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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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ALESSANDRO FERSEN O DELLA CURIOSITÀ 15<br />

canto a reminiscenze del teatro medievale, le petrusˇke, le filastrocche<br />

dei teatri di fiera, i personaggi mossi dai burattinai nelle piazze di<br />

paese della Vecchia Russia.<br />

Futuristi e simbolisti hanno lo sguardo rivolto alle sagre, alle tradizioni<br />

popolari: marionette, maschere, ‘cantilene dei nonni’ trovano<br />

ospitalità sulle scene del nuovo teatro. Non a caso si diffonde una<br />

curiosità esaltata per la ‘commedia dell’arte’: un teatro popolare, un<br />

teatro di strada, che – secondo Mejerchol’d – ha poi trovato in Gozzi il<br />

suo ordinatore scenico. Questo teatro del futuro vuole individuare la<br />

propria ascendenza – al di là della tradizione filologica – nel grande<br />

tetro anonimo non ancora manipolato dalla scrittura drammaturgica.<br />

L’ideologia rivendica le matrici popolari del nuovo teatro sovietico.<br />

Ma ideologia a parte, è da vedere in queste tendenze, che si rifanno<br />

all’antico folklore e da esso attingono ispirazione e legittimazione,<br />

un rifiuto del testo scritto, la possibilità di una scena sgombra dalla dittatura<br />

drammaturgica”. È comprensibile, pertanto, che tra le letture di<br />

Fersen vi siano i lavori di Paolo Toschi, il demologo italiano che più di<br />

ogni altro ha rivolto la sua analisi critica alle “origini del teatro italiano”<br />

per riprendere il titolo di un suo capolavoro scientifico, quali che<br />

sia la eventuale condivisione delle sue specifiche considerazioni, e le<br />

articolate influenze che le variegate forme della drammaturgia popolare<br />

hanno svolto sul teatro italiano.<br />

Egli nei decenni della sua riflessione teatrale e del suo magistero è<br />

particolarmente attento all’“andirivieni psichico del personaggio”.<br />

Esemplificativamente, “creare dei miti: Artaud attribuisce al suo teatro<br />

delle virtù salvifiche. Una parentela paradossale lega Artaud a Brecht.<br />

[…] ma intanto con la cancellazione di ‘Sir le Mot’ (l’espressione è di<br />

Gaston Baty) con l’eliminazione del personaggio di matrice letteraria,<br />

resta soppresso uno dei poli di attrazione che sostiene il gioco delle<br />

tensioni psichiche tipico del teatro occidentale. Era sopravvissuto alle<br />

sevizie registiche dell’avanguardia russa. Artaud chiaroveggente capisce<br />

che solo eliminandolo il teatro può decollare verso altri spazi d’anima.<br />

[…] L’itinerario verso la terra dei Miti, resta sconosciuto. E l’uso<br />

che si è fatto delle teorie artaudiane è rimasto periferico, estetizzante,<br />

nelle soluzioni gestuali di palcoscenico: quando non pedissequamente<br />

tradotto in innocue esibizioni di sangue e sadismi […]

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