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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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12 LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI<br />

Fersen che qui si ripresentano si materializzassero per così dire in tecniche<br />

di messe in scena, metodi e modalità di insegnamento, immersioni<br />

nell’universo interiore dei giovani attori, facendo così rivivere<br />

quello che era il suo magistero.<br />

Da parte mia, vorrei sottolineare come uno dei riferimenti maggiori<br />

e di più forte novità fosse il richiamo all’antropologia.<br />

Intervenendo, ad esempio, nel 1983, alla serata dedicata a “Questa<br />

sera si recita a soggetto” di Luigi Pirandello, a cura di Ottavio Rosati,<br />

Fersen ricorda come il mnemodramma sia nato tra il 1960 e il 1962,<br />

dopo due anni di sperimentazione della tecnica psicoscenica dell’attore<br />

che è una tecnica psicologica posta in essere da Jacob Moreno e da<br />

sua moglie Zerka, presente fra l’altro sul palcoscenico del Teatro<br />

Flaiano di Roma.<br />

A proposito del mnemodramma presentato nel 1962 all’Université<br />

du Théâtre des Nations di Parigi, Fersen nota come la sua base “è una<br />

ricerca interdisciplinare, che privilegia soprattutto l’antropologia.<br />

Antropologia come ricerca della forma primordiale di teatro, della<br />

ritualità. Nel rito ci si immedesima nel dio, si diventa altro da sé: si<br />

effettua un’operazione che è, già di per sé, teatrale 1 ”.<br />

Fersen dunque è pienamente consapevole di quanto il suo teatro –<br />

specie i drammi da lui elaborati – sia tributario dell’antropologia che<br />

ispira buona parte del suo lavoro. Egli rivendica pertanto di aver seguito<br />

i corsi di Henry Lévy Bruhl a Parigi, di aver collaborato con Ernesto<br />

De Martino e di essere in quel periodo in contatto con Alfonso M. Di<br />

Nola. “Il lavoro di collaborazione con gli antropologi si è basato sul<br />

fatto che nella ritualità primitiva si riscontra la presenza di oggetti rituali<br />

che hanno un potere scatenante di stati di coscienza estremamente<br />

profondi, di stati di trance. La trance, l’immedesimazione col dio, si<br />

pone al centro dei culti. Nella trance l’adepto, il credente, perde<br />

coscienza di sé e si immedesima nel dio con un’operazione tipicamente<br />

teatrale: di qui la ragione della mia ricerca interdisciplinare 2 ”.<br />

Ripercorrendo l’intensa, suggestiva narrazione di Il teatro, dopo<br />

potremmo notare come la problematica dei rapporti fra Mito e Rito,<br />

1 V. “Atti dello psicodramma”, anno VIII, 1983.<br />

2 Ibidem.

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