IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla
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TEMPO DI ICONOCLASTI 87<br />
e non dell’intelletto. C’è una eterogeneità sostanziale fra scrittura<br />
drammaturgica ed evento teatrale. Si tratta di due linguaggi diversi:<br />
l’uno affidato al discorso, l’altro al gesto. In una lettera a Paulhan,<br />
Artaud delimita lo spazio del teatro di parola: «della parola scritta, che,<br />
pronunciata o no, non assume più valore di quanto ne avrebbe se<br />
fosse soltanto scritta» 56 . La distinzione non potrebbe essere più drastica:<br />
l’opera scritta è fatta per la lettura (pensando a Shakespeare, Craig<br />
sottoscrive) 57 , l’opera teatrale nasce in palcoscenico.<br />
Di qui la critica inesorabile di tutto il teatro post-rinascimentale: un<br />
teatro che non fa che descrivere, raccontare. E che cosa racconta?<br />
«Della psicologia» 58 . L’irrisione è fulminea. Se è impossibile oggi mettere<br />
in scena Eschilo, Sofocle, Shakespeare, questo avviene «per avere<br />
noi smarrito il senso fisico del loro teatro» 59 . Noi siamo abituati a considerare<br />
il dialogo come una qualità essenziale del teatro: è una falsificazione<br />
culturale, il dialogo appartiene anzitutto al romanzo. Non che<br />
la parola debba essere bandita dalla scena: ma, invece di quel mediocre<br />
compito di «delucidazione» (élucidation) di situazioni e stati d’animo<br />
che la drammaturgia le assegna, essa deve recuperare la sua qualità<br />
e i suoi poteri di incantation 60 . Riecheggiano nelle formulazioni di<br />
sembra più urgente determinare prima in che cosa consista il linguaggio fisico, il linguaggio<br />
materiale e solido, grazie al quale il teatro può differenziarsi dalla parola» (ibidem).<br />
56 Il passaggio è contenuto nella quarta lettera a J. Paulhan (ivi, p. 189).<br />
57 E. G. Craig sostiene l’irrappresentabilità di Shakespeare citando in proposito<br />
Goethe: «Nel mio saggio sull’Arte del teatro, pubblicato nel 1905, osai aderire all’opinione<br />
di coloro che ritengono che i drammi di Shakespeare siano stati scritti per il lettore<br />
e non per la scena. Sembra che molte persone siano di questo avviso. Pure fu una<br />
soddisfazione per me quando più tardi mi capitò di leggere fra gli scritti di Goethe queste<br />
ed altre affermazioni: “Shakespeare appartiene di diritto alla storia della poesia;<br />
nella storia del teatro Shakespeare appare soltanto per caso”. “Tutto il modo che<br />
Shakespeare ha di condurre i suoi drammi ne rende in certa misura irrealizzabile l’esecuzione<br />
sulla scena attuale”. “La ristrettezza stessa della scena gli impone delle limitazioni”.<br />
Goethe giunge a queste conclusioni non all’inizio della sua vita, ma alla fine,<br />
dopo che la sua esperienza personale e teatrale gli ha mostrato che letteratura e scena<br />
sono e devono essere indipendenti l’una dall’altra» (op. cit., p. 154).<br />
58 «Un théâtre purement descriptif et qui raconte, qui raconte de la psychologie»<br />
(Oeuvres cit., IV, p. 92).<br />
59 A. Artaud, Il teatro cit., p. 182.<br />
60 Id., Oeuvres cit., IV, p. 56. Della funzione di élucidation, attribuita alla parola nel<br />
teatro occidentale, Artaud parla in varie occasioni e in particolare nella quarta lettera a<br />
J. Paulhan (ivi, p. 142).