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IL TEATRO, DOPO - Boggio, Maricla

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78 ALESSANDRO FERSEN<br />

caffè-concerto: fra fischi e applausi trova sostenitori quali Ejzensˇtejn. Il<br />

futurismo fa da incubatrice all’avanguardia russa.<br />

Mejerchol’d preconizza la distruzione del «palcoscenico-scatola» 30 .<br />

Al boccascena ottocentesco, alla sala con le sue gallerie classiste deve<br />

sostituirsi un nuovo spazio scenico che sia in sintonia col mutamento<br />

dei tempi e delle situazioni storiche. Mejerchol’d prolunga il proscenio<br />

in mezzo al pubblico, sogna scene a diversi livelli. Lo allarma la nuova<br />

concorrenza del cinema con le sue possibilità multiple di racconto.<br />

Contrariamente a Piscator, che incorpora spregiudicatamente il cinema<br />

nelle sue rappresentazioni-comizio, Mejerchol’d prevede una «lotta<br />

mortale» fra le due forme di spettacolo 31 . Egli conta sulla vittoria, grazie<br />

alla... «cineficazione del teatro»! 32 . Un teatro con attrezzature tecniche<br />

tali da spuntarla sugli stacchi e sulle dissolvenze e sui mille trucchi<br />

narrativi del cinematografo. Ochlopkov sviluppa il discorso con le<br />

sue piattaforme poliprospettiche: l’azione ormai si svolge in mezzo al<br />

pubblico. Scariche di mitraglia echeggiano in sala, attrici sedute fra la<br />

gente scoppiano in pianti isterici. Ejzensˇtejn, giusta le raccomandazioni<br />

di Marinetti, mette petardi sotto i sedili degli spettatori.<br />

30 Cfr. V. E. Mejerchol’d, op. cit., p. 100. La critica al teatro naturalistico non toccò<br />

tanto i contenuti drammatici quanto lo spazio scenico: contro la scatola ottica del teatro<br />

ottocentesco, contro il golfo mistico di ispirazione wagneriana, si era già pronunciato<br />

il simbolismo di Appia e di Craig. Nelle pagine di quest’ultimo è già presente il<br />

modello del teatro greco e di quello medievale, in cui non c’è separazione fra l’interprete<br />

e il suo pubblico. Da queste premesse prende il via una serie di esperimenti, che<br />

coinvolge i maggiori registi del tempo: da Reinhardt con il suo Zirkus Reinhardt (1910)<br />

e con il Grosses Schauspielhaus di Berlino a Gropius e al suo progetto di «teatro totale»<br />

ideato per Piscator, a Mejerchol’d che per i Misterija Buff di Majakovskij (1921) si<br />

vale appunto di un impianto scenico multiplo di tipo medievale.<br />

31 «L’effetto prodigioso ottenuto dall’impiego del film ci dimostrò che questo non<br />

solo era stato opportuno, al di sopra di ogni discussione teorica, quando si trattava di<br />

rendere evidenti i nessi politici e sociali, dunque in relazione al contenuto; ma era<br />

anche giusto in un senso superiore, e cioè anche in relazione con la forma. […] Film e<br />

scena si intensificavano con un effetto reciproco e così in certi momenti venne raggiunto<br />

un “furioso” nell’azione, che non mi era quasi mai successo di vedere in un teatro»<br />

(E. Piscator, op. cit., p. 67).<br />

32 La bizzarra formula è contenuta in un articolo del 1930 sulla «ricostruzione dell’edificio<br />

teatrale»: «Noi, che stiamo costruendo un teatro che farà concorrenza al cinema,<br />

diciamo: lasciateci portare a termine la nostra “cineficazione” del teatro»<br />

(Mejerchol’d, op. cit., p. 98).

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