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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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<strong>IL</strong> MNEMODRAMMA PARLATO 107<br />

sto verbo la locuzione pràttein), ma come «accadere» impersonale.<br />

Drama come evento, accadimento non legato a un’iniziativa individuale.<br />

Il drama del mnemodramma è un evento della memoria.<br />

A sua volta, anche la memoria non è qui intesa nel suo senso quotidiano,<br />

come una specie di serbatoio di ricordi: meno ancora nel suo<br />

senso stanislavskijano e psicoscenico. La qualità è diversa. La «memoria»<br />

del mnemodramma non trapela attraverso i filtri protettivi della<br />

coscienza: ha una sua nudità allucinante, come carne sbucciata dalla<br />

sua epidermide. Attinge non solo al passato individuale, ma a un passato<br />

prenatale o ancestrale. I suoi comportamenti hanno poco in comune<br />

col «ricordare» e coll’avere dei ricordi. La memoria del mnemodramma<br />

ha il gesto augusto della Mnemosyne divinizzata dai greci 10 .<br />

Un «viaggio» sciamanico 11<br />

L’attore siede ora davanti a un tavolino, isolato in un cono di luce<br />

e si abbandona (mai come ora il termine ha un preciso valore tecnico,<br />

senso ieratico. Il dramma più antico presentava la leggenda del luogo, la “storia sacra”,<br />

su cui si basava l’origine del culto (quindi non un fare, bensì un accadere: drân in dorico<br />

non significa affatto “fare”)» (trad. di G. Colli).<br />

10 Riservandomi di approfondire il tema in una nota successiva, cito qui il Colli della<br />

Sapienza greca, laddove parla di «Mnemosine, l’augusta dea orfica, che attinge dal pozzo<br />

della visione misterica» (G. Colli, La sapienza greca, Milano, 1977, I, p. 39), per sottolineare<br />

un’affinità di visioni culturali, cui eravamo pervenuti per vie diversissime: lui attraverso<br />

la sua alta speculazione filosofica, io attraverso la lunga frequentazione del mnemodramma<br />

nel mio laboratorio. Per Colli, fonte di ogni conoscenza è la memoria: sulla memoria<br />

poggia l’edificio della sua «filosofia dell’espressione». Cfr. G. Colli, La filosofia dell’espressione,<br />

ivi 1969, p. 6: «Ogni conoscere è fatto di ricordi, oggetti, parole, la cui origine per noi<br />

è nel passato». «Un soggetto rappresenta a se stesso qualcosa: è pur questo il conoscere. Ma<br />

ciò riporta indietro a un tempo passato, in cui qualcosa non era ancora rappresentato, e da<br />

cui è stato preso per poter essere rappresentato» (ibidem). Nella parola rappresentazione<br />

l’accento cade quindi sulla funzione «ripresentante», che implica «memoria e tempo» (ibidem).<br />

Dove i due termini tempo e memoria sono dunque collegati l’uno all’altro come<br />

avviene nel termine mnemodramma. Questa convergenza è stata individuata da Colli stesso<br />

in quello che è stato uno dei suoi ultimi interventi e che è contenuto nella Dimensione<br />

perduta cit.: in quella conversazione egli individua una precisa analogia fra le esperienze<br />

del mnemodramma e la sua interpretazione della Mnemosyne greca.<br />

11 Data l’importanza che lo studio e la sperimentazione delle tecniche sciamaniche<br />

hanno assunto nel laboratorio, non sarà inutile precisare in quali termini concreti si fa,

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