IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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14 LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI<br />
È impossibile non pensare a come Ernesto De Martino abbia individuato<br />
proprio nella crisi della presenza il pericolo in cui il soggetto<br />
può precipitare schiacciato dalla datità dell’evento (morte della persona<br />
cara, impossibilità di reinserire la propria soggettività in un orizzonte<br />
di discorso). La trasformazione del dato in valore dischiude al<br />
soggetto la possibilità di rendere operativo il proprio tempo, percorribile<br />
culturalmente il mondo, reinserito in un orizzonte di domesticità.<br />
Non mi sembra senza significato che Fersen, acuto lettore di De Martino,<br />
utilizzi un concetto caro all’etnologo napoletano che l’aveva a sua<br />
volta ripreso dall’etnopsichiatria e dalla filosofia contemporanea.<br />
Rifacendosi al rigoroso “codice scenico” di Stanislavskij, Fersen sottolinea:<br />
“la mitologia dell’immedesimazione è ormai inquadrata in un<br />
‘metodo’: perezˇivanie (tradotto forse inadeguatamente nell’italiano<br />
‘reviviscenza’) non può essere lasciato in balia dei capricci della fortuna<br />
teatrale”.<br />
Al metodo Stanislavskij, da lui considerato “datato” Fersen rivolge<br />
critiche radicali, ma quel che qui mi preme rilevare è che anche qui<br />
abbiamo l’utilizzazione di una categoria critica, quella di “reviviscenza”<br />
che ha avuto ampia fortuna nella letteratura demo-antropologica.<br />
Il fondatore dell’antropologia moderna, Edward B. Tylor, aveva<br />
elaborato il concetto di “survival” (sopravvivenza) per indicare il tratto<br />
culturale di un’epoca precedente che sopravviveva, appunto, nell’epoca<br />
successiva. Contro tale denominazione, applicata a suo avviso<br />
in maniera estensiva e acritica, insorse l’etnografo italiano Raffaele<br />
Corso che nei primi decenni del Novecento propose il termine “reviviscenza”,<br />
per indicare, appunto, tutti i casi in cui la tradizione non si<br />
limitava a sopravvivere, ma riviveva una nuova fase rinnovandosi.<br />
Tutto ciò è oggetto di dibattito ma si è voluto ricordare come un<br />
termine utilizzato per il teatro da Fersen incrociasse un ambito di riflessione<br />
antropologica di grande spessore nello sviluppo di queste scienze<br />
in Italia.<br />
Per Fersen a questa trama di significati rinviavano gli incontri identificativi<br />
dei giovani attori, oggetto della sua particolare sollecitudine di<br />
Maestro.<br />
Fersen è estremamente attento al fitto scambio, nella storia del teatro<br />
occidentale, tra teatro popolare e tradizione “colta”. Così ad esempio,<br />
sottolinea come “in Misterija-Buff di Majakovskij compaiono, ac-