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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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LA TECNICA PSICOSCENICA DELL’ATTORE 99<br />

scrolla via quasi a liberarsi da un pensiero importuno... L’azione diventa<br />

una «scrittura scenica» che può essere letta nelle più sottili sfumature<br />

da chi assiste all’esperimento. L’attore «narra» inconsapevolmente l’intera<br />

parabola di uno stato d’animo nelle sue varie fluttuazioni. La comunicazione<br />

muta risulta spesso più esauriente di quella verbale. Non di<br />

rado la tecnica del «rapporto emotivo con oggetto» rivela all’attore sue<br />

tendenze interiori da lui stesso ignorate.<br />

Un ciclo concluso<br />

A mezza strada fra naturalismo stanislavskijano e impostazione<br />

antropologica, la «tecnica psicoscenica dell’attore» ha chiuso il primo<br />

ciclo di ricerche dello Studio.<br />

Oltre a costituire un utile allenamento per l’«abbandono» scenico,<br />

essa ha rivelato col tempo una sua funzionalità non prevista in partenza:<br />

grazie alla molteplicità degli esercizi, questa tecnica costituisce per<br />

l’attore un mezzo di conoscenza delle proprie strutture psico-mentali.<br />

Diverse da individuo a individuo secondo il diverso intreccio di istinto,<br />

affettività, presenza cerebrale, percezione sensibile, queste strutture<br />

richiedono un controllo sempre presente e un’«amministrazione» esperta.<br />

L’attore viene abitualmente allenato al controllo della voce e al controllo<br />

del corpo: non gli si insegna il controllo della sua macchina psichica,<br />

che è un elemento non meno essenziale per l’interpretazione.<br />

Ma la «tecnica psicoscenica» registra anche un sensibile passivo sul<br />

piano teatrale. Incapace di fornire l’anello finale di congiungimento tra<br />

l’immedesimazione e la parola scritta, la tecnica psicoscenica risulta<br />

inadeguata nell’applicazione al testo drammaturgico. I suoi limiti sono<br />

anche culturali. Il ricorso imprescindibile al «presupposto psicologico»<br />

ne delimita il raggio d’azione. Il suo territorio resta la psicologia, i suoi<br />

esiti scenici sono quelli di un naturalismo intimistico. La «tecnica psicoscenica»<br />

ha come punto di riferimento il teatro che si è sviluppato<br />

nell’Europa postrinascimentale: il dramma borghese, la commedia di<br />

carattere, forse anche il teatro a tesi 8 .<br />

8 Le correnti teatrali degli anni ’50 e ’60, in particolare il «teatro dell’assurdo» e del<br />

non-sense, mettevano ovviamente in crisi qualsiasi impostazione psicologica del lavo-

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