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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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<strong>IL</strong> MNEMODRAMMA PARLATO 115<br />

istruiti, essi impersonano le varie figure familiari ed extrafamiliari che<br />

hanno contribuito a provocare lo stato patologico del soggetto. La<br />

«reviviscenza» di quelle situazioni si svolge così nell’ambito di un «copione»<br />

in larga parte prestabilito. Lo psicodramma, e ogni conseguente<br />

tipo di terapia, è dunque una tecnica «protetta»: essa si crea i propri<br />

argini nella presenza e nella contro-azione dei partner-personaggi che<br />

vi sono coinvolti. In questo senso è semmai la «tecnica psicoscenica<br />

dell’attore» che ha elementi in comune con lo psicodramma: anch’essa<br />

fa ricorso a reminiscenze personali e a presupposti psicologici (non<br />

a caso nelle «improvvisazioni parlate» sono state sperimentate, a titolo<br />

di prova, impostazioni psicodrammatiche sulla base delle indicazioni<br />

di Moreno).<br />

Questa procedura «protetta» rientra coerentemente nelle finalità<br />

dello psicodramma che è dunque una forma di teatroterapia di portata<br />

clinica 13 .<br />

Il mnemodramma non è una terapia e non è una tecnica protetta.<br />

Esso non è applicabile a soggetti psichicamente labili o turbati; anzi,<br />

richiede una salda struttura interiore per essere affrontato. La rinuncia<br />

alla copertura psicologica è intenzionale e costituisce la novità di que-<br />

13 Prescelgo un passo di J. L. Moreno dove, definendo lo psicodramma rispetto<br />

all’attività onirica notturna, egli sottolinea, con singolare precisione, le differenze fra<br />

psicodramma e mnemodramma: «Come avviene nel sogno, lo psicodramma si presenta<br />

come l’espressione di dinamiche interiori. Ma può essere opportuno sottolineare<br />

alcune differenze fondamentali. I personaggi nel sogno sono fantasmi allucinati. Essi<br />

esistono solo nella mente del sognatore, e svaniscono non appena il sogno è passato.<br />

Nello psicodramma i personaggi sono invece persone reali. Il sognatore può continuare<br />

a sognare le cose più fantastiche senza incontrare resistenza alcuna da parte dei personaggi<br />

del suo sogno, essendo questi personaggi e tutta la vicenda una sua creazione.<br />

In uno psicodramma, d’altra parte, gli ego ausiliari che recitano i vari ruoli resistono<br />

spesso alle fantasticherie (reveries) del protagonista, essi rispondono e contraddicono<br />

e modificano il corso della vicenda, se questo è necessario. C’è una specie di controcorrente<br />

che rifluisce verso il protagonista da ogni parte. Gli ego ausiliari possono,<br />

per ragioni esplorative e terapeutiche, “interpolare” resistenze di ogni specie, contrarie<br />

ai propositi del protagonista. Il protagonista in uno psicodramma non è mai solo come<br />

il sognatore notturno. Senza le opposizioni degli ego ausiliari e senza l’influenza dei<br />

membri del gruppo le possibilità di imparare sarebbero per il protagonista molto ridotte»<br />

(Psychodrama, in American Handbook of Psychiatry, New York, 1959).<br />

Naturalmente sull’ultima asserzione, e in genere su tutta l’impostazione del discorso, il<br />

mio punto di vista è esattamente opposto a quello di Moreno, come risulterà nel seguito<br />

del testo.

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