I VIAGGI DI GULLIVER.pdf
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ci consigliò di prepararci per l'indomani a una tempesta terribile: e così infatti accadde, poiché un vento di sud, chiamato monsone, cominciò a soffiare. Noi serrammo la vela del bompresso, nel timore che il vento diventasse troppo violento; e siccome l'uragano infuriava sempre più forte, facemmo incatenare i cannoni e chiudemmo anche le vele di mezzana, giacché, il vascello essendo al largo, credemmo che fosse opportuno prendere il vento in poppa. La mezzana e le scotte furono ripiegate, e il timone governava bene, ma quando alzammo la vela maestra, ci fu strappata dalla forza del vento, tanto che dovemmo ammainare per sbarazzarla, tagliando tutte le scotte e le corde che la tenevano. Il mare era agitatissimo, le onde si frangevano l'una contro l'altra; il timoniere non poteva governare da solo, sì che tutti dovemmo aiutarlo. Non volevamo ammainare le vele dell'albero maestro, perché il vascello si reggeva meglio andando col vento e noi eravamo persuasi che facesse miglior cammino. Vedendo che dopo la tempesta ci trovavamo sempre in alto mare, riaprimmo la mezzana e la maestra e stringemmo il vento, quindi spiegammo l'artimone e il grande e piccolo trinchetto. La nostra rotta era di est-nord-est, il vento veniva da sud-ovest; ammarrammo a tribordo, aprimmo tutti i bracci verso il vento, bracciammo le boline e stringemmo ancora il vento con tutta la velatura spiegata. Durante questo uragano a cui tenne dietro un vento fortissimo d'ovestsud- ovest, fummo spinti, secondo i miei calcoli, circa a cinquecento leghe verso oriente, tanto che neppure il più vecchio ed esperto marinaio avrebbe saputo dire in che parte del mondo eravamo. Tuttavia i viveri abbondavano, il bastimento reggeva bene il mare e la ciurma era in buona salute; ma soffrivamo per la penuria dell'acqua. Piuttosto che volgere a nord avvicinandoci alle parti situate a nord-ovest della grande Tartaria, o nel Mar Glaciale, preferimmo navigare diritto davanti a noi(19). Il 16 giugno 1703, dall'alto dell'albero di parrocchetto, un mozzo scoperse terra. Il 17 distinguemmo chiaramente una grande isola o un continente (era difficile sapere che cosa fosse) da cui sporgeva nel mare, a destra, una piccola lingua di terra, formando un piccolo seno dove un vascello di cento tonnellate non poteva entrare per mancanza di fondo. Ci ancorammo a una lega da codesta baia, e il capitano mandò a terra una scialuppa con dodici uomini bene armati e con dei recipienti per prendere acqua, se ne trovassero. Domandai il permesso (19) L'autore dirà poi che la parte del globo dove scoperse il vasto impero di Brobdingnag era situata tra il Giappone e la California. Noi sappiamo che ivi non esiste alcuna terra e che l'Oceano Pacifico, al di sotto dell'Alaska, non presenta nessuna terra di qualche importanza. Ma al principio del secolo XVIII il grande oceano era solo parzialmente conosciuto. 77
di andar con loro per vedere il paese e fare qualche scoperta. Arrivati a terra non trovammo né ruscelli, né fontane, né traccia d'abitanti, sicché i nostri uomini dovettero costeggiare la riva per cercare l'acqua fresca più lontano. Quanto a me, passeggiando da solo, m'inoltrai circa un miglio nell'interno, senza scoprire altro che terra sterile e sassosa. Cominciavo a sentirmi stanco, e non vedendo niente degno della mia attenzione me ne tornai pian piano verso la piccola baia. A un tratto vidi i marinai, che erano rimontati nel battello, remare con tutta la loro forza, come se cercassero scampo da un pericolo mortale; e al tempo stesso mi accorsi che essi erano inseguiti da un uomo di prodigiosa grandezza. Il mare, in cui egli camminava, gli arrivava solo ai ginocchi, e i suoi passi erano di una lunghezza straordinaria. Ma siccome quella parte di spiaggia era piena di scogli e i nostri uomini avevano mezza lega di vantaggio, l'omone non poté raggiungere la scialuppa. Tutti questi particolari mi furono raccontati in seguito, perché in quel momento pensavo soltanto a scappare al più presto possibile, arrampicandomi fino in cima a una montagna dirupata. Di lassù scopersi un po' di paese, che mi parve perfettamente coltivato; ma, per prima cosa, mi stupì l'altezza dell'erba che mi parve sorpassare i venti piedi. Imboccata una strada maestra, o che almeno mi sembrò tale, sebbene per quegli abitanti fosse soltanto una viottola che attraversava un campo d'orzo, vi camminai per alcun tempo; ma non potevo veder quasi nulla dai lati, perché essendo quasi la stagione della mietitura, i fusti dell'orzo erano alti almeno quaranta piedi. Mi ci volle un'ora prima d'arrivare ai confini di quel campo, che era cinto da una stecconata alta almeno centoventi piedi. Gli alberi poi erano così lunghi che non mi riuscì neppure di calcolarne l'altezza. Al di là di quel campo ne cominciava un altro separato dal primo per mezzo di un fossato, per traversare il quale serviva un'immensa pietra. Quattro gradini, da una parte e dall'altra, vi conducevano, ma siccome erano alti sei piedi, e la pietra più di venti piedi, non mi sarebbe mai stato possibile di passare dall'altra sponda. Mi accingevo dunque a cercare un passaggio attraverso la stecconata, quando scorsi, nel campo vicino, un uomo della stessa statura di quello che avevo visto, in mare, inseguire la nostra scialuppa. Mi sembrò alto quanto un comune campanile e, per quanto potei giudicare, faceva dei passi di dieci yards l'uno. Straordinariamente spaventato, corsi a nascondermi tra l'orzo; ma poco dopo vidi l'uomo sopraggiungere dando occhiate a destra e a sinistra, e gridando con una voce più grossa e rimbombante che se fosse uscita da un portavoce: mi parve di sentire il tuono, tanto era sonora. 78
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ci consigliò di prepararci per l'indomani a una tempesta terribile: e così infatti<br />
accadde, poiché un vento di sud, chiamato monsone, cominciò a soffiare. Noi<br />
serrammo la vela del bompresso, nel timore che il vento diventasse troppo<br />
violento; e siccome l'uragano infuriava sempre più forte, facemmo incatenare i<br />
cannoni e chiudemmo anche le vele di mezzana, giacché, il vascello essendo al<br />
largo, credemmo che fosse opportuno prendere il vento in poppa. La mezzana e<br />
le scotte furono ripiegate, e il timone governava bene, ma quando alzammo la<br />
vela maestra, ci fu strappata dalla forza del vento, tanto che dovemmo<br />
ammainare per sbarazzarla, tagliando tutte le scotte e le corde che la tenevano.<br />
Il mare era agitatissimo, le onde si frangevano l'una contro l'altra; il timoniere<br />
non poteva governare da solo, sì che tutti dovemmo aiutarlo. Non volevamo<br />
ammainare le vele dell'albero maestro, perché il vascello si reggeva meglio<br />
andando col vento e noi eravamo persuasi che facesse miglior cammino.<br />
Vedendo che dopo la tempesta ci trovavamo sempre in alto mare, riaprimmo la<br />
mezzana e la maestra e stringemmo il vento, quindi spiegammo l'artimone e il<br />
grande e piccolo trinchetto. La nostra rotta era di est-nord-est, il vento veniva<br />
da sud-ovest; ammarrammo a tribordo, aprimmo tutti i bracci verso il vento,<br />
bracciammo le boline e stringemmo ancora il vento con tutta la velatura<br />
spiegata. Durante questo uragano a cui tenne dietro un vento fortissimo<br />
d'ovestsud-<br />
ovest, fummo spinti, secondo i miei calcoli, circa a cinquecento leghe verso<br />
oriente, tanto che neppure il più vecchio ed esperto marinaio avrebbe saputo<br />
dire in che parte del mondo eravamo. Tuttavia i viveri abbondavano, il<br />
bastimento reggeva bene il mare e la ciurma era in buona salute; ma soffrivamo<br />
per la penuria dell'acqua. Piuttosto che volgere a nord avvicinandoci alle parti<br />
situate a nord-ovest della grande Tartaria, o nel Mar Glaciale, preferimmo<br />
navigare diritto davanti a noi(19).<br />
Il 16 giugno 1703, dall'alto dell'albero di parrocchetto, un mozzo scoperse<br />
terra. Il 17 distinguemmo chiaramente una grande isola o un continente (era<br />
difficile sapere che cosa fosse) da cui sporgeva nel mare, a destra, una piccola<br />
lingua di terra, formando un piccolo seno dove un vascello di cento tonnellate<br />
non poteva entrare per mancanza di fondo. Ci ancorammo a una lega da codesta<br />
baia, e il capitano mandò a terra una scialuppa con dodici uomini bene armati e<br />
con dei recipienti per prendere acqua, se ne trovassero. Domandai il permesso<br />
(19) L'autore dirà poi che la parte del globo dove scoperse il vasto impero di Brobdingnag era situata tra il<br />
Giappone e la California. Noi sappiamo che ivi non esiste alcuna terra e che l'Oceano Pacifico, al di sotto<br />
dell'Alaska, non presenta nessuna terra di qualche importanza. Ma al principio del secolo XVIII il grande<br />
oceano era solo parzialmente conosciuto.<br />
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