29.05.2013 Views

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

126 ALESSANDRO FERSEN<br />

proposto per l’esperimento. Col cavo essa confeziona neri braccialetti.<br />

Ma il braccialetto è ingannevole, le ha legato i polsi in un nodo: per<br />

quanti sforzi faccia, V. non riesce a liberare le mani sollevate in aria. È<br />

presa dal panico, stramazza al suolo, si dibatte con leggeri lamenti.<br />

Alla fine, si abbandona a un lungo sopore. B. ha raccolto la corda in<br />

un cumulo, e, sdraiata, lo ha posto sul ventre: lo guarda con raccapriccio.<br />

Si trascina per terra con lo sguardo ipnotizzato dal piccolo<br />

mucchietto di corda (o sono viscere?) che pure tiene in bilico sul ventre.<br />

Poi, lo raccoglie, si alza in piedi, si accrocchia in testa quel viluppo,<br />

lo scarmiglia: sembra ora una gorgone con la testa cinta di serpenti.<br />

I serpenti si sciolgono, in un continuo trasmutare d’identità dell’oggetto<br />

e vengono raccolti e coccolati al seno come un neonato. Si<br />

muovono le tenere membra, mentre la madre illusoria le carezza, le<br />

culla: poi si arrestano. B. è immobile: dalle sue mani semiaperte sfila e<br />

cade a terra il cadaverino di corda. B. si allontana trascinando i piedi<br />

come fosse improvvisamente invecchiata. Raccoglie un’altra corda, la<br />

tende dal basso in alto e la tira: con l’acqua immaginaria che scende<br />

dalla doccia essa fa un bagno lustrale... (Questa figurazione è stata<br />

impiegata nel Leviathan 1 per la scena delle guerre.) Le immagini del<br />

«mnemodramma gestuale» oscillano fra astrazione assoluta e sospetti<br />

di vicende passate: ma l’espressione resta teatralmente allusiva.<br />

L’oggetto ispira gesti di essenziale allegoria.<br />

Nel «mnemodramma gestuale» in coppia i comportamenti mutano.<br />

L’inizio è identico: disposti ai due lati, i due attori allungano le mani,<br />

esplorano l’oggetto. Ma, al momento della manipolazione, l’oggetto<br />

resiste, perché controllato dalla mano del partner: si opera il primo<br />

contatto fra i due. Ognuno per conto proprio cominciava a stabilire il<br />

suo rapporto con l’oggetto: ora non è più solo. C’è una presenza estranea,<br />

le cui intenzioni sono ignote. I due partner hanno capito che<br />

devono misurarsi l’uno con l’altro. Il gioco solitario si trasforma in<br />

1 Leviathan, presentato al Festival di Spoleto nel 1974 e ripreso negli anni successivi<br />

per varie tournée teatrali, è uno dei pochi spettacoli di ricerca prodotti dallo Studio<br />

Fersen (dopo la «commedia dell’arte» Sganarello e la figlia del re, 1959; Le diavolerie,<br />

1967; Golem, 1968). Il Leviathan della Bibbia è il «serpente tortuoso» (Isaia, 27, 1), «intorno<br />

alla cui chiostra di denti abita il terrore» (Giobbe, 47,1). Esso sale dal fondo del mare<br />

(che è simbolo d’instabilità) e avvolge nelle sue spire la terra portando disordine e violenza.<br />

Lo spettacolo è una parabola sull’uomo e sulla sua storia, in cui l’immagine mitica<br />

del mostro allude alla condizione di caos del mondo moderno.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!