via via gli attori si immergevano nella prova, con la sua<br />

continua vigilanza e con il controllo delle situazioni quando queste<br />

rischiavano di farsi critiche e di irrompere al di fuori dell’esercitazione.<br />

Al termine della prova, egli mi chiese che cosa ne pensassi e quali fossero<br />

le mie impressioni.<br />

Ne ero rimasto colpito e avevo apprezzato la capacità di suggestione<br />

che il Maestro esercitava, eppure avevo qualche perplessità rispetto<br />

a quella che mi sembrava fosse uno sbocco obbligato da parte dei<br />

giovani, come se venissero indotti verso un’unica soluzione possibile,<br />

il lasciarsi andare, quali che fossero la loro storia e la loro effettiva<br />

volontà. Esplicitai lealmente l’apprezzamento e le perplessità e ne<br />

discutemmo in pubblico a lungo alla presenza degli allievi; tale dialogo<br />

si pose quindi come una continuazione della lezione, finalizzato<br />

per così dire a una meta di crescita didattica.<br />

Lo stesso Fersen del resto sottolineava come queste lezioni fossero<br />

del tutto particolari, dovessero essere tenute sotto suo diretto controllo<br />

e risultassero finalizzate a far sì che gli allievi ritrovassero una sorta di<br />

primitiva creatività da far uscire da sé, mentre le lezioni vere e proprie<br />

seguivano canoni più finalizzati all’interpretazione dei testi drammatici.<br />

Anche successivamente Fersen dimostrò interesse per le modalità<br />

critiche della mia attenzione antropologica. Ci incontrammo più volte.<br />

Mi narrò delle sue esperienze esistenziali e di come il multiculturalismo<br />

avesse impregnato le fasi della sua vita, dalla nascita in Polonia<br />

alle varie esperienze italiane e svizzere, fino al ritorno a Genova dopo<br />

la guerra e al suo entusiastico approccio al teatro, affiancato dallo scenografo<br />

Lele Luzzati, con cui realizzò poi alcuni fra i suoi più fantasiosi<br />

spettacoli.<br />

Nel 1985 organizzò presso il teatro Politecnico di Roma un colloquio<br />

dal titolo Le origini teatrali della cultura invitando come relatori<br />

Massimo Cacciari, Alfonso M. Di Nola, me stesso.<br />

In tutti questi incontri avemmo modo di convenire sull’estrema utilità<br />

nel lavoro dell’attore della dimensione antropologica, delle prospettive<br />

che l’antropologia fornisce. Convinzione che Fersen ribadisce<br />

continuamente nella scuola.

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