IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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132 ALESSANDRO FERSEN<br />
ziatici delle culture primitive il disvelamento degli oggetti sacri è il traguardo<br />
di un lungo tirocinio rituale 2 .<br />
Era inevitabile chiedersi se il mnemodramma parlato fosse solo il<br />
travestimento di più radicali accadimenti interiori e il «mnemodramma<br />
gestuale» una traduzione dinamica di più remote situazioni psichiche.<br />
La Festa Arcaica<br />
A Vallepietra, nel giorno della Festa, l’oggetto misterioso dai tre<br />
volti di fisionomia bizantina, impropriamente chiamato Trinità 3 , è al<br />
centro di crisi collettive di angoscia e recupero vitale (fino all’esibizione<br />
oscena), che ripetono antichi eventi di natura orgiastica. A Rajano,<br />
in occasione della festa di San Venanzio, le pietre sono oggetto di un<br />
culto che attira i fedeli in un ambito magico precristiano 4 . Nell’area<br />
delle Feste arcaiche che sopravvivono nelle campagne dell’Italia centro-meridionale,<br />
la visione dell’oggetto del culto provoca nella collettività<br />
partecipante stati psichici prossimi alla trance. Nell’unicità dell’immagine<br />
sacra convergono le individualità dei fedeli, ricostituendosi<br />
periodicamente in corpo sociale vivente. L’enorme dispendio di ener-<br />
E analizza successivamente lo «stato allucinatorio» delle baccanti di Euripide, che percuotendo<br />
col tirso la roccia e la terra ne fanno sgorgare acqua e vino, sfiorando con le<br />
dita il suolo ne fanno zampillare ruscelli di latte. «Quindi lo stato del posseduto da<br />
Dioniso, ossia l’immagine del dio stesso nell’uomo, non è quello di un’estenuazione<br />
soporosa, di una perdita totale della coscienza, e neppure di una gesticolazione animalesca,<br />
bensì quello della follia, cioè uno stato di coscienza che si contrappone a<br />
quello “normale” quotidiano» (ivi, p. 19). È dunque possibile raggiungere uno stato di<br />
coscienza visionario non solo mediante tecniche sciamaniche, ma anche mediante tecniche<br />
orgiastiche.<br />
2 Nelle culture tribali dell’Australia orientale il neofita viene ammesso alla visione<br />
degli oggetti sacri solo dopo un anno di tirocinio iniziatico (come pare avvenisse a<br />
Eleusi): A. P. Elkin (Gli aborigeni australiani, Torino, 1956, p. 181) descrive la cerimonia<br />
suggestiva della contemplazione degli oggetti sacri (i ciuringa), simboli degli antenati<br />
totemici o degli eroi celesti, da parte di un gruppo di aborigeni seduti sul terreno<br />
sacro e in atto di cantare le versioni musicali dei riti d’origine. Lo «svelamento dei sacra»<br />
è presente in molti contesti culturali come momento supremo dell’iniziazione.<br />
3 Devo a A. M. Di Nola le informazioni sul culto di Vallepietra, quale anticipazione<br />
di un suo futuro lavoro su questa materia.<br />
4 Sul culto di S. Venanzio a Rajano esiste un cortometraggio di L. Di Gianni, Il culto<br />
delle pietre, Egle Cinematografica, Roma, 1967.