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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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TEMPO DI ICONOCLASTI 81<br />

scenico: al montaggio letterario che egli opera sul testo del Revisore di<br />

Gogol, Mejerchol’d appone senza esitazione la propria firma quale<br />

«autore dello spettacolo». L’altro Revisore, quello di Gogol, può benissimo<br />

essere letto in biblioteca.<br />

L’autorità scenica della drammaturgia tradizionale è scalzata. (Ma<br />

insieme quale amorosa ricerca e studio e riesumazione puntigliosa<br />

dell’antico e curiosità filologica e archeologica! Mjerchol’d, Tairov,<br />

Vachtangov frugano nel fondo di una tradizione teatrale, da cui si<br />

accingono a prendere commiato. Grandezza e straordinario impegno<br />

culturale in chi, alla ricerca del nuovo, vuole radicare in un terreno<br />

profondo le proprie innovazioni.)<br />

In realtà, la polemica antidrammaturgica aggredisce l’autorità di un<br />

repertorio che subordina a sé i veri artefici dello spettacolo.<br />

Tacciono, in questo coro di accuse, Stanislavskij, Copeau, Brecht:<br />

Stanislavskij il maestro d’interpretazione, Brecht il drammaturgo,<br />

Copeau l’umanista...<br />

Teatro d’Anonimo<br />

In Misterija-Buff di Majakovskij compaiono, accanto a reminiscenze<br />

del teatro medievale, le petrusˇke, le filastrocche dei teatri di fiera, i personaggi<br />

mossi dai burattinai nelle piazze di paese della Vecchia Russia.<br />

Futuristi e simbolisti hanno lo sguardo rivolto alle sagre, alle tradizioni<br />

popolari: marionette, maschere, «cantilene dei nonni» trovano<br />

ospitalità sulle scene del nuovo teatro. Non a caso si diffonde una<br />

curiosità esaltata per la «commedia dell’arte»: un teatro popolare, un<br />

teatro di strada, che – secondo Mejerchol’d – ha poi trovato in Gozzi il<br />

suo ordinatore scenico. Questo teatro del futuro vuole individuare la<br />

propria ascendenza – al di là della tradizione filologica – nel grande<br />

teatro anonimo non ancora manipolato dalla scrittura drammaturgica.<br />

L’ideologia rivendica le matrici popolari del nuovo teatro sovietico.<br />

Ma, ideologia a parte, è da vedere in queste tendenze, che si rifanno<br />

all’antico folklore e da esso attingono ispirazione e legittimazione,<br />

un rifiuto del testo scritto, la possibilità di una scena sgombra dalla dittatura<br />

drammaturgica.<br />

Forse è in questa chiave che bisogna interpretare i tentativi di un<br />

teatro di fonemi, affidato alle possibilità evocative della voce umana.

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