I VIAGGI DI GULLIVER.pdf

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Il racconto fatto da me e dalla Glumdalclitch sul mio arrivo nel regno non persuase affatto sua maestà, che dubitò mi fosse stato fatto imparare a memoria dal padre della bambina, sicché mi fece altre domande, a cui risposi in modo appropriato, sebbene con un accento alquanto esotico e adoperando qualche espressione contadinesca che avevo imparato nella fattoria, ma ch'era pochissimo adatta all'ambiente raffinato della corte. Secondo gli usi del paese, tre scienziati per volta si alternavano, di settimana in settimana, al servizio della corte; il re mandò a chiamare i tre ch'erano di turno e, dopo avermi fatto esaminare da costoro con ogni cura, volle sapere le loro opinioni, che naturalmente furono assai diverse. Essi si trovarono d'accordo soltanto all'asserire che non potevo essere stato generato secondo leggi naturali, essendo sprovvisto della capacità di conservarmi in vita, sia fuggendo, sia arrampicandomi sugli alberi, sia scavando delle buche in terra per nascondermi come fanno i conigli. Dopo avere esaminato a lungo la mia dentatura, ne dedussero ch'io fossi un piccolo carnivoro, ma tutti i quadrupedi essendo più grandi di me, e il topo campagnolo, come parecchi altri, vincendomi di agilità, essi non capivano come potessi sostentarmi se non divorando chiocciole ed altri animaletti, che mi furono ripetutamente offerti, ma che non volli accettare nonostante i dotti argomenti di quei signori. Uno di codesti scienziati avendo emessa l'ipotesi ch'io fossi una specie di feto, un piccolo aborto, fu subito contraddetto dagli altri due i quali fecero notare che le mie membra erano ben fatte e sviluppate, e la presenza della barba, i cui peli si distinguevano bene col microscopio, provava che dovevo essere adulto. Non mi si poteva in alcun modo considerare come un nano, perché la mia piccolezza si sottraeva a ogni confronto: infatti il nano prediletto della regina, il più piccolo di cui si avesse memoria in quel paese, era alto circa trenta piedi. Dopo una gran discussione finirono col concludere che dovevo essere un Relplum Scalcath, cioé uno scherzo di natura(23): spiegazione molto conforme alla nostra moderna filosofia europea, i cui campioni, sdegnando il vecchio ripiego delle “cause ignote” col quale gli aristotelici nascondevano la loro ignoranza, hanno inventato questa nuova e mirabile chiave di tutti i misteri, con grande vantaggio dell'umana sapienza. Avendo udita questa conclusione, io mi permisi di obiettare qualcosa; dirigendomi al re, gli esposi come nel paese da cui provenivo la mia specie era (23) Nel testo: lusus naturae. 93

diffusa a milioni d'individui d'ambo i sessi, e che gli animali, le case, gli alberi erano grandi in proporzione, sicché colà io mi trovavo in perfetto agio di difendermi e di procacciarmi i viveri come qualunque suddito di Brobdingnag poteva fare nel suo paese; onde gli argomenti di quei signori venivano a cadere. Quegli scienziati si misero a ridere con disprezzo e risposero che il colono m'aveva insegnato bene la lezione; ma il re, che vedeva più in là di loro, dopo averli congedati mandò a chiamare il mio ex padrone che fortunatamente era ancora nella capitale. Dopo avergli fatto subire un interrogatorio a quattr'occhi, e un altro in confronto colla bambina e mio, sua maestà cominciò a convincersi che io avessi detto il vero. Egli pregò la regina di disporre affinché si avesse per me ogni cura e consentì che fossi affidato a Glumdalclitch, della quale aveva osservato il grande affetto per me. Alla bambina fu assegnato un comodo appartamento al palazzo reale ed ebbe ai suoi servigi una governante, una cameriera e due lacchè. Ma essa sola conservò l'incarico di custodirmi. L'ebanista della regina ebbe l'incarico di costruire una scatola che potesse servirmi da camera, secondo il modello che Glumdalclitch ed io gli avremmo fornito. In tre settimane codesto operaio, che era veramente bravo, fabbricò una cassetta di legno di sedici piedi quadri e alta dodici, con le sue finestre, una porta e due gabinetti, come hanno le nostre comuni camere. Il soffitto era mobile e di là Glumdalclitch poteva mettere e levare il mio letto, che era stato costruito con gran cura dal tappezziere della regina; la mia balietta lo rifaceva da sé con le proprie manine ogni giorno, poi la sera lo metteva al suo posto e richiudeva la scatola sopra di me. Le pareti interne eran tutte imbottite, per prevenire le disgrazie che le scosse delle vetture o la sbadataggine dei domestici potevano cagionare. Un abilissimo operaio, specialista in piccoli ninnoli curiosi, s'incaricò di fabbricarmi, con una sostanza simile all'avorio, due seggiole, due tavole e un armadio per le mie cianfrusaglie. Volli anche una serratura per poter chiudere la porta e impedire così ai topi di venirmi a far visita; e infatti il fabbro di corte, dopo alcuni vani tentativi, fabbricò la più microscopica serratura che colà si fosse mai vista; e certo ve ne sono delle più grandi alle porte di certe case inglesi. Inoltre la regina fece cercare le stoffe più sottili per rivestirmi; nonostante ciò durai una certa fatica per avvezzarmi al peso di quelle vesti. La foggia del paese ha un po' del cinese e un po' del persiano; ma nel complesso il mio costume mi parve serio e decoroso. Alla regina piaceva tanto la mia compagnia che non poteva pranzare senza di me. Sulla tavola alla quale mangiava sua maestà mettevano la mia, con una 94

Il racconto fatto da me e dalla Glumdalclitch sul mio arrivo nel regno non<br />

persuase affatto sua maestà, che dubitò mi fosse stato fatto imparare a memoria<br />

dal padre della bambina, sicché mi fece altre domande, a cui risposi in modo<br />

appropriato, sebbene con un accento alquanto esotico e adoperando qualche<br />

espressione contadinesca che avevo imparato nella fattoria, ma ch'era<br />

pochissimo adatta all'ambiente raffinato della corte.<br />

Secondo gli usi del paese, tre scienziati per volta si alternavano, di settimana<br />

in settimana, al servizio della corte; il re mandò a chiamare i tre ch'erano di<br />

turno e, dopo avermi fatto esaminare da costoro con ogni cura, volle sapere le<br />

loro opinioni, che naturalmente furono assai diverse.<br />

Essi si trovarono d'accordo soltanto all'asserire che non potevo essere stato<br />

generato secondo leggi naturali, essendo sprovvisto della capacità di<br />

conservarmi in vita, sia fuggendo, sia arrampicandomi sugli alberi, sia scavando<br />

delle buche in terra per nascondermi come fanno i conigli. Dopo avere<br />

esaminato a lungo la mia dentatura, ne dedussero ch'io fossi un piccolo<br />

carnivoro, ma tutti i quadrupedi essendo più grandi di me, e il topo<br />

campagnolo, come parecchi altri, vincendomi di agilità, essi non capivano come<br />

potessi sostentarmi se non divorando chiocciole ed altri animaletti, che mi<br />

furono ripetutamente offerti, ma che non volli accettare nonostante i dotti<br />

argomenti di quei signori.<br />

Uno di codesti scienziati avendo emessa l'ipotesi ch'io fossi una specie di<br />

feto, un piccolo aborto, fu subito contraddetto dagli altri due i quali fecero<br />

notare che le mie membra erano ben fatte e sviluppate, e la presenza della<br />

barba, i cui peli si distinguevano bene col microscopio, provava che dovevo<br />

essere adulto. Non mi si poteva in alcun modo considerare come un nano,<br />

perché la mia piccolezza si sottraeva a ogni confronto: infatti il nano prediletto<br />

della regina, il più piccolo di cui si avesse memoria in quel paese, era alto circa<br />

trenta piedi. Dopo una gran discussione finirono col concludere che dovevo<br />

essere un Relplum Scalcath, cioé uno scherzo di natura(23): spiegazione molto<br />

conforme alla nostra moderna filosofia europea, i cui campioni, sdegnando il<br />

vecchio ripiego delle “cause ignote” col quale gli aristotelici nascondevano la<br />

loro ignoranza, hanno inventato questa nuova e mirabile chiave di tutti i misteri,<br />

con grande vantaggio dell'umana sapienza.<br />

Avendo udita questa conclusione, io mi permisi di obiettare qualcosa;<br />

dirigendomi al re, gli esposi come nel paese da cui provenivo la mia specie era<br />

(23) Nel testo: lusus naturae.<br />

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