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consiglio avrà ordine di recarsi da voi per leggervi gli articoli dell'atto d'accusa,<br />
e quindi farvi conoscere la grande misericordia di sua maestà e del consiglio nel<br />
condannarvi alla semplice perdita degli occhi; a cui vi sottometterete, secondo<br />
l'opinione dell'imperatore, con la gratitudine e docilità convenienti. Arriveranno<br />
allora venti chirurghi di sua maestà, e dopo avervi pregato di coricarvi in terra<br />
vi scaricheranno con garbo venti freccie simultaneamente in ciascuna pupilla.<br />
«Ora tocca a voi provvedere come crederete meglio. Io debbo andarmene<br />
alla chetichella come sono venuto, per eludere ogni sospetto.»<br />
Quando, partito sua eccellenza, fui rimasto solo, mi trovai in preda alla più<br />
crudele ansia. Quel sovrano, a differenza di quanto si era fatto fino allora, aveva<br />
introdotto l'usanza, che quando la corte aveva emesso una condanna per<br />
soddisfare i rancori dell'imperatore o il malanimo d'un favorito, sua maestà<br />
doveva dirigere al consiglio un'allocuzione in cui vantava la propria dolcezza e<br />
la propria clemenza in faccia a tutti riconosciute. L'allocuzione dell'imperatore<br />
fu poco dopo diffusa per tutto il paese, e il popolo rimase esterrefatto a sentire<br />
tanti elogi della clemenza imperiale, perché tutti sapevano che, quanto più<br />
sperticati erano codesti elogi, tanto più ingiusta e crudele soleva essere la<br />
condanna a cui essi servivano di preambolo.<br />
Per conto mio, m'intendevo così poco di politica, che non avrei saputo dire<br />
se la condanna pronunziata contro di me era giusta o no, rigorosa oppur mite.<br />
Quanto a difendermi, non ci pensavo neppure perché, avendo assistito altra<br />
volta a processi di codesto genere, sapevo che i giudici formulavano la sentenza<br />
soltanto in base alle istruzioni ricevute e al volere degli accusatori influenti e<br />
altolocati.<br />
Per un momento ebbi l'idea di ribellarmi con la forza: e certo, così libero<br />
come mi trovavo, avrei potuto tener testa a tutti gli eserciti dell'impero, e a furia<br />
di sassate mi sarebbe stato facile rovinare e disfare l'intera capitale. Ma respinsi<br />
tosto con raccapriccio questo pensiero, ricordandomi del giuramento prestato<br />
nelle mani di sua maestà, dei favori che avevo ricevuto e del titolo di Nardac<br />
che mi era stato accordato; né ancora ero così imbevuto dello spirito di corte, da<br />
poter capire che la recente condanna mi scioglieva da ogni anteriore vincolo di<br />
gratitudine verso l'imperatore.<br />
Alla fine mi decisi: e la mia risoluzione sarà forse biasimata da qualche<br />
persona scrupolosa, la quale giudicherà temerario e scorretto da parte mia l'aver<br />
voluto conservare ad ogni costo i miei occhi, la mia libertà e la mia vita,<br />
nonostante i precisi ordini della corte. E certo, se avessi meglio conosciuto il<br />
modo di fare dei sovrani e dei ministri e il trattamento da loro usato verso<br />
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