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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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Le tecniche dell’oggetto scenico<br />

6. <strong>IL</strong> MNEMODRAMMA GESTUALE<br />

L’oggetto teatrale è tornato – in modo ricorrente attraverso gli anni –<br />

a porsi al centro delle ipotesi di linguaggio scenico elaborate nello<br />

Studio.<br />

Negli «esercizi» sensorii, che costituivano una delle prime tappe della<br />

«tecnica psicoscenica dell’attore», l’attrezzo scenico veniva impiegato per<br />

allenare la sensibilità dell’attore (un fazzoletto passato fra le mani per<br />

evocare al tatto la puntura di uno spillo, una boccetta vuota per «sentire»<br />

l’odore acre dell’ammoniaca...). Nelle «improvvisazioni articolate» gli<br />

allenamenti sensorii contribuivano a facilitare la concentrazione dell’attore<br />

nella situazione prescelta. Nel «rapporto emotivo con oggetto scenico»<br />

l’attrezzo è diventato parte integrante dell’espressione scenica. Nel<br />

mnemodramma, infine, l’oggetto, svincolato da qualsiasi riferimento<br />

intenzionale, si è posto al centro di un evento di natura rituale-teatrale,<br />

in cui la «recitazione» si svolge in stato di trance volontaria.<br />

In queste ripetute aggressioni all’oggetto mutava di volta in volta<br />

l’approccio e la natura del rapporto fra l’attore e il suo partner inanimato.<br />

Il mnemodramma parve il punto di arrivo di questo ciclo di sperimentazioni.<br />

Prezioso strumento di autoconoscenza e di arricchimento<br />

personale, esso non poteva tuttavia tradursi direttamente in espressione<br />

scenica. Per anni il mnemodramma parlato fu considerato come<br />

il limite estremo della possibilità di «abbandono» tecnico, il traguardo<br />

ultimo della «descensione» nell’io. L’itinerario pareva concluso. Poi, nel<br />

1974, una nuova ipotesi di lavoro che ruotava ancora intorno all’oggetto<br />

teatrale.<br />

Nel mnemodramma parlato, l’oggetto, dopo avere scatenato l’evento,<br />

viene normalmente accantonato: l’attenzione dell’attore si spo-

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