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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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TEMPO DI ICONOCLASTI 83<br />

racconta – un disarmante sorriso e udii una voce sommessa: “Abbiate<br />

pazienza, devo fare le pause fra le reviviscenze”» 46 . Queste pause indispensabili<br />

segnalano un intervento continuo dell’attore nella vita del<br />

personaggio: interstizi dell’anima che venano di sottili incrinature la<br />

continuità fra uno stato d’animo e l’altro. Il personaggio «costruito»<br />

durante le prove dev’essere ricostruito in scena sera dopo sera. La ricucitura<br />

dei ricordi affettivi addosso al manichino del copione richiede la<br />

presenza indefessa del sarto. Pur in posizione subalterna l’io-attore è<br />

onnipresente durante il perezˇivanie: il personaggio perde la sua consistenza<br />

monolitica. Vivere sulla scena non è possibile senza guardarsi<br />

vivere; peggio: senza aiutarsi a vivere. Tutto il resto, stato di grazia,<br />

raptus teatrale, è romanticismo o retorica.<br />

Stanislavskij se ne rende conto: chiede alle sollecitazioni fisiche,<br />

alle «azioni» sceniche, al contatto con gli oggetti quella facilità d’immedesimazione<br />

che esige altrimenti concentrazioni troppo faticose e<br />

aleatorie. Ma la meticolosa successione delle «azioni» sceniche comporta<br />

essa pure l’iniziativa dell’io dell’attore: non sana dunque le fratture<br />

nella vita psichica del personaggio. La sua «solitudine scenica», se<br />

giunge a ignorare il pubblico, è tuttavia viziata da una pervicace dicotomia.<br />

Sul versante opposto l’exploit dell’attore biomeccanico non sortisce<br />

risultati più radicali. Il personaggio esteriorizzato, gestualizzato, ironizzato,<br />

brutalmente sezionato nella sua vita intima, resiste a tutti gli<br />

esorcismi. Mejerchol’d non riesce ad annientarne il peso scenico.<br />

Forse egli se ne rende conto. Forse il carisma del vecchio maestro agisce<br />

ancora in lui: fatto sta che egli non rinnega mai il perezˇivanie in<br />

modo definitivo. Esso è necessario perfino all’attore biomeccanico.<br />

Così, anche nell’ipotesi mejercholdiana, una presenza egemonica non<br />

ne elimina un’altra subalterna. La tricotomia resta irrisolta.<br />

Un sillogismo brechtiano<br />

Nemmeno Brecht, questo scienziato della scena e predicatore di un<br />

teatro freddo, riesce a scrollarsi di dosso il fantasma prensile dell’im-<br />

46 S. Wysocka, Moje wspomnienia, Warszawa, 1938 (cit. in A. M. Ripellino, op. cit.,<br />

p. 81).

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