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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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108 ALESSANDRO FERSEN<br />

frutto di elaborate procedure psichiche) alle incognite del possibile<br />

evento.<br />

qui e nelle pagine seguenti, riferimento allo sciamanesimo: un vocabolo che, penetrato<br />

nei gerghi culturali e pseudoculturali, è minacciato da un’inflazione semantica.<br />

Anzitutto – e per usare le categorie tipologiche adottate dalla recente etnologia religiosa<br />

– il termine viene qui impiegato in senso proprio: si tratta dunque dello sciamanesimo<br />

presente in tutta la fascia subartica e nelle aree che hanno subìto le influenze di<br />

essa fino alle popolazioni dell’America settentrionale e della Siberia con una punta<br />

estremo-meridionale presso gli Sciti antichi (cfr. Erodoto e Ippocrate, Delle arie e dei<br />

luoghi): da quelle zone proviene la figura dell’Apollo iperboreo che ha chiare connotazioni<br />

sciamaniche. (Sciamanesimo improprio è invece quello che si manifesta in territori<br />

culturali e in contesti che assumono occasionalmente moduli sciamanici, come la<br />

discesa di Cristo agli inferi: si giunge così a motivi cristiani o addirittura filosofici ed esistenziali<br />

di katabasis-anabasis presenti in Dostoevskij e in Kierkegaard.) Lo sciamanesimo<br />

in senso proprio è stato assunto nello Studio come modello ideale per le sperimentazioni<br />

di laboratorio, alla ricerca di tecniche che fossero accessibili all’uomo<br />

moderno.<br />

Gli aspetti qualificanti dello sciamanesimo che hanno interessato e influenzato la<br />

ricerca sul mnemodramma possono essere considerati i seguenti:<br />

1) nell’ambito delle culture sciamaniche lo sciamano svolge un ruolo sociale, che<br />

coinvolge la comunità in un’esperienza collettiva di tenore esistenziale che si esplica<br />

nell’accesso a una condizione «diversa» da quella «normale», quotidiana, soprattutto<br />

quando all’immagine del mondo si sostituisce la figurazione del trimundio e dell’albero<br />

cosmico (o del fallo cosmico), lungo il quale lo sciamano effettua i suoi viaggi estatici;<br />

2) lo sciamano sperimenta nella propria trance eventi di crollo e resurrezione,<br />

mediante tecniche di fissazione e manipolazione di oggetti rituali, quali il tamburo (il<br />

più interessante esempio in Italia si trova al Museo Pigorini di Roma), la serie di campanelli,<br />

il costume che indossa;<br />

3) lo sciamano coinvolge nella sua esperienza il gruppo cui appartiene sollevandolo<br />

a un Weltbild di qualità esistenziale estraniato dal vivere quotidiano;<br />

4) lo sciamano è anche un medicine-man, un guaritore, che usa vari espedienti<br />

«magici» e particolari trucchi per curare (psichicamente) le malattie dei componenti del<br />

suo gruppo: tale il suckling, o estrazione orale del male che affligge il paziente. Ma i<br />

trucchi vanno interpretati in una dimensione diversa dall’epistemologia occidentale:<br />

non nascono dall’intenzione dell’inganno, ma da una «psychologische Wahrheit» che ha<br />

analogie con lo stato di finzione-verità proprio del comportamento scenico dell’attore.<br />

Tale l’atteggiamento dello sciamano Quesalid, di cui C. Lévi-Strauss narra la storia<br />

(Antropologia strutturale, Milano, 1966, pp. 197 sgg.).<br />

Lo sciamanesimo, che non è una religione, ma si innesta in contesti religiosi preesistenti<br />

e li utilizza ai fini delle esigenze esistenziali e magiche della comunità, ha connessioni<br />

non ben definite con le culture orgiastiche e possessorie, confondendosi spesso<br />

con queste negli esiti veementi della trance, che incorpora gli spiriti o potenze o

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