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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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Presenza del passato<br />

8. LA GUERRA DI CHRONOS E MNEMOSYNE<br />

Giunta a questo punto, la lunga sperimentazione si apre a una nuova<br />

conoscenza della «memoria» e del drama che, accoppiati, danno<br />

vita al termine mnemodramma.<br />

E intanto, coltivando il dono della sorpresa, caro a Zeami e a<br />

Brecht 1 , ci stupiremo di questo assurdo quotidiano che è la «presenza»<br />

del passato nel ricordo: un «presente» passato che diventa un «passato»<br />

presente. Esso è ben consapevole di essere passato, ma rinnega questa<br />

sua condizione nel tentativo di installarsi di nuovo nel moto del<br />

tempo. Il passato vuole ridiventare «ciò che passa»: ma «ciò che passa»<br />

passa in rapporto a qualche cosa che sta fermo: il passato, appunto. Il<br />

quale, mentre quantifica il progressivo allontanarsi del «presente» da se<br />

stesso, si ribella a questo suo ruolo di misura del tempo: e vuole essere<br />

quel «presente» che è frutto della sua quantificazione. Tale è l’antinomia<br />

del dramma della memoria.<br />

Ma – per chiudere questo breve gioco socratico – il ritorno «sui propri<br />

passi» non riporta al punto di partenza. Il tempo non è una moviola<br />

e il ricordo non è una copia conforme all’originale.<br />

Il «passato presente» ha una strana qualità – teatrale – che va ulteriormente<br />

esplorata.<br />

1 Il «fiore dell’insolito», nel linguaggio di Zeami, è il segreto del teatro: «Il fiore non<br />

è altro che il sentimento dell’insolito come lo prova lo spettatore» (Zeami, Il segreto cit.,<br />

p. 129). E Brecht: «L’attore si sforza di riuscire “strano” e perfino “sorprendente” allo<br />

spettatore: e raggiunge tale scopo considerando da “estraneo” se stesso e la sua esibizione»<br />

(Scritti cit., p. 56).

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