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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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LA GUERRA DI CHRONOS E MNEMOSYNE 153<br />

Tornando all’«Universo come giuoco»<br />

Nello spazio rituale gli accadimenti sono sottratti alla concatenazione<br />

delle cause e degli effetti. I comportamenti interiori non sono<br />

inquadrati negli schemi pratici dell’utile e del fine. Sono accadimenti e<br />

comportamenti «inutili»: si consumano in una sfera di gioco, isolata<br />

dalla geografia del vivere quotidiano.<br />

Così, attraverso un lungo errabondare, ritrovo qui i paesaggi antichi<br />

e familiari del mio lontanissimo Universo come giuoco 11 . In quella<br />

Weltanschauung giovanile l’universo intero era concepito come<br />

un’eruzione incessante di forze inutili, uno sfoggio di impulsi puramente<br />

«lussuosi». Era questo, «in tempi bui», un grido di liberazione, la<br />

voce di un’insofferenza culturale contro i soffocanti conformismi di<br />

una società totalitaria, ferreamente strumentalizzata ai fini di una politica.<br />

Ma quella condizione esistenziale disancorata dalle categorie dell’utile<br />

e del fine, aperta agli estri di un gioco cosmico, approdava<br />

anche a una concezione tragica della vita. Fedele, dunque, all’alta legiferazione<br />

di Eraclito, di cui tutta l’opera era una traduzione in termini<br />

moderni: «L’eternità è un fanciullo che gioca ai dadi: regalità di fanciullo»<br />

12 .<br />

Ora, in questo aspro itinerario di ricerca teatrale, ritrovo l’idea del<br />

gioco nelle sue antiche fattezze, forse interiorizzata dalla lunga espe-<br />

vengono definiti «era del sogno» (cfr. A. P. Elkin, op. cit., p. 151). Ogni clan, ogni individuo<br />

ha il suo «sogno», cioè il suo totem, e tale locuzione si usa correntemente, quando<br />

si chiede al proprio interlocutore a quale clan egli appartenga. Per l’australiano «i<br />

miti dell’era del sogno sono documenti storici, connessi con il suo ambiente geografico,<br />

le sue aspirazioni economiche, il suo ordine sociale e la sua personale esperienza.<br />

Ma il tempo a cui si riferiscono partecipa della natura del “sognare”, perché, come in<br />

questo, il passato, presente e futuro sono in un certo senso contemporanei aspetti di<br />

un’unica realtà (ivi, p. 205). Le tradizioni rituali e culturali sono dunque scaturite da un<br />

originario “sognare” che è sempre presente e operante nella realtà temporale. Nel<br />

corso dei riti d’iniziazione, l’iniziando entra nel mondo degli antenati, degli eroi fondatori<br />

e «per la durata del rito vive un’esistenza sovrumana» (ivi, p. 204).<br />

11 A. Fersen, L’universo come giuoco, Modena, 1935.<br />

12 Questa traduzione del famoso frammento, che figura nell’Universo come giuoco,<br />

è di G. Rensi, mio maestro alla facoltà di Filosofia all’università di Genova. Ma del frammento<br />

sono state date traduzioni molteplici. Qui appresso si cita quella di G. Colli, che<br />

apparirà nel vol. III, t. 4, 14 [A 18] della Sapienza greca: «La vita è un fanciullo che<br />

gioca, che sposta i pezzi sulla scacchiera: reggimento di fanciullo».

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