IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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158 ALESSANDRO FERSEN<br />
poca che si esaurisce nell’avidità del presente, ogni retrospettiva temporale<br />
è stata rescissa dal «gesto». Noi abbiamo cancellato ogni memoria<br />
collettiva: siamo tronconi di interiorità senza un passato comune.<br />
Ma solo quella memoria e quel passato sono in grado di configurare il<br />
linguaggio simbolico che appartiene al rito e al teatro delle origini.<br />
Tuttavia sopravvive in noi quella memoria mitica (Mnemosyne non<br />
è forse una dea? dunque immortale...) che, in tensione dialettica con il<br />
tempo, costituisce una struttura permanente della nostra interiorità. Segregata<br />
in un passato senza ritorno dalla vittoria sfacciata del presente,<br />
spogliata dello spazio onirico che gli antichi codici rituali le riconoscevano,<br />
la Memoria s’inventa nuovi «gesti» utilizzando i materiali mnemonici<br />
del passato individuale. E con accresciuta aggressività s’impone nel<br />
rito mnemodrammatico apprestato per la sua espressione.<br />
Il privato come «segno»<br />
Nel mnemodramma il «privato» – quando appare – è, in realtà, un<br />
travestimento dei comportamenti esistenziali della memoria: del travestimento<br />
ha l’aspetto intenso e allucinato. La violenza, con cui la<br />
memoria mitica sceglie e impone i suoi temi e le sue visioni nel corso<br />
del mnemodramma, conferma la presenza di sommovimenti sotterranei,<br />
che si celano dietro quelle apparenze contingenti.<br />
A illustrare con maggiore concretezza questa operazione psichica –<br />
che rischia, a sua volta, di apparire… mitica – vale l’ipotesi dell’«istinto<br />
di morte» 4 , formulata da Freud negli ultimi anni della sua vita, sulla<br />
base di una specifica esperienza clinica (le iterazioni oniriche di episodi<br />
traumatici nei reduci della guerra 1914-18). La presenza di un<br />
istinto di morte ha avuto riscontri impressionanti nella lunga frequentazione<br />
del mnemodramma. Esaminato in questo contesto, l’istinto di<br />
morte appare come una forza psichica che agisce dietro la variegata<br />
cortina del vissuto e che del vissuto si serve per manifestarsi. Le presenze<br />
distruttive che i giovani affrontano nel circoscritto cerchio di<br />
luce del mnemodramma, gli avversari invisibili con cui essi entrano in<br />
4 Sulle nevrosi di guerra, cfr. S. Freud, op. cit., pp. 43 sgg.