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CAPITOLO V.<br />
Pericolose avventure di Gulliver e suoi curiosi esperimenti di navigazione –<br />
Il supplizio d'un condannato a morte.<br />
La mia vita sarebbe stata piacevolissima se la mia piccolezza non mi avesse<br />
esposto a mille inconvenienti: ne riferirò soltanto qualcuno.<br />
Talora la mia balietta mi portava nel giardino e, aprendo la cassetta, mi<br />
posava in terra affinché potessi passeggiare liberamente. Un giorno, prima che<br />
il nano della regina fosse caduto in disgrazia, mi trovavo in sua compagnia<br />
vicino a un melo nano, ed io colsi l'occasione per fare un po' di spirito,<br />
abbastanza sciocco del resto, paragonando l'albero col mostriciattolo; già che<br />
anche nella lingua di quel paese il termine nano si adopera in ambedue i casi.<br />
Quel cattivaccio, per vendicarsi, si mise a scuotere, ad un tratto, un ramo<br />
dell'albero sovraccarico di frutti, sicché mi vidi piovere attorno una dozzina di<br />
mele grosse come botti di Bristol. Per fortuna una sola mi sfiorò, mentre mi<br />
chinavo, e mi fece battere il naso in terra; né potei lamentarmi di codesto<br />
scherzo di cattivo genere, perché l'avevo provocato.<br />
Un'altra volta, essendo stato lasciato in un prato liscio ed eguale, mentre<br />
Glumdalclitch chiacchierava a qualche distanza con una domestica,<br />
all'improvviso incominciò a cadere la grandine; e i chicchi, in pochi istanti, mi<br />
gettarono in terra e mi ammaccarono da capo a piedi. Mi trascinai carponi fino<br />
a una siepe di timo, nella quale potei rifugiarmi alla meglio; ma ero così pieno<br />
di lividi in ogni membro, da dovere star a letto per otto giorni. E non c'è nulla<br />
di sorprendente in questo, perché avendo in quel paese i vari oggetti la<br />
grandezza proporzionale ai nostri, quei chicchi erano milleottocento volte più<br />
grossi dei nostri; come verificai pesandone uno e misurandolo.<br />
Nello stesso giardino mi accadde un'altra avventura più pericolosa. La mia<br />
balietta m'aveva lasciato solo, come spesso la pregavo di fare per potermi<br />
abbandonare alle mie riflessioni, e credendo che non corressi alcun rischio s'era<br />
allontanata con qualche signora di sua conoscenza. In quel mentre un canino<br />
pomero, appartenente a uno dei giardinieri, venne per caso a girellare nel luogo<br />
dove io mi trovavo, e guidato dall'odorato, mi scoprì. Subito, presomi in bocca,<br />
mi portò al suo padrone e mi posò davanti a lui, scodinzolando; per fortuna<br />
m'aveva ghermito così garbatamente che non ne riportai alcun male. Però il<br />
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