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che la figlia fosse sistemata a corte. La povera bambina non stava in sé dalla<br />
contentezza; suo padre mi lasciò dicendomi che mi aveva messo in buone mani;<br />
io non gli risposi verbo, e mi contentai di salutarlo con fredda cortesia.<br />
La regina, essendosi accorta della mia sostenutezza verso il colono, me ne<br />
domandò la causa. Io le risposi francamente che ritenevo di non dovere al mio<br />
ex padrone alcuna gratitudine, se non perché aveva risparmiato la vita a un<br />
essere innocente trovato a caso in un campo; ma che questo benefizio era stato<br />
largamente compensato coi guadagni ch'egli aveva fatto mostrandomi al<br />
pubblico e del denaro ricevuto per la mia vendita. Aggiunsi che, se la mia salute<br />
non fosse sì deperita, per la schiavitù e per la necessità di divertire il popolaccio<br />
ad ogni ora della giornata, e se la mia vita non avesse corso serio pericolo, il<br />
mio padrone m'avrebbe venduto assai più caro. Terminai esprimendo la<br />
speranza che oramai questi timori sarebbero vani, che l'influenza della augusta<br />
sovrana mi avrebbe presto fatto guarire, e che la disgrazia non sarebbe mai<br />
venuta a colpirmi, ora ch'ero sotto la protezione d'una principessa sì generosa e<br />
potente, ornamento della natura, ammirazione dei popoli, delizia dei sudditi,<br />
fenice del creato.<br />
Queste furono, presso a poco, le frasi che pronunziai con un certo stento e<br />
non senza qualche errore, servendomi dello stile proprio di quel popolo che<br />
Glumdalclitch mi aveva insegnato prima di portarmi a corte. La regina passò<br />
sopra ai difetti di lingua e ammirò invece la logica e il buon senso che si<br />
trovavano nel discorso di un simile animaletto; tantoché, presomi nella mano,<br />
mi portò difilato dal re che era rientrato da poco nelle sue stanze. Il re era un<br />
uomo molto serio e dal contegno austero; da prima non distinse bene la mia<br />
figura, sicché domandò alla regina da quando in qua le era venuto l'amore degli<br />
splack-nuck, perché gli ero sembrato una di codeste bestioline. La regina, che<br />
non mancava di spirito, mi posò allora in piedi sulla scrivania del re,<br />
ordinandomi di spiegare da me chi ero a sua maestà, ciò che io feci in poche<br />
parole. Intanto la mia balietta, non potendo stare alle mosse, entrò nella sala e<br />
raccontò al re dove ero stato trovato e come ero stato portato a casa di suo<br />
padre.<br />
Il sovrano era almeno altrettanto colto come alcuno dei suoi sudditi,<br />
specialmente in scienze matematiche e naturali. Dapprima, quando vide da<br />
vicino le mie fattezze e le mie mosse, dubitò che fossi un balocco meccanico,<br />
già che in quel paese la meccanica è straordinariamente perfezionata; ma rimase<br />
stupefatto e mi guardò con ammirazione quando ebbe udita la mia voce e si fu<br />
accorto che nella mia debole parlata era celato un ragionamento.<br />
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